La curiosità. Perchè in Sardegna non esistono le vipere?
L'assenza di questi rettili ha a che fare con la separazione della Sardegna dal continente europeo di milioni di anni fa. Ecco la spiegazione completa
La Sardegna si separò dal continente europeo 25-28 milioni di anni fa, dopo il distacco della microplacca sardocorsa, mentre i Viperidi giunsero in Europa, dall’Asia, in tempi più recenti.
La separazione dovuta al mare impedì dunque il riprodursi in Sardegna di questi rettili.
Come riporta Focus, sembra che le vipere abbiamo però vissuto in Sardegna 20 milioni di anni fa e poi circa 8 milioni di anni fa. Ma essendo abituati ad ambienti caldi, quando sopraggiunsero epoche più fredde si estinsero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo sapevate? In Sardegna esiste una scuola di falconeria
A San Gavino incontriamo i falconieri Andrea e Fabio Ortu per conoscere il loro progetto.
Un’arte con una tradizione antichissima, che ora viene riproposta per grandi e piccini. Andrea e Fabio Ortu, padre e figlio sangavinesi fondatori dell’Associazione Falconieri di Eleonorae, ci raccontano come un’esigenza si sia trasformata in passione da divulgare.
«Tutto è nato dalla necessità di effettuare il cosiddetto bird control, ovvero l’allontanamento dei volatili attraverso i rapaci, in un’azienda alimentare in cui i piccioni stavano creando problemi di igiene. In quell’occasione abbiamo deciso di frequentare dei corsi di formazione in provincia di Varese, e lì abbiamo scoperto un mondo nuovo e affascinante, che non abbiamo più voluto abbandonare».
Nasce così l’idea dell’associazione, con la quale si vuole innanzitutto tutelare i rapaci, ma anche proporre attività come le rievocazioni storiche e i corsi di avvicinamento alla falconeria. Fabio ci spiega che «Già nella Carta De Logu si fa riferimento all’utilizzo dei falchi nella caccia, usanza diffusa tra i nobili tra cui Eleonora D’Arborea e Mariano IV e proseguita fino all’avvento delle armi da fuoco.
Ci piacerebbe quindi affiancare altri gruppi che ripropongono usi, tradizioni ed eventi storici, con costumi e attività tradizionali che aiutino a non perdere la memoria del passato».
Costruire una rete non è però sempre facile, come ci fa capire Andrea: «Abbiamo avuto diversi riscontri negativi nel tentativo di avviare degli scambi e delle collaborazioni con altre associazioni e gruppi che si occupano di rapaci e, in generale, di rievocazioni. Per il momento continuiamo con le nostre risorse e idee, cercando di coinvolgere i singoli ma anche, ad esempio, le scuole».
Ma com’è stata la risposta della popolazione? «Partecipe ed entusiasta. Il rapporto che si crea tra il falconiere ed il suo falco è uno spettacolo che incanta, ma pensiamo che abbia anche un carattere fortemente educativo, grazie al quale si impara ad acquisire, con pazienza e disciplina, il rispetto reciproco. Crediamo quindi che i nostri corsi siano un’occasione per cimentarsi in qualcosa di nuovo e particolare, per apprendere non soltanto l’addestramento dei rapaci ma anche come prendersene cura a 360 gradi, sulla base di tutta una serie di leggi e regole per la loro tutela ed il loro benessere. E, perché no, anche per riuscire a superare eventuali limiti e pregiudizi su animali che sembrano così lontani da noi ma coi quali può nascere una vera e propria simbiosi se si utilizza il giusto approccio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA