Lo sapevate? A Cagliari in piazza Indipendenza c’è un pozzo molto profondo costruito nel Medioevo e coperto dal piano stradale.
Il pozzo non è più visibile perché nella prima metà del 1800 l’imboccatura del pozzo fu abbassata al di sotto del piano stradale, insieme alla noria per attingere l’acqua e ai ricoveri per gli animali. Venne realizzata anche una galleria, scavata nella roccia e con la volta in muratura, per consentire l’accesso al pozzo ed il transito degli animali fino alla noria.
Il pozzo è ancora accessibile tramite questa galleria, il cui ingresso è sistemato vicino al vecchio Museo Archeologico Nazionale. Il pozzo può essere visitato durante Monumenti Aperti ed è raggiungibile attraverso un chiusino di ghisa.
Il pozzo è coperto da una volta in mattoni, ha una forma quadrata ed è profondo 77 metri, poi incontra la falda acquifera, che scende in profondità per altri 11 metri.
Si ritiene che il pozzo di San Pancrazio sia di epoca medioevale per la forma dello scavo, e per una iscrizione oggi perduta, secondo la quale la sua costruzione risalirebbe al 1253, in pieno periodo pisano.
Fino ai primi del 1800 la fontana di San Pancrazio, insieme a quelle di Santa Lucia e di Santa Croce, fu tra le più importanti ed attive di Cagliari.
Le tre fontane, di proprietà dell’amministrazione civica, erano le uniche periodicamente controllate e riparate in caso di necessità. Esse erano date in appalto ogni tre anni, e per avvertire gli imprenditori, venivano affissi dei manifesti alle porte della città, con l’invito a chiunque fosse interessato a partecipare alla gara d’appalto. Era obbligo dell’appaltatore tenere sempre in buono stato ed in funzione la fontana, in modo da fornire acqua tutti i giorni a chiunque ne facesse richiesta. Generalmente l’appaltatore si impegnava a sostenere le spese per le piccole riparazioni, mentre le riparazioni più costose restavano a carico dell’Amministrazione cittadina. Proprio dall’esame dei contratti d’appalto emergono particolari interessanti per ricostruire la storia del pozzo. Allorché, nel 1733, tale Bernardino Solinas si aggiudica la fonte, essa vale 113 lire e 15 soldi, dispone di 22 ruote di funi, 200 recipienti in creta, 8 ruote di funi vecchie, e tre cavalli. Le funi, dette libani, erano tra i beni più preziosi del pozzo: erano di una fibra vegetale particolarmente resistente all’acqua, comunemente impiegata nelle funi nautiche, ed ottenuta dalla lavorazione del cosiddetto giunco marino. Per contratto l’appaltatore aveva l’obbligo di tenere a proprie spese uomini e carri, carichi di botti piene d’acqua, sempre in giro per le vie di Castello.
Il 3 marzo 1867 il primo acquedotto cittadino fu ultimato e l’acqua riuscì ad arrivare a Cagliari dalle montagne di Corongiu: si chiuse così per sempre la storia del pozzo di San Pancrazio.