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Alla scoperta di Nuraghe Antigori: vini biologici, storia e natura tra il verde della montagna e l’azzurro del mare

Davanti c’è il mare della Sardegna, con le sue note fra il turchese e lo smeraldo e la sabbia, ocra e fine. Dietro c’è la montagna, con alberi secolari e arbusti impervi e odorosi di macchia mediterranea. Siamo a Capoterra, a mezz’ora di macchina da Cagliari, dove un tempo si sviluppava l’azienda agricola più grande d’Italia, quella fondata dall’illuminato imprenditore ingegner Cardile. Qui, da circa otto anni, è nato Nuraghe Antigori, un progetto illuminato di agricoltura biologica, la cui cantina ha già vinto numerosi premi grazie ai suoi vini ispirati dalla nobile storia della zona.

La sala degustazione della nuova Cantina Nuraghe Antigori a Capoterra

In queste terre, dove negli anni ‘60 Fabrizio De Andrè trascorreva le estati in compagnia della sua chitarra e ospite della famiglia Spadaccino (il medico dell’azienda Cardile), fu impiantata la prima vite da Giacomo Tachis, uno dei massimi enologi italiani che in Sardegna ha creato vini come il Turriga (Argiolas) e il Terre Brune (Carignano di Santadi).

Oggi il carignano, il vermentino, il bovale e gli altri vini della cantina sono sviluppati da Daniele Marchi, allievo proprio di Tachis. Durante la nostra visita ci ha fatto assaggiare in anteprima i vini nati dall’ultima vendemmia.

Il vermentino Doc di Antigori, Cardile, si presenta alla vista con la sua classica colorazione giallo paglierina mentre all’olfatto trasmette le sue tipiche note fruttate e leggermente agrumate. Un bouquet aromatico inconfondibile che accompagna in modo bilanciato la sua generosa gradazione alcolica (circa 13,5°).

Se c’è un vino che racconta alla perfezione la storia di questi luoghi è il Pedra Scritta, ancora oggi realizzato con la stessa percentuale della prima vigna impiantata da Giacomo Tachis: 80% Carignano, 10% Bovale e 10% Cabernet Sauvignon. Una volta aperto rilascia nell’aria tutti i profumi della macchia mediterranea circostante con spiccate note di frutti rossi.

Ma è quando si arriva al Carignano e al Bovale che si percepisce l’unicità di questa cantina. Questi due vini prevedono una elegantissima bottiglia ottagonale nera che richiede l’imbottigliamento manuale. Il Carignano racconta la storia enologica della Sardegna sudoccidentale: suolo sabbioso-argilloso, profumo di mirto e bacche mediterranee, sapore secco, succoso e fruttato. Il Bovale 100% è un vino corposo e di irresistibile morbidezza, con una colorazione rosso-rubino perfetta e un profumo che si chiude con una nota speziata di pepe e frutti rossi.

La cantina è stata costruita al 100% in bioedilizia, con arcate in pietra locale, muri di mattoni e ladiri e tetti in legno. Accanto all’edificio principale, che a partire da quest’anno ospiterà eventi privati, conferenze e degustazioni, sorgeranno altre strutture simili, ognuna con diverse funzioni. Una di queste sarà dedicata alla vinificazione in loco, così che il ciclo di produzione sarà a km 0.

I vini sono solo la vetrina più preziosa di un progetto ambizioso che vuole riconnettere l’area con la sua storia. Per intenderci, a pochi chilometri da “Su Spantu” (così si chiama la zona, che in sardo significa stupore, meraviglia) sorge, nel territorio del vicino comune di Sarroch, il Nuraghe Antigori, l’unico in Sardegna in cui siano mai state trovate ceramiche della civiltà micenea. Un dettaglio che racconta gli scambi culturali ed economici tra i sardi dell’età del bronzo e le popolazioni elleniche e, probabilmente, i primi reciproci consigli sulla lavorazione del vino.

Intorno alla Cantina prenderà vita nei prossimi anni il sogno lungimirante e coerente con la sua storia, di un’azienda agricola composta da vigne, mandorleti, uliveti, un orto botanico, un biolago balneabile, allevamenti di mucche e cavalli, e bosco. Proprio il bosco avrà un ruolo primario, con la creazione di percorsi e sentieri e 21 villette immerse nel verde, dedicate all’hospitality di alto livello. Una vera e propria oasi di pace e benessere in cui abbandonarsi tra degustazioni di vini, contemplazione e contatto con la natura.

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