Lo sapevate? Il paradiso dei gatti esiste e si trova in Sardegna: è l’Oasi felina di Su Pallosu. La storia della colonia di gatti di Su Pallosu è antica com’è antico il loro ricordo: a memoria d’uomo i gatti son
La Cagliari che non c’è più: piazza Costituzione e il Bastione di Saint Remy in una foto del 1979. Davanti a quello che ora è l’Antico Caffè (e prima era Caffè Genovese) passano ancora i veicoli (ora la piazza è
Dopo la proposta del candidato leghista alle Comunali di Cagliari Michele Poledrini se ne sono viste di tutti i colori: c’è chi ironicamente ha proposto zeppole giganti, chi un bronzetto a cavalcioni della Sella del Diavolo. Ma il fotomontaggio più
Detti e modi di dire sardi: “Su boi chi narara curruru a su molenti”, il bue che dice cornuto all’asino. Un detto molto famoso in Sardegna, utilizzato un po’ ovunque per indicare quelle persone che additano qualcuno per una
La Cagliari che non c’è più: “Ajò a tuffare” quando negli anni ’50 e ’60 si diceva così, si intendeva al ponte de Sa Scaffa. In questa immagine della metà degli anni ’60, di una Cagliari ancora sotto l’effetto del
Un nuovo merito politico, la simpatia. Se ne sentiva il bisogno. Se bisogna fare proposte eclatanti per fare parlare di sé, Poledrini ci è riuscito. Spero che gli basti e non voglia fare parlare di sé in futuro. Lo capisco
La sera del 7 giugno del 1984, Enrico Berlinguer, segretario del Pci, stava concludendo il suo comizio in piazza della Frutta a Padova, per la campagna elettorale delle Europee quando improvvisamente si sentì male. Riuscì a portare a termine il
Detti e modi di dire sardi: “E tui, fill’e chini sesi?”. E tu, di chi sei figlio? Un modo di dire costante, una frase che tutti noi sardi abbiamo sentito a più riprese: spesso ritornando nei luoghi d’infanzia, imbattendoci in
Chi non ha un cuggino con due “g”, stravanato, come quello di Elio, che le spara grossissime? È capace di compiere imprese ai limiti della fantascienza, ingigantisce tutto per stupire con effetti speciali. Sembra che a Cagliari i cuggini di
“Ricordati che devi morire…”, gli ripete per tre volte il frate. “Sì sì no… mo me lo segno, non vi preoccupate”, gli risponde Massimo Troisi mentre con la mano fa il gesto come se fosse pronto ad appuntarselo. Chi non ricorda questa