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La leggenda de su Casteddu Etzu a Cuglieri: un fantasma e la vita spericolata di una Marchesa

La leggenda de su Casteddu Etzu del Montiferru a Cuglieri: un castello, un fantasma e la vita spericolata di una Marchesa del 1600.

La fama del castello è legata alle vicende della vita dissoluta di Francesca Zatrillas marchesa di Laconi, moglie di Agostino di Castelvì.

Nel 1169 Ittocorre de Gunale, fratello del giudice di Torres Barisone II, fece costruire il castello con lo scopo di difendere la frontiera del giudicato dalle mire espansionistiche del giudicato di Arborea. Gli arborensi vinsero e con la dissoluzione del giudicato turritano il castello entrò a far parte dei possedimenti del giudicato di Arborea. Il castello fu edificato in un luogo poco accessibile con massi di basalto, roccia calcarea e mattoni e la fortezza assunse importanza strategica durante la strenua resistenza sostenuta dagli arborensi contro i catalani-aragonesi.

La guerra fu vinta dai catalani e il castello perse la sua funzione difensiva, divenne un feudo e passò tra i possedimenti di Guglielmo di Montagnans che poi vendette il suo beneficio a Raimondo Zatrillas nel 1421. Il castello rimase di proprietà della famiglia Zatrillas, conti di Cuglieri e marchesi di Siete Fuentes per più di 200 anni. In seguito ad una lite successoria la marchesa Francesca Zatrillas, nel 1661 ottenne i feudi di Cuglieri e Siete Fuentes. La marchesa, nata a Cagliari nel 1642, a 23 anni rimasta senza genitori, sposò il fratello della madre, il potente Don Agostino de Castelvì marchese di Laconi ed ebbe un figlio.

Durante una lunga assenza del marito partito in Spagna, Francesca rimasta a Cagliari si innamorò del cugino Silvestro Aymerich, figlio del conte di Villamar e intraprese con lui una relazione clandestina. Poco dopo il suo rientro a Cagliari il marito fu assassinato e, a distanza di un mese venne assassinato anche il Viceré Marchese di Camarassa. Francesca fu fortemente sospettata di essere la responsabile di entrambi i delitti. In realtà Castelvì e Camarassa erano acerrimi nemici e la loro morte probabilmente è l’esito di intrighi di palazzo. La marchesa allora preferì allontanarsi dal clima di sospetto di Cagliari e si trasferì nel suo feudo, al Castello di Cuglieri dove sentendosi protetta, si dedicò ad una vita decisamente poco consona alla sua recentissima vedovanza, e non fece niente per tenerlo nascosto. Infatti in una lettera inviata a uno degli esponenti più in vista della famiglia, un anonimo scrive: “Con meravigliosa sfacciataggine e licenziosa indecenza, Donna Francesca tiene capriccio con Silvestro Aymeric”.

Tutto questo verrà poi confermato da un Cappuccino che da Cagliari la famiglia di Francesca mandò al castello affinché la facesse rinsavire. Il frate rimase scandalizzato dalla audacia della marchesa, la quale festeggiava ogni sera con dame e cavalieri la sua vedovanza senza darsi pena di chiudere le finestre del castello dalle quali tutta la popolazione assisteva a quello spettacolo indecente.

La marchesa non si ravvide, ma il processo per l’omicidio del Viceré proseguì e lei fu riconosciuta colpevole nel 1669. Così fuggi a Livorno e da lì riparò a Genova dove finalmente poté sposare il suo amato Silvestro, che però cadde in un agguato poco dopo. Francesca allora, dopo una breve vita avventurosa e sfrontata per l’epoca, decise di espiare i suoi peccati facendosi suora a Nizza dove morì nel 1673 a soli 31 anni.

Dopo la condanna i beni di Francesca furono confiscati alla famiglia Zatrillas e il castello venne acquistato da Don Francesco Brunengo cagliaritano, nel 1670. Si racconta la famiglia Brunengo, fu sterminata in battaglia e gli unici a salvarsi furono il figlio più piccolo e la sua balia, che rimasero intrappolati nei sotterranei dove avevano cercato rifugio per scampare all’agguato e lì rimasero fino alla morte. Adesso il fantasma della balia si aggira per le rovine del castello e si dice che la notte si senta ancora cantare le sue nenie per il piccolo che le era stato affidato. Dal 1670 il castello non ha avuto più nessun proprietario. (Dalila)

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