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La Cagliari che non c’è più: “Ajò a tuffare”, negli anni ’50 e ’60 i tuffi dal ponte de Sa Scaffa

La Cagliari che non c’è più: “Ajò a tuffare” quando negli anni ’50 e ’60 si diceva così, si intendeva al ponte de Sa Scaffa.

In questa immagine della metà degli anni ’60, di una Cagliari ancora sotto l’effetto del boom economico, un gruppo di giovani “ingiogazzati” si tuffa dal ponte in cemento, uno dei tre ponti che per un certo periodo hanno convissuto a Sa Scaffa. All’epoca l’acqua era limpida e pulita e i ragazzi andavano a fare il bagno a un passo dalla città. Ma alla fine degli anni ’80 il ponte è stato demolito.

A Sa Scaffa fin dalla fine dell’ottocento si sono avvicendati numerosi ponti, da quelli precari in legno a quelli più futuristici in ferro, come quello disegnato dall’ingegner Cottrau, buttato giù da una notte di tempesta nel novembre del 1898.  Così nel 1903 se ne costruì uno più robusto, che fu affiancato da un altro ponte, vent’anni dopo costruito a spese della società Conti-Vecchi, stavolta in cemento armato, c’è però una caratteristica che li accomuna: la data di inaugurazione, perché l’onore di inaugurarli veniva accordato ogni volta a Sant’ Efisio. Nel 1938 fu costruito un terzo ponte, questa volta più alto, di ferro, per consentire il passaggio di navi da carico, ma Sant’Efisio fu privato dell’onore del varo perché spettava ai gerarchi fascisti, visto che il ponte fu voluto da Mussolini. Nel 1975 fu nuovamente Sant’Efisio a inaugurare il mega ponte figlio del progresso, in cemento armato lungo 453 metri e largo 18. Inizialmente percorso solo in direzione della costa, dal 1988 divenne a doppio senso e così gli altri ponti divennero inutili e quelli del 1903 e 1924 furono demoliti, sopravvive quello del 1938. (Dalila)

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