Negli ultimi anni si parla sempre di più di metaverso e delle sue potenzialità per i videogiochi: milioni di utenti ogni giorno entrano, con le loro console digitali, all’interno di mondi irreali per viverli in modo totalmente immersivo.
Ma cosa succede se tutte le capacità di questo mondo virtuale vengono usate per creare una città in cui è possibile condurre una vita a tutto tondo? Una realtà parallela, un mondo digitale in cui è possibile condurre una vita a trecentosessanta gradi: costruire e arredare la propria casa, acquistare un ufficio o un negozio e aprire un’attività, giocare al casinò, andare al museo, partecipare e assistere a gare automobilistiche, fare shopping, coltivare rapporti. State1, con le sue sedi sparse tra Milano, Cagliari e Genova, è la prima e unica azienda in Italia, che dal 2020 lavora alla creazione di un metaverso in cui è possibile condurre una vita il più simile possibile a quella che conduciamo ogni giorno sulla Terra. A guidare questo ambizioso progetto un grande team, formato dai fondatori Andrea Bandera (CEO) e Davide Sanna (COO) che insieme ad Alessandro Loi (CFO), Daniele Argiolas (CIO) David Spuri (CTO), e il supporto di altre numerose figure professionali, stanno per aprire le porte di State1 Metaverse agli utenti di tutto il mondo. 

La mappa di State1

La città si estende per 40 milioni di metri quadri e si suddivide per zone, dalle più comuni a quelle più esclusive. Possiamo entrare in questo mondo virtuale per concederci una vacanza, come semplici turisti, oppure come veri e propri cittadini, classificandoci come base, plus, advanced o VIP, in base ai nostri acquisti. Se decidiamo di entrare in State1 come cittadini allora è necessario avere una casa. Proprio come nella vita reale possiamo scegliere di costruire la nostra villa o il nostro palazzo nel quartiere che più ci piace e, se ci va, possiamo perfino diventare i vicini di casa di Nicola Ventola (ex calciatore) o Filippo Magnini (ex nuotatore) ed entrare in contatto con tutte le altre celebrità che già fanno parte di State1.

Nel nostro mondo, scegliere il luogo perfetto in cui vivere non è semplice, ma in State1 ogni zona ha delle caratteristiche ben precise che ci aiutano a selezionare il quartiere che più si addice a noi: se siamo alla ricerca delle zone più esclusive della città la nostra scelta sarà tra la zona “VIP”, quella più centrale e ambita, e la zona “Stadium VIP Area”, popolata da numerosi sportivi di alto livello. Per chi invece vuole costruire la propria villa in una zona residenziale consigliamo la “Palm Villa Residential”, quella più importante.  Chi ama la movida notturna troverà la sua casa ideale a “Las Vegas Casino” o “Casino (center)”. Non manca la parte dedicata all’oriente: nella zona “Zen” è possibile acquistare un appartamento, un negozio o una palestra.

Scanner

Tra gli edifici in vendita all’interno di State1 troviamo anche uffici e negozi. Ma perché un’azienda dovrebbe decidere di aprire la propria attività commerciale anche nel metaverso?
“Le aziende che decidono di portare la loro attività all’interno di State1 Metaverse si assicurano una vetrina di livello mondiale ma soprattutto rivoluzionano il sistema delle vendite online, i resi saranno nettamente inferiori – ci spiega il COO Davide Sanna – . Attraverso uno scanner per persone, realizzato da un’azienda americana e su cui abbiamo l’esclusiva in Italia, diamo la possibilità agli utenti di realizzare un avatar verificato che sia identico a loro in tutto e per tutto, certificato da una spunta. Grazie a questo, il cliente potrà misurare in anteprima accessori e capi d’abbigliamento, proprio come farebbe nei camerini di un negozio, e avere la certezza che gli calzino a pennello. Il sistema di verifica comprenderà i capi e tutti gli altri oggetti virtuali e ne garantirà l’autenticità. Una volta completato l’acquisto nel metaverso, il cliente riceverà a casa sua il bene acquistato”.
Esatto, perché i beni acquistati nel metaverso, oltre a essere NFT, potranno anche essere oggetti reali. Un NFT è un “certificato digitale” basato sulla tecnologia blockchain che contrassegna la proprietà  del nostro prodotto digitale come univoca, insostituibile e non replicabile. Questo vale per tutti i prodotti acquistabili all’interno di State1 dall’abbigliamento alle ville, dagli appartamenti alle opere d’arte che possiamo ammirare e acquistare nell’area Museum, dedicata all’arte.  

