Il quarto weekend di Monumenti Aperti è il più ricco di tutti: sabato 25 e domenica 26 maggio la manifestazione fa tappa in 21 Comuni della Sardegna, rendendo possibile l’apertura di 172 tesori intrisi di storia, arte, natura e tradizioni.
Partecipano infatti Arbus, Bosa, Cuglieri, Gavoi, Gonnosfanadiga, Guspini, Monastir, Monteleone Rocca Doria, Nuraminis (solo sabato), Olbia, Pula, Samatzai, Sardara, Sarroch, Settimo San Pietro, Siddi, Terralba, Ussana, Villasimius e Villasor (solo domenica) più una new entry di questa edizione, Sini.
Come sempre, oltre ai monumenti raccontati da studenti e volontari del posto, anche numerosi eventi speciali che consentono un approccio ancora più esperienziale ai territori.
L’elenco completo dei monumenti e delle iniziative potrà essere consultato nelle pagine del sito web monumentiaperti.com dedicate a ogni comune.
GUSPINI
Ritorna a Guspini e Arbus Monumenti Aperti. I due Comuni sono tra i territori protagonisti del fine settimana di sabato 25 e domenica 26 maggio. Alla sua XXVIII edizione, Monumenti Aperti, manifestazione organizzata e coordinata a livello regionale e nazionale dall’associazione Imago Mundi OdV, prevede tappe 78 Comuni: lungo cinque fine settimana dal 4 maggio al 2 giugno e in una seconda parte dal 12 al 27 ottobre. La tranche autunnale, che verrà chiusa da Cagliari, partirà il 12 ottobre a Bitonto e nel week end successivo approderà a Ferrara e nelle undici amministrazioni locali che compongono l’Unione dei Comuni dell’Alta Gallura. Spazi per i sogni è il tema di questa edizione.
È sarà un lungo viaggio alla scoperta dei beni culturali e naturalistici di un territorio che va dall’estremo nord del Medio Campidano, dove è collocata Guspini, alla costa sud occidentale dove si trova Arbus, uno dei Comuni più estesi della Sardegna. Archeologia mineraria, nuragica, romana, e poi beni identitari, chiese antiche e ancora siti di interesse ambientale sono gli ingredienti di un ricco programma di aperture nel fine settimana. Mentre Guspini porta in dote 4 siti da visitare, Arbus è rappresentata con 15 siti.
Monumenti Aperti a Guspini
Il Cimitero monumentale è una nuova entrata nel novero dei beni aperti nella cittadina del Medio Campidano. Nell’attuale via Marconi, che conduce alla Miniera di Montevecchio e alla Costa Verde, si costeggia il Camposanto di Guspini. Il suo progetto, costituito da dieci tavole, fu redatto nel 1866 dall’aiutante ingegnere Onnis di Cagliari. Nel complesso, in stile neoclassico, costruito tra il 1867 e il 1868, è possibile ammirare i monumenti funerari dedicati alle personalità illustri che, a diverso titolo, hanno contribuito allo sviluppo della società guspinese. Le visite guidate a cura di un gruppo di studenti studenti dell’I.C. “E.Fermi+Da Vinci” e dell’I.I.S. “Buonarroti”, con il supporto dell’associazione AUSER
All’interno del centro abitato, collina di Cuccureddu ‘e Zeppara, sono aperti alle visite i Basalti Colonnari: una parete di prismi basaltici verticali, accostati secondo la caratteristica forma a “canne d’organo”. Le colonne esagonali, alte circa 20 metri, hanno avuto origine dal raffreddamento graduale della lava, che ha creato una perfetta fessurazione verticale. La particolare conformazione e nettezza dei tagli ne fa uno dei rari esempi di rilievo nell’isola e in Europa. Raccontano il sito gli studenti della scuole primarie “Rodari” e “Satta” e dell ’I.I.S. “Buonarroti”, con il supporto delle associazioni Minatori Sa Mena e Gentilis ODV.
È inserito nel fine settimana di aperture al pubblico anche il Monte Granatico di Guspini, che vanta oltre 600 anni di storia e numerosi interventi strutturali che hanno portato all’aspetto attuale. Oggi ospita al suo interno un’interessante esposizione multimediale diacronica della storia di Guspini e del mondo intero. Visite guidate a cura dell’I.C. “E.Fermi+Da Vinci” e dell’I.I.S. “Buonarroti”, con il supporto dell’associazione nazionale azionale Marinai d’Italia – Guspini.
