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“Sopravvissuti” nel bosco della Sardegna: team building tra albe da sogno, cene sotto le stelle e notti sospesi in aria

In un angolo nascosto della Sardegna sudorientale, lontano dalle spiagge affollate, dalle città caotiche e dai sentieri più battuti, c’è un luogo in cui è possibile assaporare l’anima più profonda dell’Isola.

Nel “cuore del nulla”, in un’alta collina calcarea ricoperta dall’odorosa macchia mediterranea, che qui è capace di sprigionare tutti i suoi profumi fin dal primo soffio di vento, noi del team di Vistanet siamo andati a scoprire “Sa Rutta”, un camp ecologico ricavato tra olivastri e carrubi secolari, adagiato in una terrazza di roccia che sovrasta il mare dell’alto Sarrabus. Un luogo specializzato nel team building aziendale, dove si ha la possibilità di staccarsi dalla routine quotidiana per conoscere i propri colleghi anche al di fuori dell’orario lavorativo.

Sa rutta in sardo significa “la grotta”. Ed è proprio un’antica grotta adibita a cuile dai pastori e dai caprari della zona il centro nevralgico di questo luogo immerso nei rigogliosi boschi del Sarrabus.

Fin da subito lo spirito di avventura si è impossessato di noi. Marco, Ettore, Fabio, Adriano e gli altri ragazzi di Sa Rutta Experience ci hanno fatto salire a bordo di capienti fuoristrada per iniziare ad arrampicarci nei polverosi e aspri sentieri della zona. Mano a mano che salivamo in quota la natura si faceva più selvaggia e prepotente e gli odori di lentisco, elicriso e mirto hanno iniziato a invadere l’abitacolo. La sensazione era quella di addentrarci nella Sardegna più autentica, lontano dall’uomo, lontano dal quotidiano, lontano dai problemi.

Ma la vera sorpresa è quella che abbiamo trovato al nostro arrivo. Alle pendici di un costone roccioso millenario una piccola porticina di legno cela al suo interno uno dei luoghi più suggestivi: un cuile perfettamente conservato con un lungo tavolo in legno pronto per ospitare colazioni, pranzi e cene all’insegna della tradizione sarda.

Mentre un dolce “pertiatzu”, tipico cane da pastore sardo, si faceva coccolare dal team, Adriano ci ha guidato a scoprire le nostre “suite” disseminate nella piccola vallata. Legate ai maestosi alberi della zona con corde e moschettoni ecco le tende sospese. Già dal primo sguardo abbiamo iniziato a sognare di dormirci dentro, cullati dal vento e sospesi a mezz’aria.

Gli istruttori di sopravvivenza (guide AIGS) Daniele Facchino, fondatore di Sardinia Survival, e Luca Murtas, hanno animato il nostro pomeriggio insegnandoci tutti i trucchi per accendere un fuoco da zero, una delle competenze più importanti per gli aspiranti “survivor”. Armati di acciarino e di strumenti che mai avremmo immaginato potessero essere utili all’accensione di una fiammella, abbiamo dato vita ai nostri piccoli falò, cooperando pazientemente insieme per raggiungere l’obiettivo.

Ed è qui che abbiamo compreso che la lezione più importante è una ed una sola: da soli non si va da nessuna parte, il singolo è perduto. Esperienze entusiasmanti che sono proseguite fino al giorno dopo con una lezione di calata in corda per principianti e una caccia al tesoro nel bosco. Nessuno di noi aveva mai provato l’esperienza di mettere le imbracature, agganciare i moschettoni e calarsi letteralmente nel vuoto. Superate le nostre piccole paure abbiamo appreso il valore della fiducia nell’altro e ci siamo sforzati per superare i nostri limiti. Luca ci ha guidati con pacatezza e fermezza: difficilmente dimenticheremo la piacevole sensazione di arrivare a terra dopo aver messo da parte i nostri timori.

Al calar della sera, mentre il fuoco da noi acceso veniva ravvivato e tenuto acceso per accompagnare la notte, Ettore e Fabio hanno dato prova della grande ospitalità sarda. Un aperitivo a base di bollicine, birrette, guttiau e olive, ci ha preparato a una indimenticabile cena sotto le stelle.

I tavoli, imbanditi sotto gli olivastri, sono stati “invasi” da ogni ben di Dio: salsiccia sarda, pecorino, ricotta mustia e crema di formaggio sono stati “innaffiati” da un ottimo Cannonau della zona. E tra sorrisi, canti popolari e brindisi abbiamo riscoperto il piacere di una cena in mezzo alla natura, senza lo smog, i computer, le mail e i rumori di clacson a fare da accompagnamento.

Il tutto è stato il preambolo perfetto per l’arrivo in tavola del “re” della cucina sarda, il maialetto arrosto, cucinato sapientemente dal team di Sa Rutta e accompagnato da un gustoso contorno di verdure estive locali. Carne tenera e cotenna croccante, il resto è memoria delle nostre papille gustative.

La notte c’è chi ha scelto di dormire a lungo nelle confortevoli tende sospese e chi ha preferito tirar tardi davanti al fuoco, con lo sguardo verso l’alto alla ricerca delle stelle cadenti. Magia condivisa è stata sicuramente l’alba, con il sole che si è alzato dolcemente sul mare, alle spalle delle montagne. E le zip delle nostre tende sono state aperte come delle piccole finestre per ammirare lo spettacolo.

Il belato delle caprette ha fatto da sveglia ai più dormiglioni.

A Sa Rutta abbiamo trovato quello che cercavamo: la pace e il silenzio della natura, l’ospitalità tipica della Sardegna e un luogo in cui rafforzare amicizie e affetti. Ma soprattutto il contesto giusto per diventare un gruppo più forte, unito e coeso. Che poi è proprio questa la ricetta di un team building perfettamente riuscito.

Un modo completamente originale e fuori dagli schemi di vivere l’Isola, con la possibilità di visitare tutto l’anno i boschi, le cascate, i fiumi e le meraviglie naturali di questo angolo di Sardegna così selvaggio e poco battuto. È possibile farlo con percorsi trekking, escursioni in mountain bike e in quad. Imperdibile è sicuramente la cascata di “Su Fossu ‘e su para”, vero e proprio eden terrestre che abbiamo già messo in calendario tra i luoghi da visitare.

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