La moneta di State1
Il viaggio all’interno del metaverso è appena iniziato ma i progetti per costruire un mondo sempre più vicino alla realtà sono tanti. Per ora è possibile acquistare i beni con carta di credito e criptovalute, ma presto troveremo all’interno di State1 degli exchange che consentiranno la conversione da valuta FIAT (euro, dollaro ecc.) alla moneta ufficiale: il GoldBrick.  Insomma, avremmo la possibilità di convertire i soldi proprio come succede durante i nostri viaggi all’Estero.
Per guadagnare i nostri GoldBrick abbiamo anche una seconda opzione disponibile solo in versione limitata: acquistare un “miner” in versione classica o un “muscle miner”, una versione potenziata. Questi lavoratori digitali (PNG), in veste di minatori, inizieranno subito dopo il nostro acquisto a minare e ricavare GoldBrick.  

Ora ci resta solo una cosa da capire: come possiamo entrare nel metaverso?
Abbiamo a disposizione due modalità per addentrarci nel metaverso: in 3D oppure in realtà virtuale (VR). Se scegliamo la prima opzione possiamo accedere attraverso il nostro pc e i diversi dispositivi mobili. La seconda modalità invece è quella più immersiva e consigliata per usufruire della migliore esperienza possibile. Quest’ultima opzione prevede l’utilizzo di supporti esterni come il visore VR a cui si può abbinare un particolare tapis roulant omnidirezionale che permette di muoversi liberamente nel metaverso, senza limiti di spazio, e una tuta sensoriale che, una volta indossata, permetterà di includere le esperienze tattili. 

Curiosi di sapere cosa si prova ad essere all’interno di State1 Metaverse: siamo entrati nella prima stanza virtuale. Qui abbiamo avuto una piccola anteprima della città, espositori con palazzi, un supporto al quale chiedere tutte le informazioni necessarie a diventare cittadini e tanto altro.
Entrare nella stanza virtuale è totalmente gratuito e non ci obbliga a diventare cittadini: sbirciare all’interno di State1 è facilissimo, è sufficiente iscriversi al sito a questo link e abbiamo subito accesso alla stanza virtuale. 

A questo punto possiamo dire che quel futuro fantascientifico che fino ad ora ci ha fatto sognare e affascinato nei film e nei videogiochi è finalmente arrivato e si chiama State1. 

Oggi, 23 aprile si celebra San Giorgio, il “Megalomartire” che secondo la leggenda e la tradizione fu capace di sconfiggere il drago.

La vera origine della bandiera della Sardegna, i quattro mori divisi da una croce rossa su sfondo bianco è fortemente legata proprio al Santo.

Il campo bianco diviso dalla croce rossa è infatti per tradizione il simbolo di San Giorgio.

L’origine del vessillo dei quattro mori, simbolo della Sardegna, è legato alle vicende belliche della Corona di Aragona, che dominò la Sardegna dal 1324 al 1479 (poi dall’unione con il regno di Castiglia nacque la Corona di Spagna). La tradizione vede le quattro teste del vessillo come le teste dei quattro capi saraceni sconfitti e uccisi da re Pietro I d’Aragona nel 1096 ad Alcoraz, dove l’esercito aragonese avrebbe ottenuto la vittoria unicamente grazie all’intervento di San Giorgio che apparve sul campo di battaglia nelle vesti di un cavaliere bianco con una croce rossa sul petto.

Vessillo aragonese.

Il vessillo sarebbe quindi la celebrazione di quella vittoria. Nel tempo gli Aragonesi rimasero fedeli a San Giorgio. Poi alla fine del Quattrocento gli Aragonesi-Catalani concessero il simbolo dei quattro mori ai Sardi e conservarono i 4 pali rossi in campo giallo come proprio vessillo.

Nel 1718, dopo una piccolissima parentesi asburgica, la Sardegna passò al ducato di Savoia ma mantenne come simbolo la bandiera dei quattro mori. Nel tempo il simbolo è stato più volte interpretato: prima i mori avevano la barba e la corona, poi hanno messo la benda sugli occhi, benda sulla fronte, croce di San Giorgio più grossa, più fine, orecchino nel lobo sì, orecchino no, teste dei mori rivolte a sinistra, teste dei mori rivolte a destra. Interpretazioni, appunto, spesso legate alla connotazione politica dei rappresentanti politici.

Il vessillo da parte dei sardi è quindi un segno di sottomissione alla corona d’Aragona, fatto comunque proprio nel corso del tempo. I Sardi, infatti, sono restii a cambiare questo simbolo che, nonostante qualche piccolo cambiamento, viene mostrato, almeno in certe parti dell’Isola, con grande orgoglio.

Riva con i quattro mori sul petto.

C’è però anche chi, coerentemente con le proprie origini, per non accettare simboli di dominazione, avrebbe scelto un altro vessillo: il desdichado, l’albero sradicato simbolo del giudicato d’Arborea, ultimo regno autonomo sardo a resistere alla protervia degli Aragonesi prima e degli Spagnoli poi.

L’albero sradicato simbolo del Giudicato d’Arborea nella chiesa di San Serafino a Ghilarza.