Completa il percorso attraverso Guspini il suo edificio di culto più antico: La chiesa di Santa Maria, datata all’XI-XII secolo. Di stile romanico-pisano, l’edificio era annesso a un antico monastero, oggi scomparso, in un luogo ricco di acque sorgive perenni. La presenza nelle vicinanze della fonte nota come “Sa Mitza de Santa Maria” e di queste acque, ne facevano meta costante dii pellegrini, che ne raccoglievano il prezioso liquido ritenuto terapeutico e miracoloso. La chiesa fu riedificata in stile gotico nella prima metà del XIV secolo, ma completamente rifatta nel 1700. Al suo interno alcuni arredi sacri di grande importanza, come l’altare maggiore in marmo finemente decorato e un’acquasantiera in trachite grigia, una tela dipinta da Michelangelo Medici del 1796 e una campana in bronzo, con iscrizione datata 1698, sostituita nell’agosto 1987 da una copia. Visite guidate della scuola paritaria dell’infanzia “Santa Maria” e degli I.C. “E.Fermi e “Da Vinci”, con il supporto dell’associazione Il Mercatino dei sogni.
Monumenti Aperti ad Arbus
Per la prima volta inserite in Monumenti Aperti le Terme Romane di Santa Sofia, con visite esterne a cura del Gruppo Archeologico Cugui. Il sito archeologico è ubicato in una valletta ricca d’acqua posta a meno di 500 metri dal campo sportivo alla periferia sud-ovest di Arbus. Allo stato attuale sono visibili in situ soltanto tre lacerti distinti, due dei quali inglobati in un muretto a secco; i primi due sono pertinenti a pilastri angolari, il terzo è un tratto di muratura ad essi contermine. La struttura è stata quasi completamente distrutta; alcuni settori intorno alle murature superstiti possono conservare sotto il terno ulteriori lacerti murari.È possibile solamente la visita esterna.
Di nuova entrata per Monumenti Aperti è Laveria di Naracauli, chiamata anche laveria Brassey dal nome del proprietario della Miniera, l’inglese Lord Thomas Allnutt Brassey. Entrò in funzione nei primi mesi del 1900 e fu destinata specialmente al trattamento dei materiali blendosi (la blenda è il minerale dal quale si estrae industrialmente lo zinco e come sottoprodotto anche cadmio, gallio e indio). La bella e imponente struttura, dai pregevoli particolari architettonici e dallo stile ricercato, rimase attiva, a fasi alterne, sino alla chiusura avvenuta alla fine degli anni ’60 del secolo scorso e, sebbene ora sia notevolmente decaduta e quasi rudere, tuttavia conserva, immersa nella natura e nel silenzio circostanti, uno straordinario fascino che richiama una dimensione quasi surreale.
È possibile solamente la visita esterna a cura della Consulta Giovanile Arbus.
Altro monumento inserito per la prima volta nella manifestazione, con visite a cura dell’associazione Angeli nel Cuore, è la Chiesa della Madonna Beata Vergine del Rosario, nota come Chiesa di Belvedere. È situata nel rione di Conca ‘e Malu. Fu costruita negli anni ’60 del Novecento e grazie alla sua posizione domina la parte più alta del paese. Sabato 25 dalle 15 i visitatori possono assistere all’allestimento del Cocchio in onore della Madonna d’Itria (Chiesa di Belvedere). I festeggiamenti in onore della Madonna proseguono domenica dalle 11 in un’altra chiesa della serie dei monumenti parti ad Arbus: la chiesetta campestre di Nostra Signora d’Itria, che venne sicuramente edificata nel 1666. In questa data risulta, dal registro dei defunti, il decesso di un eremitano della chiesa di Nostra Signora d’Itria. Si può ragionevolmente supporre che esistesse ancora prima di questa data, poiché nel 1636 fu costruita la cappella nella parrocchia. Arbus come gli altri paesi della costa era meta di incursioni da parte dei pirati che vi sbarcavano per razziare e fare schiavi. È facile immaginare che le popolazioni invocassero la Madonna a protezione delle incursioni. La traccia più antica del culto alla Madonna risale al 1636.
