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Viaggio culturale nell’Atene Sarda: a Nuoro il Museo Deleddiano, il MAN e il Museo della Ceramica

Venne definita da una Grazia Deledda poco più che ventenne e aspirante scrittrice “la più caratteristica delle città sarde” per via del fermento culturale dell’epoca e ancora oggi è definita Atene Sarda: stiamo parlando di Nuoro, oggi centro con quasi 35mila abitanti, ricordato e nominato perlopiù per le personalità importanti che le hanno conferito il richiamo alla celebre città greca culla della cultura occidentale.

La giovane autrice, quando lavorava per “Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane” diretta da Angelo de Gubernatis, scrisse infatti: “Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l’Atene della Sardegna. Infatti, relativamente, è il paese più colto e battagliero dell’Isola. Abbiamo artisti e poeti, scrittori ed eruditi, giovani forti e gentili, taluni dei quali fanno onore alla Sardegna e sono avviati anche verso una relativa celebrità.”

Be’, a Nuoro erano presenti personalità del calibro di Sebastiano Satta, Antonio Ballero, Attilio Deffenu, Gian Pietro Chironi, Pasquale Dessanay, Francesco Ciusa – primo scultore dell’esistenza pastorale barbaricina – e tanti altri, oltre alla famosissima già citata Deledda, premio Nobel per la letteratura nel 1926.

All’epoca nell’Isola la percentuale di analfabeti era del 60% e Nuoro contava 7mila abitanti: quindi era davvero un centro eccezionale.

 

Il Museo Deleddiano, che mostra il legame dell’autrice con Nuoro e la sua vita, dalla gioventù ai traguardi

Quando si parla di Arte e Cultura a Nuoro, non è possibile non partire con una delle personalità letterarie isolane più importanti: Grazia Deledda. Il museo che racconta la sua vita, dagli esordi ai traguardi fino agli ultimi anni di vita, è uno dei più importanti dell’Isola.

Il Museo Deleddiano ha sede nella casa natale della scrittrice nuorese che, risalente alla seconda metà dell’Ottocento, è un esempio perfetto di abitazione nuorese del ceto benestante.

Deledda vi abita fino al giorno delle sue nozze, avvenute nel 1900. Nel 1913 viene venduta, ma non subisce nessuna trasformazione particolare. Viene poi acquistata dal Comune di Nuoro nel ’68 e ceduta nel ’79 all’ISRE che subito si attiva per creare un museo in onore della Deledda. Inoltre, grazie alla generosità della famiglia Madesani-Deledda, l’ISRE riesce anche a entrare in possesso di tantissimi manoscritti, fotografie, documenti e oggetti personali che formano la primissima collezione del Museo, che viene aperto nel 1983.

L’attuale assetto espositivo mostra sia il legame dell’autrice Premio Nobel con la sua Nuoro, città che amava moltissimo ma con la quale aveva un rapporto tormentato, e sia la vita successiva al matrimonio con Palmiro Madesani e quindi alla sua vita a Roma.

Al Museo si accede tramite un edificio adiacente – dove ci sono la biglietteria, i servizi e il bookshop – e il percorso si snoda nei tre piani della dimora, proseguendo anche nel cortile e nel giardino. Nelle prime due sale del piano terra, quelle accessibili a tutti, si concentrano un excursus sulla vita della scrittrice e le sue opere. Questa decisione arriva dal fatto che nella casa, tutelata dallo Stato come monumento nazionale, non possono essere effettuate modifiche a livello architettonico. Nella seconda sala, tramite supporti tecnologici, si può anche effettuare una visita multimediale – con il supporto di telecamere – di tutto l’edificio.

Una cosa molto importante è che l’elemento olfattivo non è stato sottovalutato: il profumo degli alimenti, cambiati regolarmente e anche in base alle stagioni, dà quella nota di colore permettendo di entrare ancor più nella vita della scrittrice. Nelle varie sale, tanti contenuti: dalla vita nuorese a quella romana fino all’ambito Premio Nobel, ma non solo, anche ricostruzioni di zone della casa natale che erano care all’autrice – come la dispensa, la cucina, la sua camera da letto –, fino ad arrivare all’esposizione di opere di personalità artistiche nuoresi d’eccellenza e al cortile, con alcune chicche importanti.

 

Il MAN, tra studio, conservazione e promozione dell’arte moderna e contemporanea

La missione del MAN è chiara: si tratta, infatti, di un’istituzione pubblica permanente – come si legge sul sito – votata allo studio, alla conservazione e alla promozione dell’arte moderna e contemporanea.

Molte le attività che vengono proposte: non ci si ferma all’interno degli spazi museali, ma molti i progetti anche all’esterno, sul territorio. Memoria e innovazione che sopravvivono grazie all’idea del “museo aperto”, tra ricerca e divulgazione, pensiero globale e azione locale.

Nella collezione del MAN, le opere – accuratamente selezionate – di artisti sardi dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri: 600 opere (in crescita) dei più importanti rappresentanti della storia dell’arte sarda.

Abbiamo capolavori di Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Mario Delitala, Carmelo Floris, Maria Lai, Mauro Manca, Costantino Nivola e tanti altri.

Nel MAN ci sono anche raccolte di disegni e ceramiche di Salvatore Fancello e l’opera grafica di Giovanni Pintori. Le opere della collezione sono visibili a rotazione, in occasione di mostre tematiche o monografiche temporanee.

Non solo: vengono organizzate anche visite guidate, laboratori e progetti speciali di mediazione e didattica. Come mai? Per rendere tutti i visitatori più partecipi, più entusiasti e più in linea con quella che è l’arte proposta. Per aiutare lo sviluppo del pensiero critico, soprattutto, e la crescita delle capacità creative.

Tra le attività del MAN – tutte gratuite – ci sono laboratori per le scuole e per gli adulti – su prenotazione – e visite guidate per tutti, gestite dagli operatori alla ricezione.

 

Il Museo della Ceramica, uno dei più importanti d’Italia

È di qualche mese fa l’inaugurazione del Museo della Ceramica: all’interno di esso, 300 pezzi originali che fanno parte della produzione popolare e artistica di manufatti ceramici del Novecento – dai primi al Dopoguerra.

La collezione viene ospitata in quella che era, nell’800, la casa di Giampiero Chironi, docente di diritto civile e senatore del Regno: insomma, non poteva esistere posto migliore di quella che è un esempio perfetto di casa padronale nuorese per un museo così originale e completo. Solennità e arte in unione perfetta.

Casa Chironi venne donata dalla famiglia al Comune di Nuoro nei primi anni Duemila e poi, solo successivamente, data in concessione all’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna) che, in tempi record, ha restaurato gli spazi affinché potessero ospitare un museo.

Tre i piani dell’edificio nei quali si snoda un percorso curato dall’architetto Antonello Cuccu.

Nella visita, un viaggio nel tempo e in quello che è stato il Novecento a livello ceramista. Abbiamo, come partenza, Francesco Ciusa, per poi proseguire con maestri di quest’arte, come Salvatore Fancello, i fratelli Melis, Edina Altara, Emilia Palomba, Gavino Tilocca, Angelo Sciannella e tanti altri. Presenti anche utensili che raccontano l’anima della nostra Sardegna, il suo cuore quotidiano: brocche, piatti e oggetti d’uso quotidiano permettono un salto nel tempo che fu.

Si è partiti dalle collezioni già in possesso dell’ISRE, poi ampliate grazie a donazioni e acquisizioni.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio

 

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