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Il territorio come risorsa più preziosa: la sfida di Agricura e il potenziale nascosto del sud Sardegna

C’è un luogo, incastonato tra le colline granitiche e selvagge di Gonnosfanadiga, dove la terra non è solo risorsa, ma memoria. Dove l’agricoltura non è solo produzione, ma racconto. Dove una famiglia ha scelto di non voltare le spalle al proprio passato, ma di trasformarlo in un progetto vivo, dinamico, collettivo. È qui che nasce Agricura, più di dieci anni fa, sulle fondamenta di una tradizione che affonda nelle radici di un piccolo allevamento familiare, ma che ha saputo cambiare pelle senza perdere l’anima. L’allevamento è stato abbandonato per qualcosa di più dinamico, più ampio, più connesso con i bisogni del territorio. Da quel momento in poi, nulla è stato lasciato al caso. Corsi, sperimentazioni, studio. In un paese che stava lentamente dimenticando l’agricoltura, Agricura ha deciso di opporsi al silenzio e restituire voce e valore alle proprie radici. L’uliveto, ereditato dal nonno frantoiano, è diventato la prima tessera di un mosaico più grande: non solo olio, non solo olive, ma biodiversità, ricerca, accoglienza. Oggi a raccontarci questa storia è Andrea Ghiani, che di questo progetto è parte e testimone.

L’olio extravergine nasce da cultivar tipiche, come la Nera di Gonnos, lavorate con rispetto e consapevolezza, in un processo che unisce saperi antichi e tecniche moderne. Ma l’anima più affascinante di Agricura è forse quella che guarda alle piante dimenticate, alle essenze trascurate, a ciò che rischia di sparire nell’indifferenza. Come il lentisco, arbusto della macchia mediterranea, da cui si ricava un olio che in passato era protagonista assoluto della vita quotidiana dei sardi. Facilissimo da lavorare, reperibile ovunque, ricco di proprietà lenitive, cicatrizzanti, antibatteriche.

Un vero toccasana per la pelle e per l’intestino, usato per ustioni, dermatiti, ferite, e oggi riscoperto da Agricura con uno sguardo scientifico e al tempo stesso profondamente umano. L’olio di lentisco è stato rivalutato, studiato, lavorato in modo etico, per restituirgli dignità senza svilirne il valore storico. E mentre si analizzano i semi dell’anguria di Gonnos, anch’essi portatori di virtù medicinali e nutraceutiche, si lavora ogni giorno con la convinzione che ciò che ci è stato tramandato meriti di essere confermato, certificato, non accantonato.

La sperimentazione, per Agricura, non è una parentesi, ma una pratica quotidiana. Significa osservare la natura con occhi nuovi, testare ciò che la tradizione suggerisce e che la scienza può confermare. È così che ogni gesto in campo diventa ricerca, ogni coltura una possibilità. Dai test sull’olio di lentisco all’analisi delle proprietà nutraceutiche dei semi d’anguria locale, fino alla cura delle varietà autoctone dimenticate: ogni elemento del paesaggio può essere risorsa, cura, valore. Non si tratta di forzare la natura, ma di ascoltarla con attenzione e costruire, attorno ad essa, un sapere condiviso, replicabile, radicato. Perché innovare, qui, vuol dire custodire e rilanciare, non stravolgere.

Agricura ha scelto un approccio rigoroso, ma mai freddo: si parte dal sapere popolare per arrivare alla scienza, si abbraccia l’innovazione per non perdere il senso delle cose. E così il progetto si allarga, diventa comunità, apre le sue porte a campeggiatori e camperisti che arrivano da tutta Europa per vivere un’esperienza agricola vera, immersiva, rigenerante.

E si spalanca anche a chi è in cerca di un futuro: rifugiati che trovano qui non solo lavoro, ma accoglienza, corsi di alfabetizzazione, sostegno nella regolarizzazione. Perché la terra non esclude, accoglie. E in questo piccolo avamposto rurale, ogni gesto è politico: piantare, raccogliere, ascoltare, condividere. L’agricoltura sociale è una scelta, così come lo è la selvicoltura sostenibile, la gestione delle sugherete — ambienti ricchissimi di biodiversità, fondamentali per la salute del pianeta — e l’estrazione consapevole del sughero. Nulla si spreca, tutto si tramanda.

In un mondo che corre, Agricura sceglie la lentezza, ma non l’inerzia. Perché innovare non significa forzare i tempi, ma conoscere a fondo ogni fase e renderla più efficiente, più rispettosa, più nostra. Anche un semplice shottino da 20 ml di olio d’oliva, come quello della linea James Olivus, diventa un gesto d’identità: sorseggiarlo non è solo assaporare un prodotto, ma accogliere una storia, quella di una terra che cura, accudisce, rigenera. Agricura è questo: un ponte tra passato e futuro, tra memoria e azione, tra la Sardegna più autentica e un’idea di modernità che non cancella ma valorizza. Chi sceglie Agricura non compra un olio. Sceglie di credere che da queste colline granitiche possa ancora nascere un’economia sostenibile, giusta, radicata nella bellezza e nella verità delle cose semplici.

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