Il Museo dei Minerali e Diorami, nell’ex foresteria della miniera Montevecchio Loc. Montevecchio – ex Foresteria entra per la prima volta nel novero di Monumenti Aperti con la collaborazione del Ceas – Centro di Educazione Ambientale e dell’associazione Zampa Verde, solo il sabato dalle 15.30 alle 20. l Museo presenta una ricca collezione di minerali che in buona parte derivano direttamente dalla miniera di Montevecchio. Alcuni minerali sono stati estratti, invece, in altre miniere della Sardegna o provengono da altre parti d’Italia e dall’estero. La splendida collezione Dellacà presenta i Diorami che riproducono la vita mineraria in diverse epoche.
Tappa alla Casa Museo del Coltello Sardo, ideata e realizzata dal noto coltellinaio Paolo Pusceddu, che acquisisce l’arte di trattare i metalli fin da bambino sotto la guida del padre Mario, maestro fabbro ferraio. Nel marchio “L’Arburesa” c’è l’intento di far rivivere le lame a “foggia antica” tipiche della zona. Nel 1996 la vecchia casa paterna di Paolo Pusceddu, restaurata con rispetto dell’originaria struttura settecentesca, diventa la “Casa Museo del Coltello Sardo” che ogni anno viene visitata da migliaia di turisti e scolaresche.
L’associazione Angeli nel Cuore cura le visite guidate alla Chiesa di San Sebastiano, posta al centro del paese. Le prime notizie sulla sua edificazione risalgono alla fine del XVI secolo (tuttavia il luogo di culto ha origini più antiche). L’aspetto odierno della facciata si deve agli interventi di restauro di fine ‘800. All’interno, il presbiterio è custodito da una balaustrata realizzata da Battista Spazzi intorno al 1770, l’altare maggiore risalente al 1845 è opera del Fiaschi, mentre la navata centrale apre a varie cappelle, fra le quali spicca, per la sua originalità, quella dedicata alla Madonna di Lourdes.
Al Gruppo Archeologico Cugui sono affidate le visite al Montegranatico, in piazza Immacolata. Le prime notizie sulla sua presenza risalgono al 1763. Su due livelli, ha muratura in granito con all’interno degli archi acuti che delimitano gli ambienti mentre i soffitti sono in legno a vista, con travi di castagno. I Monti Granatici, voluti dall’amministrazione Piemontese, nacquero per continuare l’opera degli Spagnoli, gestita dai parroci. L’istituzione giungerà sino alla fine dell‘800 trasformandosi in Cassa Ademprivile, confluendo nel 1928 nell’Istituto di Credito Agrario per la Sardegna, assorbito verso gli anni ’50 dal Banco di Sardegna.
Guida Ambientale Escursionistica presenta, invece, il monumentale Palazzo della Direzione della Miniera di Ingurtosu, progettato e costruito dall’ingegnere J.G. Bornemann. I lavori vennero conclusi dall’ingegnere Viktor Bornemann, direttore della miniera dal 1884 al 1894. L’edificio richiama la tradizione costruttiva Nord-Europea, in particolar modo il castello di Wartburg, dell’XI secolo, sito ad Eisenach in Germania. È possibile solamente la visita esterna.
Ceas, Centro di Educazione Ambientale, l’associazione Zampa Verde, l’associazione culturale Folkloristica Sant’Antonio Arbus e la Consulta Giovanile Arbus accolgono i visitatori del Pozzo Gal, in località Ingurtosu, sito che deve il suo nome al cognome di un dirigente della Penarroya, che intorno agli anni ‘20 gestiva le miniere tramite la Società Pertusola. La sua messa in funzione era finalizzata alla coltivazione in sotterraneo del filone Brassey, scoperto durante la sua presidenza nella società Gennamari e Ingurtosu da Lord Thomas Allnutt Brassey. Questo filone è la continuazione del filone Montevecchio coltivato nelle omonime miniere e con la sua estensione di 8 Km rappresentò la più importante manifestazione metallo-genica filoniana della Sardegna
Siamo a 500 metri dal kilometro 82 della strada stratale 126. Qui, su un colle di 400 metri, si trova il Nuraghe Cugui che, appoggiandosi a sud su uno strapiombo naturale di notevole altezza e circondato da suggestive distese boschive, domina un paesaggio aereo a 360 gradi nel quale spicca il centro abitato di Arbus. Alle falde del colle è presente una fonte di acqua sorgiva perenne denominata “sa Mitza ‘e Canau”. Nel sito furono trovate tracce insediative di età prenuragica con resti culturali pertinenti alle culture di S. Ciriaco (3400-3200 a.C.), S. Michele di Ozieri (3200-2850 a.C.) e Monte Claro (2400-2100 a.C.). Visite a cura del Gruppo Archeologico Cugui, come per il sito successivo: il Mulino Puddu. Realizzato da una struttura a pianta rettangolare, è costituito da una muratura caratterizzata da grossi conci granitici utilizzati da altra arcaica struttura. Il monumento conserva ancora le caratteristiche peculiari tipiche del suo antico utilizzo, prestandosi a una chiara lettura, sono ben visibili, infatti, il foro, che ospitava l’albero di trasmissione, i fori sulle pareti interne che sostenevano le travi in legno della tramoggia e del paranco e la camera che ospitava la ruota orizzontale. Rimane ancora ben conservato il lastricato pavimentale interno. In un’antica casa del paese è conservata la sua originaria macina.
