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Lo sapevate? Nel 1925 ad Aidomaggiore il prete e la sua amante uccisero una bambina che li aveva scoperti

La piccola Vanda Serra e la lapide

La piccola Vanda Serra e la lapide (Foto Diego Pittalis).

Lo sapevate? Nel 1925 ad Aidomaggiore il prete e la sua amante uccisero una bambina che li aveva scoperti.

Vanda Serra

È la sera del 7 gennaio 1925, un freddo pungente avvolge il paesino di Aidomaggiore, un paesaggio di case antiche e strade silenziose che sembrano trattenere il respiro in attesa di qualcosa di terribile. In questo scenario di quiete apparente, si consuma l’evento che scuoterà tutta la comunità: la scomparsa della piccola Vanda Serra, una ragazzina di appena dodici anni, figlia di Giuanne Serra, il rispettato podestà del paese. Vanda, descritta come una bambina di grande bellezza e alta per la sua età, con un sorriso che illuminava le giornate di Aidomaggiore, improvvisamente scompare nel nulla. Sembrerebbe, a un primo sguardo, che un buco nero l’abbia inghiottita, portandola via senza lasciare traccia, gettando nel panico e nella confusione l’intera comunità. Le voci si rincorrono: qualcuno giura di averla vista poco prima della scomparsa, di averla salutata mentre attraversava una delle vie del paese, di averla incrociata con il suo passo svelto e il volto sereno, quasi ignara del destino che le si stava addosso. Era una sera fredda di gennaio, e la giovane Vanda, con il suo portamento distinto e il suo sguardo vivace, sembrava essere uscita per una passeggiata come tante altre, ma quella sera si è dissolta nel nulla. Nonostante gli sforzi disperati, nessuna traccia della bambina emerge, nessuna risposta alle domande che affollano le menti di amici, parenti e autorità. La comunità si mette in moto con una determinazione crescente, frugando senza sosta tra le case del villaggio, ispezionando ogni strada, ogni anfratto, ogni angolo nascosto tra le vie di Aidomaggiore. Le ricerche diventano frenetiche, incessanti, alimentate dalla speranza di ritrovare Vanda sana e salva. Ma, nonostante tutto, la piccola non si trova. La sua scomparsa apre una ferita profonda nel cuore di tutti, e ben presto si fa strada il timore più cupo: qualcuno ha chiesto un riscatto, un segno che la volontà di riavere indietro la bambina non è svanita. Le notizie che giungono dall’oscurità della notte non sono affatto buone, anzi, portano con sé un senso di angoscia e di incertezza, lasciando il paese avvolto in un silenzio carico di emozioni e di domande senza risposta.

 

Per Giuanne Serra è una lunga notte, condita di ansia e cattivi presagi. Solo il giorno successivo si pensa di controllare anche nella casa di chi era stato tenuto fuori dalle indagini: restano da scandagliare a fondo quattro o cinque dimore, quella del prete e di alcune donne di chiesa. È a casa di Peppa Rosa Ziulu che trovano qualcosa. Un lenzuolo nasconde un cadavere sfregiato, martoriato. È lei, è la piccola Vanda. Si scopre che Peppa Rosa è l’amante del prete, Giovanni Spanu. Il loro piano? Prendere tutti i soldi possibili dal ricco possidente e scappare in America. Lì – o perlomeno questo è quello che pensano i due – i preti si possono sposare. Per questa loro malsana idea, una ragazzina perde la vita in un modo terribile. Uccisa da un’accetta, mentre grida di paura e probabilmente chiede perché una sorte così avversa sia capitata proprio a lei. Sulla vicenda, un libro: “L’amante del prete” di Antonio Delitala.

 

 

L’amante del prete di Antonio Delitala

«Di questo truce delitto commesso ad Aidomaggiore nel 1925 sono scomparsi gli atti giudiziari. La nostra ricerca, condotta negli Archivi di Stato di Cagliari e Oristano e nelle rispettive cancellerie d’Assise e d’Appello, non ha dato alcun risultato se non per una sentenza del 19 luglio 1927 della Corte d’Assise di Cagliari, che interviene su sentenza della Corte di Cassazione del 15 ottobre 1926 che annullava la sentenza di primo grado pronunciata dalla Corte d’Assise di Oristano il 19 marzo 1926» si legge scritto nelle “Istruzioni per l’uso” del romanzo di Delitala. Fa poi cenno a due cantastorie, da cui l’autore ha preso spunto (Costantinu Cadone e Francesco Uselli), e a notizie ottenute dalla popolazione e dalla stessa Amministrazione comunale di Aidomaggiore affinché questa storia di sangue non venga dimenticata. Con rigore analitico e un talento naturale per rendere fatti così lontani molto vicini ai nostri cuore, Delitala scandaglia la vicenda andando nel passato e scavando in quelle acque torbide. Interessante, è l’analisi della venuta al mondo di Vanda.

 

Giuanne Serra nel 1912 è un uomo schivo, molto ricco ma anche molto solo. Tutti lo guardano con reverenza e timore. È inavvicinabile, quasi. Niente può scalfire il suo cuore rigido. Un giorno, però, una bella maestrina arriva in paese. Ha vent’anni, è formosa e avvenente. Quel viso d’angelo fa breccia nel cuore dell’uomo. Dapprima la osserva solo da lontano, poi decide di fare la sua mossa. Convinto che i soldi possano colmare quarant’anni di differenza, vuole sposarla. Lei accetta, non per amore – no di certo – ma per necessità: lui ha una grande casa, un caseificio, tanto denaro. Potrà finalmente essere felice. Poco dopo il matrimonio nasce la piccola Vanda, pupilla del padre e unica dei tre figli della coppia a essere legittima di Giuanne. La donna, infatti, invaghita del direttore del caseificio del marito, dà inizio a una relazione adultera che porta altri due figli. Quando l’uomo è certo del tradimento, la caccia con gli ultimi due bambini. Rimane con lui la piccola Vanda. La sua pupilla, il suo amore, la sua ragione di vita. Ed ecco perché, quando scompare, anche un pezzo di cuore di quell’ominazzu truce di Giuanne Serra se ne va, muore, si perde. Lui ha perso la sua luce.

 

Tratto da L’amante del prete:

«I dettagli furono agghiaccianti. La ragazzina aveva capito che era un tranello e aveva cercato di fuggire. Preide Ispanu l’aveva trattenuta. Avevano deciso di ucciderla: “Eravamo convinti che non vedendo rientrare la figlia Giuanne Serra avrebbe pagato il riscatto.”

Con lucida follia la donna raccontò. Mentre il prete la tratteneva mettendole una mano sulla bocca, Peppa Rosa le stringeva il collo. Vanda aveva perso i sensi. Credevano che fosse morta. Ma, all’improvviso, con un sospiro profondo, la ragazza si era rialzata con lo sguardo smarrito nell’orrore e una disperata forza di sopravvivenza. Avevano ripetuto tutto daccapo. Ma non era bastato. Vanda era di nuovo in sé: “A quel punto pensammo di ucciderla con s’istrale.” Andò a prenderlo nella legnaia e le vibrò un colpo alla nuca. Dalla ferita schizzò il sangue. Uno spruzzo investì la donna.»

 

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