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Gianfranco Zola: quando Magic Box rischiò di essere rapito

Gianfranco Zola a metà degli anni novanta era uno dei giocatori più forti della serie A, vestiva la maglia del Parma, dopo l’acquisto dal Napoli con cui era approdato nella massima serie italiana, dopo aver vestito la maglia della Nuorese e della Torres. Maturato calcisticamente nel Napoli di Maradona, in seguito ne ha “ereditato” in campo la pesante maglia numero dieci, che il calciatore di Oliena ha vestito senza sfigurare. Al Parma è all’apice del carriera, nel campionato italiano, allora “NBA del calcio”, oltre a deliziare il pubblico con le sue giocate, segna a raffica.

Il fatto di essere il giocatore più importante della squadra emiliana, mette in testa a Fabrizio Maiello e altri complici di realizzare il sequestro del giocatore sardo chiedendo il riscatto al presidente del club parmigiano. Maiello è un ex calciatore delle giovanili del Monza, dalle notevoli potenzialità calcistiche stroncate da un grave infortunio al ginocchio a diciassette anni, in seguito finito nel vortice della malavita. Varie vicende criminali lo portarono ad essere recluso nell’ospedale psichiatrico giudiziario nel 1991, nel 1994 approfitta di un permesso premio per darsi alla latitanza. Come racconta Maiello nell’intervista al sito gianlucadimarzio.com: “In quel periodo ero latitante, ero con altre persone, tutte appassionate di calcio. Giravamo tutta l’Italia e siamo andati a vedere qualche allenamento del Parma. Zola in quel periodo era il giocatore più rappresentativo della società. Ci era venuta questa idea: un rapimento lampo di 24/48 ore per richiedere il riscatto a Tanzi. Ci sembrava una bella opportunità”.

Avevano studiato il piano nel dettaglio, come racconta Maiello al giornalista Chiuchiolo: “Lo avremmo seguito con due macchine per speronarlo in strada e farlo salire sull’altra vettura”. Ma un evento inatteso in questa fase, fa saltare il piano e prendere un’altra decisione a Maiello stesso come racconta nell’intervista: “Lo stavamo seguendo quando si è fermato ad un distributore di benzina. Siamo scesi anche noi, volevamo aspettarlo. Gianfranco però ci è venuto incontro, sorrideva e ci ha chiesto se volessimo un autografo. È in quel momento che ho pensato ‘ma cosa sto facendo? Ma lasciamo stare’. Abbiamo scambiato due parole, gli ho detto che ero un tifoso del Napoli e gli ho chiesto un autografo”. Nell’articolo di gianlucadimarzio.com anche la foto della firma del fantasista sardo, con Maiello che svela un retroscena: “Gli ho dato la mia carta d’identità, me l’ha firmata, ma il suo sguardo è cambiato: si è irrigidito, un’occhiata alla mia mano, lì sopra ho inciso sulla pelle i cinque punti della malavita, non un tatuaggio come un altro. Quello identifica un criminale, si fa solo in carcere”.

Zola avrebbe affrettato il passo e sarebbe salito sulla macchina, con Maiello e i suoi complici che lo avrebbero seguito in auto per diversi chilometri. Anche se in disaccordo con gli altri, l’ex promessa del Monza non avrebbe speronato il giocatore del Parma, ma si sarebbe limitato a suonare il clacson in segno di saluto, lasciandolo andare. Un incrocio di destini tra Zola e Maiello che avrebbe potuto avere delle spiacevoli conseguenze per il calciatore di Oliena. In quegli anni era un giocatore della nazionale, partecipando al Mondiale del 1994 e l’Europeo del 1996. Il goal di Wembley nel 1997 durante le qualificazioni al Mondiale del 1998, consentì all’Italia di espugnare il fortino inglese per la seconda volta nella storia, è ancora impresso nella mente degli appassionati di calcio.

Proprio in Inghilterra sarebbe proseguita la sua carriera con la maglia del Chelsea, scrivendo la storia del club con successi internazionali come la Coppa delle Coppe e riconoscimenti individuali. Ha chiuso la carriera nel Cagliari riportandolo in serie A e rendendosi protagonista l’anno successivo in una brillante salvezza. Con il Chelsea qualche mese fa, in veste di allenatore in seconda di Maurizio Sarri ha contribuito alla vittoria dell’Europa League. Invece Maiello: “Grazie soprattutto al calcio all’interno dell’OPG”, come affermato nell’intervista a firma di Chiuchiolo, è un uomo recuperato, svolge la professione di giardiniere e si è lasciato alle spalle la criminalità, ritrovando quello spirito e la serenità di quando era una promessa calcistica nel Monza.

 

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