Aperto anche il Museo Antonio Corda – Arti e Mestieri Antichi della Sardegna, a cura dell’associazione vulturale Etno Museum ETS. Qui sono accolti reperti di oltre cinquanta mestieri antichi della Sardegna, offrendo al visitatore un’ampia panoramica di attrezzi e produzioni che raccontano un patrimonio secolare di conoscenze e tecniche di lavorazione dei materiali, fondamentali per la nostra cultura e la nostra identità. Il museo ha sede in un’antica dimora di famiglia contadina benestante del centro storico di Arbus, in via Giardini.
In località Torre dei Corsari si trova la Torre di Flumentorgiu, che sarà raccontata dai volontari dell’associazione Comunione Torre Dei Corsari. Costruita dagli spagnoli verso la fine del XVI secolo per controllare le incursioni marittime dei pirati saraceni, vnne catalogata come “torre de armas”, in grado di far fronte a qualunque tipo di fuoco navale. Attiva militarmente fino al 1867, contava su di una guarnigione composta da un Alcalde (il comandante), un artigliere e, in base al periodo, tre o più soldati.
Il località Porto Palma si trova, invece, la Tonnara di Flumentorgiu. Denominata anche Flumentorgiu o meglio conosciuta sin dai tempi passati come “Tunaria”, era approdo e ormeggio per natanti, imbarcazioni e navi, e luogo ideale per la pratica della pesca nella tonnara sin dal 1600. Lo storico borgo era abitato dai pescatori dediti, oltre che alla pesca, anche alla lavorazione del tonno, attività a cui deve il suo nome questo incantevole luogo. Le vecchie case e i caseggiati sono stati finemente restaurati, come l’arco del portale della Caserma, situato nel Palazzotto di Sant’Antonio, dando vita a un incantevole borgo dislocato ai piedi del promontorio a cento metri dal mare. Visite guidate a cura dell’associazione Porto Palma.
INFORMAZIONI UTILI
I monumenti saranno visitabili gratuitamente, sabato e domenica sulla base degli orari indicati in ciascun sito. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso. Eventuali altre indicazioni per i visitatori: Info point a cura dell’Ass. Pro Loco Guspini, in piazza XX Settembre durante la manifestazione – e mail: cultura@comune.guspini.su.it; Info point di Arbus, via Libertà 16 – e mail info@arbusturismo.it.
BOSA
Sono sette i luoghi della cultura aperti nel Comune in provincia di Oristano, che ha meritato il riconoscimento di secondo borgo più bello d’Italia. Bosa è adagiata sul fondovalle lungo il quale scorre il fiume Temo (unico fiume navigabile della Sardegna per circa sei kilomentri), poco distante dalle acque cristalline del mare occidentale. La cittadina è dominata dal castello dei Malaspina sul colle di Serravalle, intorno al quale si stringono le alte case del Borgo medioevale che scendono fino alla sponda del Temo, che con il suo corso sinuoso attraversa la città da est a ovest.
Aperto il Museo delle Conce, in via Delle Conce 62, un luogo che rappresenta uno degli aspetti più caratteristici di Bosa: la sua tradizione conciaria, che risale all’antica Roma. Riscoperta nel Seicento, crebbe sino a diventare attività floridissima dal secondo Ottocento a tutta la prima metà del Novecento.
