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Daniela Ducato, “campionessa mondiale di innovazione” e eccellenza sarda nel panorama della bioedilizia

Daniela-Ducato

“Campionessa mondiale di innovazione, orgoglio della nostra Italia migliore”, così la definì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando, nel 2015, la insignì dell’alta onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per aver offerto testimonianza, con la sua attività di trasformazione degli scarti in innovativi materiali edilizi, di come l’impegno imprenditoriale possa essere d’ausilio alla causa della tutela ambientale”.

L’avventura di Daniela nel mondo della bioedilizia inizia come capita spesso per le grandi cose: per caso. “Avevano tagliato drasticamente degli alberi in una via del mio paese, arrivata la primavera la via si riempì di tantissimi nidi di pettirossi, nidi che cadevano per terra – ci racconta -. Io ero molto addolorata in quel momento, tuttavia una bambina fece un gesto bellissimo: mi attaccò alle orecchie due nidi, come se fossero due cuffie e in quel momento sentì in modo diverso”.  E fu proprio l’isolamento acustico creato dai nidi ad ispirare Daniela: usare la tecnologia industriale del pettirosso per fare prodotti isolanti.

Il materiale scelto da Daniela per creare i suoi pannelli isolanti non poteva che essere la lana, provenendo da una terra che conta circa 3 milioni di pecore, e in cui il 70% delle terre è destinata al pascolo. “La lavorazione della lana a livello industriale produce un rifiuto speciale, il pelo corto che non può entrare nel filo – ci spiega – e per essere bruciato va consumato tantissimo petrolio. Ed è qui che noi entriamo, recuperando quello scarto che in realtà è pura lana vergine, e ha solo un difetto: essere corto”.

Così facendo non solo si agisce sulla filiera tessile, perché si toglie alle aziende l’onere economico di distruzione dello scarto, ma si rende realmente sostenibile l’efficientamento energetico. L’efficienza energetica consiste nell’ottimizzazione dell’uso delle risorse, garantendo prestazioni migliori con un impiego minore di energia: Tuttavia, come ci tiene a sottolineare Daniela, “l’efficientamento degli edifici, le pratiche per isolare le abitazioni in modo da riscaldarle meglio e di conseguenza impiegare meno combustibili fossili, utilizzano solitamente prodotti fatti al 94% di materiali petrolchimici”. Uno sguardo green a 360 gradi quello di Daniela, che con la lana produce anche i “mangia petrolio”, delle barriere in grado di drenare le materie inquinanti che infestano mari e fiumi, dei sistemi per bonificare che assorbono le sostanze nocive, e “attirano dei microorganismi che già vivono in mare e si nutrono di petrolio, rilasciandoci l’acqua pulita”.

I pannelli termoisolanti di lana sono, però, solo uno dei numerosi progetti di successo a cui ha dato vita l’imprenditrice. Sono ben sei le aziende che fanno capo a Daniela, tutte basate sull’uso di eccedenze, tra cui troviamo lo sfruttamento del sughero, della canapa, dei rifiuti del settore agroalimentare, come gli scarti del latte o dei formaggi, o gli scarti delle aziende vitivinicole, utilizzati per produrre prodotti come calce, intonaci, terre crude, pavimenti, rivestimenti, pitture e colori. L’ultimo progetto, in termini di tempo, consiste nello sfruttamento della posidonia spiaggiata per creare pannelli termoisolanti.

Numerosi i riconoscimenti collezionati negli anni dall’imprenditrice sarda: oltre a essere stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica, è stata premiata in Svezia come miglior innovatrice d’Europa nell’edilizia verde, mentre nel 2016 al World economic forum in India è stata inserita tra le 10 eccellenze del mondo nel settore tecnologia e innovazione per la sostenibilità. Ciononostante ha mantenuto l’umiltà che la contraddistingue. “Non sono una leader – dice – ma una produttrice di biomateriale che fa parte di una filiera formata da tante personalità e competenze”.

 

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