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Leggende cagliaritane. I lamenti dei fantasmi che giungono dal sottosuolo di Castello

Un quartiere dal passato inquietante, contraddistinto da presenze sinistre che rievocano i lamenti e le preghiere dei detenuti torturati e uccisi nei suoi sotterranei.

Castello, quartiere storico tra i più antichi di Cagliari, è stato teatro di svariate vicissitudini nelle varie epoche storiche. Durante le invasioni pisane, infatti, la giudicessa Benedetta fu costretta a cedere il colle agli eserciti agli invasori che lo fortificarono dotandolo di bastioni, mura fortificate e carceri. Si trattava a tutti gli effetti di un forte vero e proprio, inviolabile ed estremamente sicuro, dotato di numerosi cunicoli sotterranei adibiti a vie di fuga e celle in cui rinchiudere i carcerati, seppellire i morti e, in seguito, a rifugi antiaereo per proteggere gli abitanti dagli attacchi durante guerre.

Tantissime persone nell’arco della storia hanno avuto la sfortuna di permanere in questi anfratti sotterranei: ladri, stupratori, assassini, delinquenti, ma anche innocenti che subivano ogni tipo di tortura finché non trovavano la morte per le sofferenze patite.

Gli anziani cagliaritani residenti in questo quartiere conoscono molto bene la sua storia per un motivo molto semplice quanto inquietante: durante le giornate temporalesche, ventose, quando la luce dei fulmini e il rumore dei tuoni predominano su tutto, si racconta che dal sottosuolo provengano le voci delle anime delle persone morte a causa delle torture; preghiere, urla strazianti e suppliche di coloro che, innocenti o meno, hanno lasciato questo mondo in modo violento e ingiusto, persone le cui anime, anche dopo il trapasso, non riescono ancora a trovare la pace.

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