Le Concerie sono un simbolo di archeologia proto-industriale della Sardegna. Alcuni edifici sorgono ancora lungo la sponda sinistra del Temo, in prossimità del Ponte Vecchio; l’allineamento a schiera degli opifici costituisce una delle immagini più famose di Bosa. Il Museo delle Conce è in uno degli edifici meglio conservati, risalente al 1700. Al piano terra si trovano il pozzo, la pressa e i vasconi dove le pelli venivano immerse. Le fasi della conciatura, colorazione e lavaggio al primo piano, mentre al piano superiore la fase della finitura da cui si ottenevano la suola e vacchetta, richiesti dai legatori di libri cagliaritani. Il visitatore può camminare sulla superficie vetrata che ricopre le vasche originali e immedesimarsi nella dura fatica giornaliera dei lavoranti immersi in acqua e calce, intenti a manipolare le pelli fresche, fino a ottenere le produzioni di altissima qualità che fecero, per quasi un secolo, della cittadina di Bosa la capitale delle concerie in Italia, apprezzate e vendute nella Penisola e all’Estero.
Aperti anche la Chiesa e Convento del Carmine, sorti dov’era un tempo una chiesa intitolata alla Beata Vergine del Soccorso, concessa all’Ordine nel 1606, quando i Carmelitani abbandonarono il convento di Sant’Antonio Abate, insalubre per la vicinanza del fiume Temo. Attorno al 1770 era stata presa l’iniziativa di demolire la vecchia chiesa del Soccorso, che versava in precarie condizioni e risultava insufficiente per le attività dei religiosi e della popolazione. Si costruì quindi l’attuale edificio, intitolato alla patrona dell’Ordine, completato con la nuova facciata a ”retablo” nel 1779 e consacrato ufficialmente dal vescovo Murro nel 1810. Le leggi del 1866-67 assegnarono la chiesa al Fondo per il Culto e il convento adiacente al Comune che vi istituì le scuole elementari e il Ginnasio. Nel 1872 l’edificio tornò in possesso dell’autorità ecclesiastica che accettò la permuta con la chiesa della Maddalena, demolita dal Municipio per consentire lo sviluppo urbano della città verso Ovest.
Altro edificio ecclesiastico da visitare è il Convento dei Cappuccini, in via Logudoro 2. Grazie a una lettera indirizzata al Capitolo della Cattedrale da parte del Vescovo Gavino Manca de Cedrelles, si evince che i Frati posero la prima pietra del convento e della chiesa di Santa Maria degli Angeli l’8 dicembre 1608. L’edificio è su due livelli, con chiostro centrale cui si accede tramite un vestibolo affiancato alla facciata della chiesa e sopraelevato rispetto all’ampio piazzale prospiciente il complesso conventuale, cui si giunge dall’attuale via Garibaldi salendo una lunga e ampia scalinata. Il semplice chiostro porticato presenta al centro una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. I Cappuccini svolsero nel territorio la loro attività religiosa e sociale fino al 1867, cioè per oltre 250 anni, quando furono costretti ad andar via perché il convento e la chiesa vennero espropriati dallo Stato Sabaudo. Dal 1877 vi fu istituito un ricovero di mendicità, più tardi un ospizio e un ricovero per malati di mente. Il complesso ha poi subito un restauro generale che ne ha stravolto – anche nei materiali impiegati – l’impianto originario, tuttavia l’intervento ne consente il parziale utilizzo da parte dell’istituzione municipale.
Racconta uno spaccato della vita in una casa nobiliare nel cuore della Città di Bosa il Museo Casa Deriu, con l’annessa Pinacoteca Atza (in Corso Vittorio Emanuele II ai numeri 59 – 72). La Casa conserva gli arredi originali, gli spazi destinati alla servitù e la biancheria con i ricami e il filet, vanto delle artigiane di Bosa.
Casa Deriu è uno degli edifici più belli del lato destro del corso, precedente al progetto urbanistico di Pietro Cadolini, risistemata nel 1838, come testimonia la scritta sul lato del portone.
