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Legrottaglie e il bambino canadese né maschio né femmina: il post al vetriolo del vice del Cagliari

Si può scegliere se essere maschi o femmine? In Canada due genitori hanno fatto inserire, nella tessera sanitaria del figlio Searyl la sigla “U”: né maschio nè femmina.

Questo dopo la richiesta avanzata dal genitore Kori, transessuale non binario, per il cosiddetto “terzo genere” riconosciuto ufficialmente negli Stati Uniti. «Mio figlio deciderà da solo, in futuro, il proprio sesso. Non lo stabilirò io», le parole della madre. Come riportato da diversi media nordamericani, il bimbo è stato fatto nascere a casa di un amico del genitore e non in ospedale, proprio per evitare l’immediato riconoscimento del sesso, cosa che, a detta dei genitori, potrà decidere in seguito, quando sarà capace di prendere le sue scelte in autonomia.

La notizia ha destato, come si può immaginare, grande scalpore. Tra coloro che hanno deciso di dire la propria anche Nicola Legrottaglie, ex calciatore e ora vice allenatore del Cagliari. Lo sportivo, con un post sul suo profilo Facebook, si chiede se sia etico attribuirsi i poteri di Dio e se, in questo modo, ostentando il nostro potere decisionale, ci si senta più liberi o forse lo si fa perché si è più insicuri.

“Ciao, sono Nicola Legrottaglie. Almeno credo. Perchè oggi non si può più essere sicuri di niente. In Canada è nato il primo bambino nè maschio nè femmina. I genitori hanno chiesto e ottenuto che sul tesserino sanitario non venisse specificato il sesso. “Capirà da grande in quale genere identificarsi”. E’ un gender queer, ovvero un terzo genere (sì, dopo “genitore 1 e genitore 2” abbiamo inventato il “terzo genere”) in cui si riconosce chi non è nè maschio nè femmina o è un po’ di tutt’e due.

A questo punto vale tutto. Io oggi festeggio il compleanno. Sulla mia carta di identità, alla voce data di nascita, c’era scritto “20 ottobre”, ma l’ho fatto cancellare. Non è giusto impormi un giorno per ricevere gli auguri. Decido io quando voglio essere nato. Inoltre, da oggi, i nostri tifosi non potranno più dire “Forza Cagliari”, ma “Forza Isola sotto la Corsica”. Deciderà chi ci vive se chiamarla Cagliari, Lampedusa, Milano o Parigi.

Ma non è che stiamo un tantino esagerando?

Così siamo più liberi o più insicuri? L’ossessiva estensione delle libertà oltre il limite umano, infatti, porta una proporzionata riduzione delle certezze. Da da una parte il piccolo canadese potrà scegliere se essere un maschio, una femmina o tutt’e due, ma dall’altra non avrà mai nemmeno la prima certezza della vita. “E’ un maschio. E’ una femmina” dice l’ostetrica che ci estrae dalla pancia della mamma. Volete togliere anche quella? Con tutte queste finte libertà, fineremo per non avere nemmeno più quella di sapere chi siamo. Attribuirsi i poteri di Dio senza esserlo è come spacciarsi per uccelli senza avere le ali. Lanciatevi da una montagna. Quando atterrate mi racconterete se è davvero così. Buon primo giorno della settimana. Decidete voi se chiamarlo Lunedì, Giovedì, sabato o domenica”.

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