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Accadde oggi. 17 gennaio 1942, nasceva Muhammad Ali: il pugile tra i più grandi di tutti i tempi

Nato con il nome di Cassius Clay, iniziò a praticare la boxe da bambino.

Vinse l’oro ai Giochi di Roma 1960 e quattro anni dopo il titolo mondiale, sconfiggendo il potente campione in carica Sonny Liston. In seguito, unitosi alla setta afroamericana Nation of Islam, si convertì alla religione musulmana, cambiando così il suo nome in Muhammad Ali.

Tra gli anni ’60 e ’70, Ali fu grande oppositore dell’intervento bellico statunitense in Vietnam. Fu per questo arrestato e accusato di renitenza alla leva. In seguito, la Corte Suprema annullò la sua condanna nel 1971. Obiettore di coscienza, fu icona della controcultura negli anni Sessanta.

Muhammad Ali fu soprannominato “The Greatest”, il migliore, protagonista di alcuni importanti e famosi eventi del mondo pugilistico, come i tre match combattuti contro Joe Frazier e l’incontro – The Rumble in The Jungle – del ’74 in Zaire contro il campione in carica George Foreman, dove riconquistò i titoli persi sette anni prima.

Ali è ricordato come personaggio provocatorio e stravagante, spesso parlando autonomamente, durante le conferenze stampa, anche di problemi non inerenti il pugilato. Diventò in poco tempo il punto di riferimento del Potere Nero afroamericano degli Usa.

Nel 1984 gli fu diagnosticata la sindrome di Parkinson. Ali, benché provato da una lunga e difficile malattia, rimase sempre impegnato in numerose azioni umanitarie, iniziate dopo il suo ritiro dal mondo sportivo. Sino alla sua morte, il 3 giugno 2016.

 

 

 

 

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