L’abitazione si sviluppa su tre livelli: le due stanze di maggiori dimensioni con affaccio sul corso. Il primo piano è riservato alle mostre temporanee. Il piano nobile, che era riservato ad abitazione padronale, è un esempio intatto di abitazione ottocentesca per famiglie di ceto elevato, in uso fino a un passato recente con arredi in gran parte originali. Temporaneamente in mostra al Museo anche 18 opere provenienti dal Convento dei Cappuccini di Bosa e appartenenti al Fondo edifici di culto (Fec). La Pinacoteca Atza si trova nel corso Vittorio Emanuele II 72 di fronte alla Casa Deriu, nei locali della ex Biblioteca comunale. Al suo interno si trovano le opere donate dal pittore Antonio Atza alla Città di Bosa. Il museo permette la conoscenza di un artista annoverato tra i maestri dell’arte sarda del secondo Novecento. I suoi dipinti sono infatti presenti nei principali musei dell’isola e sono ricercati e ambiti dai collezionisti. Uno spazio è dedicato alle opere dei vari artisti con i quali Antonio Atza aveva stretto rapporti di amicizia: Stanis Dessy, Giovanni Thermes e Giovanni Pisano.
Un altro monumento simbolo di Bosa è, nel colle di Serravalle, il Castello Malaspina, aperto nel fine settimana insieme alla Cappella di Nostra Signora de Sos Regnos Altos (in via Canonico Nino). Appartenente negli anni intorno al Mille al giudicato di Torres, il sito alla fine Duecento risulta nelle mani dei marchesi Malaspina (provenienti dalla Lunigiana). Il maniero attuale subì numerosi interventi di ristrutturazione operati dai diversi proprietari (Turrritani, Malaspina, Arborea, Aragonesi). Nel 1317 il castello di Bosa era passato ai giudici di Arborea, alleati inquieti della Corona d’Aragona, nelle cui mani rimase sino alla fine del Quattrocento quando la loro resistenza fu fiaccata dagli Aragonesi e Bosa fu destinata in feudo a loro fedeli castellani, quasi mai in pace con la fiorente e fiera ‘città regia’ bosana (con statuti di tipo comunale). La sua decadenza iniziò nella seconda metà del Cinquecento a favore della vicina Alghero, popolata da Catalani. Sul colle di Serravalle, all’interno delle mura del castello detto dei Malaspina, è situata, in posizione decentrata, la chiesetta dedicata a fine Ottocento a Nostra Signora de Sos Regnos Altos. Di origini romaniche, conservò i suoi caratteri medievali (poche e insignificanti le modifiche apportate nei secoli successivi) sino a fine Ottocento, quando subì un allungamento verso est, che distrusse l’antica abside. Nel corso di lavori di consolidamento, venne alla luce un ciclo di affreschi trecenteschi di cui si era persa memoria. Tutte le pareti del blocco medievale ne erano ricoperte, opera unica in Sardegna.
Infine, è aperta alle visite la Chiesa Madonna del Rosario, che sorge circa alla metà del Corso Vittorio Emanuele, principale arteria del nucleo storico della città ottocentesca. Si ignora la data della sua fondazione, ma probabilmente l’edificio oggi esistente, ampiamente rimaneggiato nel XIX secolo, sorge nel sito di una chiesa più antica.
INFORMAZIONI UTILI
I monumenti saranno visitabili gratuitamente, sabato e domenica sulla base degli orari indicati in ciascun sito. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso. Eventuali altre indicazioni per i visitatori: Info Point: presso Casa Deriu – Corso Vittorio Emanuele tel. 0785 377043; e mail protocollo@comune.bosa.or.it.
SIDDI
Il sindaco di Siddi Marco Pisanu conferma così la partecipazione a Monumenti Aperti: “L’amministrazione comunale è profondamente convinta del valore della cultura quale strumento indispensabile che contribuisce alla crescita e allo sviluppo socioeconomico della comunità. In quest’ottica le scuole, le associazioni, i volontari, i giovani e i meno giovani, con il loro impegno esemplare e con la sapiente regia della Cooperativa Villa Silli, garantiranno ai visitatori la migliore organizzazione delle visite guidate ai gioielli culturali che si trovano nel territorio di Siddi”.
Grazie all’impegno del Comune di Siddi e della Società Cooperativa Villa Silli in collaborazione con docenti e allievi dell’Istituto Comprensivo “Vargiu” – Villamar, volontari di Siddi e del territorio, Generazione solidale APS, Compagnia Barracellare, Parrocchia Visitazione di Maria Vergine, Museo Ornitologico della Sardegna, Parco Naturalistico Archeologico Sa Fogaia, associazione culturale Museo Casa Steri, sarà possibile visitare 8 monumenti simbolo della storia, dell’arte e della cultura locale.
