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Accadde oggi: 15 gennaio 1992, a Porto Cervo viene rapito il piccolo Farouk Kassam

Accadde oggi in Sardegna. 15 gennaio 1992: quattro banditi rapiscono a Porto Cervo Farouk Kassam: è il primo sequestro dell’Anonima Sarda ai danni di un bambino.

Erano da poco trascorse le 20 e Farouk Kassam – 7 anni, belga di origine indiana – aveva da poco raggiunto la sua cameretta nella villa familiare di Porto Cervo, quando tre banditi irruppero in casa e – legati i genitori e chiusa la sorellina in un armadio – lo rapirono, fuggendo su un’auto a bordo della quale attendeva un quarto complice. Tante, fin da subito, le ipotesi in merito alle cause, fra cui quella – presto smentita – secondo la quale la famiglia Kassam sarebbe stata imparentata con Karim Aga Khan IV, Imam degli Ismailiti Nizariti.

Immediatamente i rapitori chiesero un riscatto di dieci miliardi di lire: soldi che la famiglia, per quanto benestante, non aveva di certo. Inutili le ricerche che lo stesso Fateh fece percorrendo la Sardegna in lungo e in largo, e altrettanto vano l’appello ai rapitori di papa Giovanni Paolo II, durante l’Angelus del 19 gennaio.

Secondo quanto raccontato dal bambino fu “Antonio” (che si rivelò poi essere Matteo Boe, noto esponente del banditismo sardo, organizzatore ed esecutore del rapimento poi arrestato in Corsica) a prendere la terribile decisione di mutilargli l’orecchio sinistro, recapitato alla famiglia a metà giugno, tramite Don Luigi Monni. Il sequestro commosse l’Italia intera, e in migliaia espressero la loro vicinanza stendendo fuori dalle finestre un lenzuolo bianco.

Nella notte fra il 10 e l’11 luglio dello stesso anno Antonello Pagliei – allora capo della Squadra mobile di Sassari – riportò il piccolo alla sua famiglia, in circostanze mai del tutto chiarite e in seguito all’ambigua intermediazione del bandito Graziano Mesina. Secondo la versione ufficiale, comunque, il rilascio avvenne nelle campagne di Dorgali, senza che alcun riscatto fosse stato pagato. Mesina, invece, parlò di un esborso pari a un paio di miliardi, pagati soltanto in parte da amici della famiglia Kassam, mentre il resto era stato messo sul piatto dallo Stato italiano.

Il processo si concluse con la condanna a vent’anni di detenzione per Matteo Boe, 27 per Ciriaco Marras e 29 per Mario Asproni. Non si seppe mai, però, chi fossero “la vecchia” e “l’uomo basso e tarchiato”, cui il piccolo Kassam parlava in riferimento ai due carcerieri.

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