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Il Museo Stazione dell’Arte di Ulassai, la perla ogliastrina che raccoglie le opere dell’artista Maria Lai

«Naturalmente è bello e coinvolgente da un punto di vista estetico, ma quello che mi ha colpito è stata anche la sua abilità di prendere materiali semplici e trasformarli in sculture complesse e poetiche. Aveva una capacità sbalorditiva di cucire insieme una sorta di esperienza universale che accomuna pubblici diversi e ispira reazioni sia personali che condivise.»

(La gallerista Marianne Boesky)

Il Museo Stazione dell’Arte

Le stazioni, si sa, sono crocevia di individui, luoghi dove si parte e dove si arriva, dove ci si incontra, dove le persone salutano i propri cari che partono o – sempre con loro – partecipano a un viaggio: quale posto migliore di un luogo d’unione di gente e mete per ospitare le opere della celebre artista ulassese Maria Lai, la cui mission è sempre stata avvicinare le persone, tutte le persone per la precisione, all’arte?

Il Museo Stazione dell’Arte di Ulassai sorge, per l’appunto, sulla vecchia stazione ferroviaria del borgo ogliastrino, a valle del paese, e nasce nel 2006 in seguito alla donazione dell’artista di circa 140 tra le sue opere più importanti e significative.

Ma la Lai non interrompe il suo flusso creativo nel momento della nascita dell’istituzione: con il cuore pieno di arte, realizza nel tempo opere per gli spazi esterni.

 

Sulla facciata della biglietteria, per esempio, installa dei pannelli in forex e crea “Le cinque esse”. I nastri celesti in ceramica, che riportano a “Legarsi alla montagna”, indicano al viaggiatore il percorso tra i vari edifici del museo. Il “Telaio del vento”, grande telaio in acciaio sul portale di uno degli stabili del museo, sostituisce un pannello in cui una poesia della Lai venne danneggiata dal vento mentre il “Monumento a Gramsci” ricorda una delle personalità a cui l’artista era più legata.

Il museo, la cui gestione è affidata alla Fondazione “Stazione dell’Arte”, ha una regola ferrea: mai statico, così come mai soleva cristallizzarsi Maria Lai che, con passione, talento e coraggio, creava cose originali in un tempo dove le innovazioni erano guardate con sospetto. Percorsi diversi, itinerari speciali, crescita ed evoluzione: ecco cosa rende la Stazione dell’Arte così particolare, così unica nel suo genere.

Tre gli edifici in cui la struttura è articolata: biglietteria e una biblioteca sull’arte (nata da una donazione di libri dell’artista) nel primo, nel secondo, che originariamente era la casa del capostazione, ci sono le sale espositive maggiori, nel terzo, un tempo rimessa di locomotive e luogo di manutenzione dei treni, le sale minori.

Tra i vari edifici, all’esterno, un grande spazio libero allieta la vista e viene usato per eventi come rappresentazioni teatrali.

Le opere di Maria Lai

Una personalità unica e un’anima artistica particolare, certo, ma chi era davvero Maria Lai? Cosa la fa diventare una delle artiste sarde più conosciute e apprezzate del panorama novecentesco? Maria Lai nasce a Ulassai e da piccina alcuni problemi di salute portano i genitori alla decisione di affidarla agli zii senza figli che abitano nella pianura di Gairo, luogo ottimo la sua salute cagionevole. Ed è bello pensare che sia proprio qui che, isolata dal resto del mondo, la Lai si fonda con la natura stessa.

Pur avendo vissuto a Roma, Venezia e in altri luoghi, ha la Sardegna nel cuore: è dopo un periodo di “buio” artistico che riscopre le tradizioni sarde, l’amore per le sue credenze e per le sue leggende. La ricerca del passato come indagine sul futuro diventa la sua filosofia. E qui avviene la svolta: telai, pani, oggetti del passato sardo diventano arte e la Lai si lega all’Isola antica, arcaica, a materiali semplici che riesce a far brillare. Ricerca nella quotidiana semplicità la preziosità, come avviene per le sculture di pane, deperibili ma fulcro del lavoro femminile. E poi, dagli anni Ottanta in poi, tele, libri cuciti, mappe astrali, azioni teatrali, terrecotte e interventi ambientali.

Attraverso una specie di viaggio, nel Museo Stazione dell’Arte di Ulassai, si ripercorre la sua vita di artista umile e innovativa.  L’allestimento è tutt’oggi rinnovato e multisensoriale. Le opere, esposte in ordine cronologico e antologico, danno una piena consapevolezza sul percorso di Maria Lai: disegni, sculture, telai – Lai aveva un grande legame con la tradizione tessile sarda –, libri cuciti e tanto altro. Alcune sue opere, riprodotte in 3D o da alcuni artigiani perché possano essere toccate, creano un percorso coinvolgente adatto anche a non vedenti. Grazie a un archivio multimediale interattivo si possono vedere video e documentari su Maria Lai.

Il Museo a Cielo Aperto Maria Lai

Ulassai come un enorme museo all’aperto: sì, la celebre artista ha reso possibile anche questo.

Quattordici sono le opere che, posizionate in varie parti del paese, rendono il borgo ogliastrino un’enorme esposizione: Il Museo a Cielo Aperto Maria Lai. Una delle creazioni più conosciute è “Legarsi alla montagna”: opera, sì, ma anche azione.

Maria Lai chiese a tutti gli abitanti di legare insieme case e abitanti con un nastro azzurro lungo ben 27 chilometri, ancorato poi alla montagna sovrastante.  Riuscì quindi nell’intento di unire tutti tramite l’arte – sebbene con alcune distinzioni di intento, soprattutto tra persone che non andavano d’accordo.

L’arte che arriva al cuore delle persone: la sua missione riuscì appieno.

Ulassai, piccolo borgo antico

Ulassai, borgo incassato a 800 metri d’altezza considerato sogno dei climbers d’ogni dove per le sue pareti rocciose, è ricca di perle naturali da non farsi sfuggire.

Le grotte Su Marmuri – il cui ingressi è alle pendici del Tacco di Ulassai –, dal sardo “grotte di marmo”, sono le più importanti d’Europa e vengono considerate perle naturali d’inestimabile valore. Si estendono per 850 metri visibili, con picchi d’altezza di 70 metri. suddivise in sale, ognuna diversa dall’altra, sono visitabili da marzo/aprile fino a ottobre. All’interno delle sale, la temperatura non supera mai i dieci gradi. In continua evoluzione, le grotte Su Marmuri sono considerabili “vive” e stupiscono chiunque le visiti con stalattiti e stalagmiti che continuano a formarsi.

Ma a Ulassai la meraviglia non finisce qui: i suoi Tacchi, che devono il loro nome alla loro forma appuntita, sono ricchi di acque sotterranee. Sorgenti e ruscelli sgorgano dai rilievi. Due le cascate da non perdere: quelle di Lecorci, a breve distanza dall’abitato, e quelle di Lequarci, le più imponenti dell’Isola. Queste ultime compiono un salto di quasi 100 metri.

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio

 

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