I MONUMENTI
Casa Puddu (sabato 17-19; domenica 10-12 e 17-19). È un edificio a corte di grandi dimensioni, realizzato nei primi anni del Novecento (1901). Si tratta di un elegante palazzotto signorile (palattu), in stile Neoclassico. È l’unico esempio di questo genere presente in paese. L’abitazione, a cui si accede attraverso un grande portone in legno che guarda verso una corte con ciottoli di basalto, risulta composta da un corpo principale realizzato su due piani (la zona “padronale”), che mostra vari elementi, decorativi e no, estranei alla tipologia costruttiva locale. Oggi sede di un ristorante, è realizzata in pietra locale ed è intonacata sia esternamente che all’interno.
Chiesa Parrocchiale Visitazione di Maria Vergine. Edificata a partire dal 1704 sopra una precedente chiesa più piccola, forse di fine ’500, è fiancheggiata da un alto campanile, ultimato nel 1689, fornito di campane del ’600 e dell’800. Mostra un impianto longitudinale con navata unica coperta con volta a botte, sulla quale si aprono 4 cappelle. Lo stile è quello del Barocco sardo, nel suo filone popolare.
Chiesa San Michele. È una chiesa romanica del XIII secolo con pianta a 2 navate. Si trova su una piccola altura alla periferia del paese e ha un prospetto frontale bipartito con due portali. Di notevole interesse è il ciclo scultoreo di 5 figure antropomorfe nell’architrave del portale sinistro, inserite in 4 nicchie rettangolari incorniciate da fasce verticali con decorazioni a rombi allineati. All’interno, le navate sono divise da 3 arconi poggianti su due pilastri a sezione ottagonale e sono presenti alcune statue lignee, tra cui una di San Michele del ‘600.
Museo Casa Steri. Il Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna ha sede nella Casa Steri, da secoli di proprietà di una famiglia di notabili del paese. L’abitazione è caratteristica per la complessa articolazione di spazi costruiti e di spazi aperti, tipica delle grandi case a corte del Campidano: logge, locali abitativi, di rappresentanza e per la trasformazione dei prodotti agropastorali, ricoveri per animali da lavoro e da cortile e altro. Gli oggetti esposti provengono dalla casa, alla cui storia sono strettamente legati. L’allestimento museale e la ricca documentazione scritta e iconografica ne descrivono le originarie funzioni e i relativi contesti d’uso.
Museo Ornitologico della Sardegna. Situato in un edificio che ha ospitato un ospedale nel passato, è l’unico museo ornitologico dell’isola e ospita la più completa collezione di uccelli sardi, con circa 300 esemplari. L’esposizione comprende numerose specie dell’avifauna sarda e un’area dedicata alla storia evolutiva degli uccelli. Al primo piano, ci sono diverse attività, tra cui un’esperienza sensoriale, una sala conferenze e attività ludico-didattiche. Uno schermo trasmette in diretta alcune immagini di nidi di rondini. Il museo si impegna a educare i visitatori sulla fauna sarda e l’ambiente in cui vivono.
Parco naturalistico archeologico Sa Fogaia (visita naturalistica). Il Parco Sa Fogaia è un’area naturale e archeologica situata sulla Giara di Siddi in Sardegna, a una quota di circa 320 metri. L’area è stata frequentata dall’uomo sin dalla preistoria e ospita un nuraghe, una stazione di lavorazione dell’ossidiana e altri insediamenti di varie epoche. Il parco offre sentieri che attraversano boschi, popolazioni erbacee e macchia mediterranea, dove è possibile osservare numerose varietà di animali e specie vegetali endemiche e rare. Inoltre, presenta vecchi recinti di pastori, segni di antichi lavori agricoli e legnatici e un’imponente roccia basaltica che aiuta a comprendere le origini geologiche della Giara di Siddi e delle altre Giare della zona.
Tomba dei Giganti Sa Domu ‘e s’Orcu. Sulla Giara di Siddi, è un notevole esempio di architettura funeraria nuragica in Sardegna. Costruita con grandi blocchi di basalto, ha una struttura a filari e una camera funeraria con un pavimento di ciottoli di basalto e una nicchia rettangolare. Tra i reperti trovati ci sono una bacinella di basalto nero poroso, frammenti di corredi ceramici nuragici, un frammento di ciotola con scritta illeggibile in caratteri neo-punici, ceramiche da mensa romane e alcune monete sabaude del XVIII secolo.
