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Lo sapevate? La necropoli di Tuvixeddu in antichità era una delle più vaste del Mediterraneo

tuvixeddu

Tuvixeddu

Dell’antica Karaly, l’insediamento fenicio-punico nel Golfo degli Angeli, rimane oggi in vista solo la città dei morti, e in particolare l’area funeraria più antica e rappresentativa, Tuvixeddu.

La necropoli fenicio-punica, la più vasta di tutto il bacino del Mediterraneo (anche più grande di quella di Cartagine), si sviluppa tra il VI e il III secolo a.C., attraverso l’escavazione nella roccia calcarea di sepolture, prevalentemente del tipo a pozzo e con profondità variabile tra gli 8 e i 3 m, destinate a ospitare i defunti inumati. Il grande interesse archeologico della necropoli di Tuvixeddu risiede anche nella sua capacità di documentare, attraverso esempi rari in tutto il mondo punico, una tradizione di pittura parietale di matrice nord-africana.

Nelle pitture, datate tra il IV e III secolo a.C., sono rappresentati elementi decorativi floreali, come fregi di fiori di loto e palmette, ma anche serpenti urei, gorgoni, motivi geometrici. Di particolare rilievo la Tomba del Sid, dove la rappresentazione pittorica trova significative corrispondenze con l’omonima divinità sardo-punica venerata nel Tempio di Antas, e la Tomba dell’Ureo, impreziosita da un raffinato fregio pittorico in cui spicca la figura del serpente cobra alato.

Nei secoli successivi, la necropoli fu ulteriormente ampliata alle pendici del colle, dove i Romani scavarono sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa. Ci sono anche tombe monumentali appartenenti a personaggi illustri.

Nei secoli moderni, ed in particolare durante tutto il XIX secolo, l’area è stata utilizzata per scopi industriali e abitativi.

Sono state ritrovate oltre 1500 tombe ma molte altre sono state distrutte dagli antichi romani e da una importante azienda italiana che produceva cementi e negli anni Settanta fu autorizzata a trasformare parte della zona in una cava. Altre tombe sono andate perdute con la speculazione edilizia legata alla costruzione del parco archeologico alla fine degli anni Novanta.

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