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Genitori d’Ogliastra. Il cuore di mamma Luisa Buttau e la sua battaglia per salvare la vita del piccolo Andrea

Si dice che le mamme siano capaci di vedere persino al buio, quando si tratta dei propri bambini.

Che diventino leonesse e che i loro pensieri siano sempre lì, a gravitare attorno alla salute dei propri figli, con la speranza di vederli felici sempre, sani sempre, vivaci e soddisfatti sempre.

È bello pensare che il cordone di amore e cura che lega una madre al proprio figlio non si tagli mai, non del tutto, ed è proprio per questo che spesso sono loro – battendosi con le unghie e con i denti – a risolvere
situazioni che sembrano impossibili. Quella del piccolo Andrea Casari è la storia del coraggio di mamma Luisa Buttau – originaria di Villagrande ma trapiantata a Milano per lavoro –, della sua forza e determinazione.

Porta il nome di Andrea Nieddu, tanto amato e morto nel 2016, il piccolo guerriero di cinque anni, e Luisa è convinta che dall’alto lui vegli sulle sorti di quel cuginetto così simile a lui in forza, altruismo, energia e perseveranza: be’, sarebbe dovuto nascere lo stesso giorno e Luisa, incinta, avrebbe dovuto dirlo al figlio della sorella proprio la settimana che la notizia infausta della sua triste dipartita si abbatte sulle famiglie Nieddu-Buttau.

«Non potevo piangere, non volevo far male al piccolo dentro di me» racconta Luisa, «nonostante la morte di Andrea Nieddu ci abbia colpito nel profondo. Mio figlio è nato nella sofferenza, nel tormento.»

Anche la sua venuta al mondo è burrascosa. Appena nato, tremava troppo e mamma Luisa non si fida di chi dice sia normale. Pretende dei controlli più approfonditi.

Questa è la prima volta che gli salva la vita: il piccolo viene infatti ricoverato in Patologia Neonatale per Ipoglicemia e per Escherichia Coli, gravissima infezione.

Nel frattempo, anche lei non si sente bene: dopo diverse peripezie le viene diagnosticata la DIC, gravissima sindrome. Quando sente i dottori dire: «Se non la salviamo, le rimangono venti minuti di vita» mamma-coraggio si accende e la prima cosa che dice, facendosi forza, è: «No, il mio Andrea avrà una mamma, io vivrò.»

Entrambi rimangono un mese ricoverati – in due ospedali diversi, quindi divisi –, tra speranze e dubbi, ma arriva il tempo delle dimissioni. Luisa e suo marito Valerio però avranno ancora tanti ostacoli, dinanzi a sé, sebbene ancora non lo sappiano.

«Andrea aveva qualcosa che non andava, io me ne sono accorta subito» racconta la villagrandese. «I suoi frequenti raffreddori duravano molto di più rispetto a quanto durassero agli altri bambini, inoltre prendeva di continuo antibiotici e cortisone. Aveva una “tosse abbaiante” e io riportavo, senza venire mai ascoltata, questo dettaglio ai medici.»

Nessuna diagnosi, solo supposizioni. Il fatto che Andrea sia un uragano di vita, un bimbo vivace e intelligente porta le persone a pensare che non sia nulla. Ma Luisa lo sa, lo sente nel suo cuore: si deve muovere e anche velocemente se vuole salvargli la vita. Il piccolo Andrea viene visitato da pneumologi, gastroenterologi, allergologi ma nessuno pare avere delle risposte. «Mi sono detta: adesso basta. Davano ad Andrea mille farmaci e il bambino comunque non migliorava mai.»

Dopo varie ricerche, arriva al Buzzi di Milano dove uno pneumologo le dà, con certezza, la prima diagnosi che avesse un senso: il piccolo Casari ha la tracheobroncomalacia, una malattia che rende la trachea deformata. Ma sorge un altro problema. Intanto, mamma Luisa si sposta al Gaslini di Genova: il dottor Torre le dice che lui sarebbe in grado di ricostruire al bambino la trachea, ma che prima avrebbero dovuto escludere un coinvolgimento dell’aorta.

«Era proprio così» racconta la giovane originaria di Villagrande «l’aorta schiacciavala trachea, quindi era più complesso del previsto.» Arrivano i controlli necessari, prima viene fatta una TAC – che rivela la compressione toracica – e poi la broncoscopia, in anestesia totale.

Mamma Luisa non riversa sul figlio la sua preoccupazione: «Ora ti verrà data la prima medicina, poi ci sarà la seconda.» Lo esorta a non avere paura: d’altronde, anche lei,nonostante l’ansia, è serena. Finalmente c’è una spiegazione, la soluzione sembra sempre più vicina. Il cardiochirurgo che alla fine lo opera per via del problema sopraggiunto, Francesco Santoro, prima dell’intervento, si inginocchia dinanzi al piccolo – che vestiva il pigiama con i bottoni simbolicamente cuciti dalla madrina Clelia – e lo guarda intensamente, forse per rassicurarlo: l’avrebbe salvato. L’intervento è difficoltoso: Santoro incide il torace del bambino, solleva l’aorta, elimina una parte del torace e fa spazio, così, alla trachea. L’intervento va bene e tutte le complicanze paventate non si verificano, quindi Andrea Casari viene dimesso anche prima del previsto.
«Il suo secondo compleanno è il 6 giugno 2022, quando la vita gli è stata salvata ancora.»

Frizzante, acuto e molto forte: il piccolo si riprende in maniera velocissima. Dopo soli tre giorni inizia a camminare, qualche giorno dopo addirittura balla sulle note della canzone di Mauro Piroddi – che era amico di Andrea Nieddu, e Luisa si commuove per quest’ulteriore prova di amore dal cielo. «Io so che è la Madonna a starmi accanto» racconta poi «e quando io e Andrea sentivamo l’“Inno a Maria” lui veniva ad abbracciarmi, come se l’amore che sentiva per me diventasse ancor più forte in
quel momento.»

Luisa cerca anche di fare numerosi appelli, quando il bimbo è sotto i ferri: «Ero fermamente convinta che l’energia positiva delle persone potesse salvarlo, il filo umanitario che si forma tra persone buone è sempre miracoloso. Altresì, volevo, con quei post pubblici, rivolgermi a tutti: a chi era sano, desideravo consigliare di godersi ogni momento con serenità, ai malati volevo infondere forza e coraggio, affinché tutto
si risolvesse presto.»

Il difetto congenito è risolto, l’unico quesito che ancora non può avere una risposta è uno: la trachea riuscirà a diventare come avrebbe dovuto essere? Si scoprirà tra un anno, ma Luisa è fiduciosa.

«Se non mi fossi intestardita, Andrea sarebbe ancora a rischio vita. In questi anni ha ricoperto tutti noi d’amore. Adesso che so che andrà tutto bene sono serena.»

Andrea Casari avrà sempre con mamma Luisa Buttau un rapporto particolare, un legame di cuore e di sangue: d’altronde, lei avrebbe fatto di tutto per lui, per salvarlo, per tenerlo con sé. E questa è una delle prove d’amore più importanti del mondo.

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