EVENTI SPECIALI
In occasione di Monumenti Aperti, il Museo Ornitologico ospita Madre Terra – Gesti semplici per un miglior impiego delle preziose risorse del pianeta: sabato e domenica dalle 16 alle 19:30 sarà presente un mercatino di prodotti del territorio, produzioni artigiane e oggetti del riuso, e sarà possibile assistere alla presentazione del libro “Ladiri: terra, acqua e paglia – il respiro della terra cruda” dell’architetta Sara Collu.
INFORMAZIONI UTILI
I monumenti saranno visitabili gratuitamente sabato dalle 16 alle 19.30 e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30, salvo dove diversamente specificato.
Le visite alla chiesa saranno sospese durante le funzioni religiose. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso.
Info point: Cooperativa Villa Silli, tel. 070 939888; 347 1986203.
SARROCH
Grazie al Comune, alla parrocchia di Santa Vittoria e alle associazioni culturali ArkeoSarroch, Memoria e S’Arrocca Onlus, sarà possibile visitare tre monumenti dislocati fra il centro storico e le periferie.
I MONUMENTI
Villa Siotto (ingresso pedonale via Lamarmora 12 – fronte Piazza Repubblica; ingresso automezzi via Trento 17). È una casa padronale dei primi del ‘900 e un valido esempio di ”azienda agricola completa” dove in passato si producevano in quantità olio d’oliva, vino e una grande varietà di frutta. È formata da tre elementi: la Villa, le Pertinenze e il Parco. L’azienda agricola Siotto risale alla seconda metà dell’800, fondata da Luigi Siotto, padre di Giuseppe Siotto Pintor. Originarie sono le Pertinenze costituite da una serie di edifici connessi alle attività principali dell’azienda. Il Parco è esteso per circa 11 ettari e sono presenti specie botaniche rare. La Villa venne fatta costruire nei primi anni del ‘900 e i lavori si conclusero nel 1912. Particolare è la posizione della Villa: situata su una collinetta, ha il prospetto frontale rivolto verso il paese. La Villa si eleva su tre piani: nell’ultimo piano è presente una mostra fotografica legata alla famiglia Siotto.
Chiesa di Santa Vittoria (piazza Repubblica; visitabile sabato e domenica dalle 16 alle 20). La chiesa medievale di Santa Vittoria è stata costruita tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700. In origine la chiesa presentava quattro cappelle interne laterali ed era ornata da balaustre che dividevano il presbiterio dalla navata. L’altare maggiore è stato costruito nel 1744 come da un’iscrizione ivi inserita. È dichiarata monumento nazionale la pila dell’acqua benedetta del secolo XII presente nella chiesa parrocchiale. La chiesa è stata più volte restaurata e modificata nel corso dei secoli e ancora oggi vengono celebrate diverse funzioni religiose all’interno di essa.
Nuraghe Sa Domu ‘e S’Orcu (per arrivare percorrere tutta la via Lamarmora in direzione Parco Pubblico, proseguire per la strada non asfaltata che sale sulla collina fino al parcheggio del nuraghe). È considerato da sempre come uno dei più antichi nuraghi della Sardegna. I suoi primi scavi risalgono al 1924 da parte dell’archeologo Antonio Taramelli. È un nuraghe complesso bilobato e sorge a quota m 103 slm su un’altura del complesso collinare andesitico che dalla vetta di Monte Arrubiu digrada, a est, verso il golfo di Cagliari, allo sbocco della valle solcata dal modesto torrente denominato rio Giampera. Il nuraghe, costruito in grossi blocchi poliedrici di andesite, si sviluppa per circa m 24 lungo l’asse est/nord est-ovest/sud ovest, ed è costituito da due torri a pianta circolare, collegate da due bracci murari rettilinei e divergenti a tenaglia, che delimitano un cortile mediano scoperto, a formare uno schema del tipo “a tancato”.
INFORMAZIONI UTILI
I monumenti saranno visitabili gratuitamente sabato dalle 16 alle 20 e domenica dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, salvo dove diversamente specificato.
Le visite alla chiesa saranno sospese durante le funzioni religiose.
Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso.