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Accadde Oggi. 15 novembre 1993: nel carcere di “Badu ‘e Carros”, la morte del boss Luciano Liggio

 

La fine del boss corleonese Luciano Liggio – all’anagrafe Leggio – giunse in una cella di “Badu ‘e Carros” il 15 novembre 1993, per infarto del miocardio.

Il sessantottenne siciliano in più di un’occasione aveva avuto dei malori dovuti ai problemi asmatici e cardiaci. Qualche anno prima era stata respinta l’istanza per la concessione di semilibertà presentata dai propri difensori.

Liggio avrebbe avuto la possibilità di lavorare per un’impresa nuorese in qualità di decoratore, qualora gli fosse stato concesso il beneficio. Il boss corleonese fu un protagonista indiscusso per quasi cinquant’anni di “Cosa Nostra”.

Insieme ai compaesani Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella arrivarono all’apice dell’associazione criminale organizzata, lasciando dietro di loro una lunga scia di sangue.

Uno dei primi omicidi commessi da Liggio quello del sindacalista e politico socialista Placido Rizzotto che dava voce ai contadini siciliani.Rizzotto venne tratto in trappola e ucciso nel ’48 su ordine dell’allora capo della mafia di Corleone Michele Navarra. Esecutore materiale lo stesso Liggio insieme ad altri complici.

I resti di Rizzotto verranno ritrovati solo nel 2009 in una foiba di Rocca Busambra a Corleone. Dopo lunghi accertamenti sulla reale appartenenza dei resti al sindacalista, fu celebrato nel maggio 2012 il funerale di Stato. A rendergli omaggio anche l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Diversa sorte riservata a Liggio. Le esequie si svolsero nello stesso paese siciliano senza la partecipazione del pubblico per divieto della questura.

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