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25 aprile, Il partigiano Vittorio Vargiu di Ulassai: un eroe sardo della Resistenza

Oggi 25 aprile, si festeggia l’anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

In questa giornata, meritano di essere ricordati tutti coloro che hanno dato la propria vita, opponendosi alle usurpazioni e le violenze di queste ideologie.

Uno di questi è stato il partigiano ogliastrino Vittorio Vargiu, eroe della Resistenza, mai dimenticato dai suoi concittadini di Ulassai, a cui è stata intitolata una piazza del paese.

Nato  il 10 maggio 1919 da Beniamino Vargiu e Narcisa Salis. La sua famiglia era molto povera e non poté permettergli lo studio oltre la terza elementare.

All’età di 13 anni venne avviato a lavori di ogni genere, ma soprattutto servitù nella pastorizia. All’età di 18 anni nel 1937 si sposa a Ulassai con la giovane Iolanda Deligias sua compaesana.

Richiamato alle armi nel 1940 al Distretto Militare di Sassari, già nel luglio del 1941 si trova a Ferrara poi a Mondovì. Nel marzo del 1942 diventa caporale maggiore con qualifica di motorista e fa parte del 3° Battaglione Movimento Stradale, 7″ Compagnia, sezione A a San Remo dove conosce il futuro amico Francesco Piredda di Nuoro e il colonnello Vito Finazzo, entrambi poi convinti a collaborare insieme al marchese Gianluca Spinola nella rischiosa missione antifascista e partigiana.

Vargiu abbandona il servizio militare per una grave forma di entercolite sub acuta e viene ospitato prima nella casa Zerini poi in quella del marchese, nella zona di Volterra, con l’impiego di aiutante fattore. Nella tenuta andrà poi anche Piredda e da lì nascerà il sodalizio che costituirà la cosiddetta “Banda di Ariano”, formata da due proletari e due nobili, poiché si avrà anche la collaborazione del cugino dello Spinola, Franco Stucchi Prinetti.

Spinola, Stucchi Prinetti, Vargiu – penultimo a destra -, Piredda. I 4 della piccola banda di Ariano. Ph: karl-grazieallavita.blogspot

“La Banda di Ariano” prende il nome proprio dal paese di Ariano dove i quattro amici, abbandonata la divisa militare dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, si ritrovarono e strinsero un accordo partigiano che li vedeva collaborare con il Comando di Giustizia e Libertà e altre formazioni partigiane legate al colonnello Vito Finazzo per combattere il Fascismo. Da quel momento fecero diverse azioni di rappresaglia nei confronti dei convogli delle SS naziste nelle zone di Colle Val d’Elsa e Castel San Gimignano, in un ennesimo scontro a fuoco però nell’estate del 1944 sempre in queste zone vennero catturati e torturati nella speranza che rivelassero i loro contatti con gli altri gruppi. Non fu così e deportati a Castelnuovo Val di Cecina il 14 giugno vennero fucilati sul ciglio della strada. I loro cadaveri vennero orrendamente straziati per evitarne il riconoscimento e gettati insieme ai corpi dei settanta minatori di Niccioleta uccisi in massa alcuni giorni prima.

Significativa risulta un lettera non datata, ma sicuramente riferibile ai primi giorni di maggio del 1947 venuta in possesso di Giuliano Piredda, nipote del partigiano Francesco e di Salvatore Bardi, nuoresi, che la sorella di Vittorio Vargiu, Laura, nata nel 1917, scrive probabilmente alla madre di Francesco Piredda:

“… Cara amica Piredda. Con tanto dolore scrivo queste poche righe facendole sapere notizie di Vittorio. Questa mattina recatami per altro affare dal sindaco, mi legge una lettera mandata da Roma dal patrigno di Spinola dicendo che hanno trovato i cadaveri del suo figliastro Spinola e del Vargiu, e chiedeva il nostro indirizzo affinché ce lo scrivesse proprio lui. Scrisse che si trovano nel cimitero di Volterra e andava lui per metterei un ricordo del suo figliastro e di Vittorio di precisarle l’indirizzo dei genitori. Però a Francesco non lo nomina; ad ogni modo, io le mando l’indirizzo e le scriverà e ne domanderà lei di suo figlio, che ormai erano assieme. Io attendo la risposta dal patrigno dello Spinola e poi non farò a meno di dirlo alla povera mamma che da tanto è in pena, e così saprà se non altro dove giace il suo caro figlio, che poveretta ha perduto tutto ed è diventata anche cieca. Sarà gentile di ricopiarmi la lettera dell’autista che si trovava con essi durante l’attacco e si salvò per miracolo, dove li vide bastonarli e legarli su un palo poveretti, guerra, guerra ne ha fatto si piangere poveri genitori! Con gran dolore chiudo il mio scritto e con tante lacrime, che non posso neanche sfogare il mio dolore per non rinnovarlo una volta di più alla cara mamma. Laura Vargiu, maritata Cossu, Ulassai”.

Alla fine del 1947, dopo il pronunciamento del Tribunale di Pisa, anche il corpo di Vittorio Vargiu fu riesumato e i resti mortali furono dignitosamente sepolti al pari di quelli del suo compatriota Francesco Piredda, per essere infine deposti, alcuni decenni più tardi, nell’Ossario comune del cimitero di Castelnuovo Val di Cecina. I numerosi e complessi problemi logistici e legali furono superati grazie all’autorevole intervento del colonnello Formigli che, in più occasioni, si premurò di informare le famiglie dei due partigiani sardi, Vargiu e Piredda

Questo necrologio riassume in poche frasi il senso del suo sacrificio supremo:

“VITTORIO VARGIU Ulassai 10.5.1919 Partigiano nella lotta clandestina, sopraffatto da ingenti forze tedesche
fu fatto prigioniero il 13.6.1944 e barbaramente trucidato a Castelnuovo Val di Cecina il 14.6.1944 assieme agli eroici compagni GIANLUCA DEI MARCHESI SPINOLA FRANCO STUCCHI-PRINETTI FRANCESCO PIREDDA.

Li unì l’amicizia e il dovere e li unì la morte. Sia il loro gesto di esempio a tutti quelli che intendono e la Libertà vogliono”

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