Tutti i segreti del “fenomeno padel”: la storia di Luca Ghiani, allenatore e manager tecnico cagliaritano
Chi di voi non ha ancora provato a prendere in mano una racchetta? Luca Ghiani, allenatore e manager tecnico, ci porta a scoprire qualche curiosità sul mondo del padel che tanto ha affascinato i cagliaritani negli ultimi anni.
Forse non tutti sanno che…
Il padel ha origini molto lontane: è nato in Messico, negli anni 70, per puro caso, nella villa del magnate Enrique Corcuera. Amava infatti invitare i suoi amici nella villa di Acapulco e giocare a una sorta di “tennis casalingo”. Quando, però, la palla andava a finire nel terreno del vicino, sorgevano dei problemi di convivenza. Per risolvere la situazione, Corcuera recintò il campo e ai suoi amici giocatori venne del tutto naturale cominciare a colpire la palla dopo che aveva sbattuto sul muro.
È così che nasce questo sport così diffuso al giorno d’oggi, anche se, in Sardegna, ha ottenuto una vera e propria diffusione solo durante la pandemia. In tanti si sono avvicinati al padel poiché era una delle poche attività sportive concesse, per poi scoprire un mondo divertente, pur nelle difficoltà che poteva incontrare chi non aveva mai tenuto una racchetta in mano.
Il fenomeno è esploso così tanto da cominciare a riscontrare dei problemi persino nella ricerca di campi disponibili per una partita tra amici. Al giorno d’oggi, in molti si sono cimentati in vere e proprie scuole di padel, lezioni private, tornei amatoriali e agonistici.
Abbiamo quindi deciso di intervistare Luca Ghiani, giovane cagliaritano di trentadue anni, con origini torinesi, manager tecnico e istruttore di padel certificato, che ha scoperto questo sport molto prima della pandemia e al giorno d’oggi ha avuto modo di vivere questo mondo molto da vicino.
Lasciamo a lui la parola!
“Il padel – spiega Luca – è il fenomeno sportivo del momento. La sua enorme crescita, sia come strutture che come utenti, sta rivoluzionando tutti quegli aspetti che ruotano attorno allo sport, inteso come servizi e praticabilità dello stesso. La crescente richiesta ha creato nuove dinamiche a livello imprenditoriale, generando situazioni e contesti che proveremo ad analizzare. Il padel, essendo uno sport che probabilmente arriverà alle competizioni olimpioniche, si colloca come possibile investimento che, con le giuste formule, può essere molto redditizio. Può avvicinare tante persone allo sport, migliorando tutti gli aspetti connessi alla pratica”.
Abbiamo chiesto a Luca quali sono stati, secondo lui, gli elementi che hanno portato il padel a espandersi così tanto rispetto agli altri sport, soprattutto in un periodo di chiusure e limitazioni come quelle imposte dalla pandemia. Ecco cosa ci ha raccontato.
“L’esplosione del “fenomeno padel” è dato da vari aspetti. È uno sport che, nella sua frequentazione più semplice, non richiede grandi doti atletiche, passati importanti come sportivi di altre discipline o attrezzature costose. È alla portata di tutti. Si complica quando l’approccio e la frequenza di gioco aumentano di intensità e numero di partite alla settimana. In questo caso, da sport alla portata di tutti, passa a sport elitario, principalmente a causa dei cost di affitto del campo e necessari per una frequenza costante delle lezioni. Inoltre, se praticato a livello agonistico, diventa comunque faticoso e stressante fisicamente. È così che si creano delle dinamiche per cui una persona deve decidere se investire nella comprensione, formazione e pratica continua del padel, per poter ambire a livelli superiori e partecipare a competizioni sia regionali che nazionali, o continuare a praticare l’attività come giocatore amatoriale. Su questi presupposti, diventa d’obbligo essere assistiti da professionisti sia relativi al settore del padel in quanto gioco, che nel movimento funzionale e in un approccio nutrizionale adattato e specifico per il singolo. La sinergia di queste componenti risulta indispensabile per poter ottenere il massimo e ambire a livelli più alti. Nella mia idea di approccio al gioco più semplice, la parola d’ordine è il divertimento. Quando mi trovo davanti delle persone alle prime armi, mi impegno affinché possano imparare divertendosi, regalando un momento diverso per avvicinarle allo sport nelle dinamiche più ludiche. Quando si parla di agonismo il discorso è un altro, creo una struttura intorno all’agonista che si esplica in collaborazioni con professionisti che curano la parte di allenamento funzionale, mobilità e nutrizione. Ogni aspetto deve essere curato in funzione dell’individualità del singolo atleta e degli obbiettivi che vuole raggiungere. Per quanto mi riguarda, in quanto preparatore e atleta, lavoro su me stesso e cerco sempre di avere il miglior bagaglio di nozioni per migliorare sia il servizio che offro che le mie prestazioni in campo”.
Quali sono gli obiettivi per l’anno nuovo?
“Tornare in Spagna per apprendere sempre più dinamiche e metodologie d’insegnamento”.
Data l’opportunità di apprendere qualcosa in più anche relativamente al “dietro le quinte” del mondo del padel, gli abbiamo chiesto di raccontarci come funziona una struttura, quali dinamiche girano intorno ai circoli sportivi e come procede la sua esperienza al loro interno: “Le tipologie dei centri di padel le possiamo catalogare per livelli:
– Livello base: la struttura ti permette di prenotare il campo con largo anticipo, si può usufruire dei servizi igienici e di una segreteria;
– Secondo livello: la struttura ti propone, oltre ai servizi sopracitati, anche quelli inerenti alla ristorazione e ai momenti ricreativi;
– Terzo livello: la struttura si colloca come centro sportivo a tutti gli effetti, diventa un punto di ritrovo in cui poter crescere dopo un primo approccio al padel, fino a mettere a disposizione tutto ciò che concerne il contesto agonistico.
Come possiamo vedere, un centro sportivo può diventare una grande famiglia con clienti fidelizzati, e questo potrebbe portare a più guadagni e consensi.
“Chi ha investito sui centri sceglie su quale dei tanti aspetti focalizzarsi, nell’ottica di attirare quanti più utenti. Ovviamente, un approccio trasversale sarebbe ottimale, ma purtroppo sono ancora pochi i centri che offrono pacchetti completi rispetto al gioco e allo sport in generale. Inoltre, ho riscontrato nelle mie esperienze passate, che purtroppo alcune strutture vedono gli utenti non come persone, ma esclusivamente come numeri e fonti di guadagno. Questo aspetto rischia di provocare un allontanamento degli atleti e un malessere generale presso le strutture sportive. C’è ancora la rincorsa al guadagno nell’immediato, senza lavorare in funzione di un progetto. Sarebbe più saggio confrontarsi con i paesi dove il Padel è presente da anni, come la Spagna, in primis, per poter avere un’idea di cosa voglia dire investire su questo sport e quale sia la proiezione futura secondo la linea di investimento scelta” conclude Luca Ghiani.
Insomma, vi abbiamo raccontato i punti di forza e i punti di debolezza del fantastico mondo del padel. Ora tocca a voi: proverete a prendere in mano la racchetta e a cimentarvi in questo sport?
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