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Accadde oggi. Il 19 novembre 461 veniva eletto il primo Papa sardo, Sant’Ilario

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Il 19 novembre del 461 veniva eletto Papa Ilario, arcidiacono della chiesa romana. Ilario assurgeva al soglio pontificio in sostituzione di papa Leone I detto Magno, il pontefice che secondo la tradizione era riuscito a fermare Attila. Papa Leone I era morto il 10 novembre e nove giorni dopo era stato scelto per succedergli proprio Ilario. Della giovinezza di Ilario nulla si sa, a parte che era sardo e figlio di un certo Crispino. In quell’epoca la Sardegna apparteneva ancora all’Impero Romano d’Occidente, anche se ne seguiva la burrascosa fase calante. Non sarebbero passati molti anni infatti prima che i Vandali la conquistassero nel 456 d. C.

Ma ritornando alla giovinezza di Ilario, lo ritroviamo diacono sotto il lungo pontificato di Leone Magno. La fiducia del pontefice romano nei confronti di Ilario doveva essere molto forte se, nel 449, lo designa, insieme al vescovo Giulio di Pozzuoli e ad altri, a rappresentarlo al II Concilio di Efeso. Tale concilio doveva dirimere la controversia sorta tra il patriarca di Costantinopoli Flaviano ed il monaco Eutiche. Durante i primi secoli dell’era cristiana le controversie tra le varie correnti teologiche erano molto sentite. Nel IV e V secolo la celebrazione dei concili di Nicea (325), Costantinopoli (381) e di Efeso (431), avevano portato ad importanti proposizioni dottrinali sulla divinità del Cristo che furono fissate nel Credo (come oggi lo conosciamo), che punto per punto stabiliva i punti focali della fede cristiana. Sorsero numerose correnti scismatico-ereticali, spesso partite dal normale dialogo teologico, ma presto irrigiditesi nell’errore ostinato. Tra queste, la più problematica all’epoca del sardo Ilario era la posizione Monofisita. Al II Concilio di Efeso però prevalse la politica, il peso maggiore lo esercitò Dioscoro, Patriarca di Alessandria, che, appoggiato Crisafio ministro del debole Imperatore Teodosio II, mise al bando gli accusatori di Eutiche e lo riabilitò.

Allo stesso tempo venne accusato di eresia il Patriarca Flaviano, le violente proteste furono sedate dalle guardie imperiali, che irrompendo nella sala malmenarono brutalmente diversi vescovi, tra cui Flaviano, che venne trattenuto con la forza fino alla sentenza d’esilio. Tra i più vivi oppositori è annoverato proprio Ilario che, dopo aver raccolto la supplica di Flaviano al pontefice romano Leone I, fugge da Efeso nonostante Dioscoro tenti di fermarlo con ogni mezzo. Nel frattempo Flaviano muore in esilio per le ferite riportate. Ilario, dopo un lungo viaggio, colmo di pericoli, giunge a Roma dove informa Leone I dell’esito conciliare. Leone I protesta vivamente presso Teodosio II, ma è tutto inutile, la spaccatura tra Oriente ed Occidente sembra insanabile.

Un anno dopo però Teodosio II muore ed il suo successore Marciano, avverso ai monofisiti, s’affretta a convocare un nuovo Concilio Ecumenico a Calcedonia. Questo si celebra nel 451, in tale occasione trionfano le posizioni ortodosse, Eutiche e Dioscoro di Alessandria vengono scomunicati ed esiliati. Nel 461,alla morte di Leone I, Ilario diviene il 46° Pontefice della Chiesa Romana. Oltre a confermare tutte le istanze conciliari, si cura di reprimere vari abusi che si verificano in Gallia e nella Penisola Iberica. In questo modo riafferma il primato petrino sulla Chiesa Cattolica. A Roma, sul fronte interno, viene molto criticato per le forti spese in favore dell’edificazione e decoro di numerosi edifici di culto. Ricordiamo in particolare gli Oratori di San Giovanni Battista e di San Giovanni Apostolo nel Battistero del Laterano. Sullo stipite dell’Oratorio di San Giovanni apostolo è ancora visibile una sua iscrizione. Le critiche per le per le ingenti spese giunsero anche perché Roma attraversava un periodo molto critico, le finanze si erano dissanguate nel tentativo di allestire una valida flotta da opporre ai Vandali e la guerra appariva ormai imminente. Il destino dell’Impero d’Occidente era comunque segnato, anche se Papa Ilario non ne fu testimone, il pontefice sardo infatti spirò il 29 febbraio dell’anno 469. Fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura.

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