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Accadde Oggi. 16 ottobre 1943, il rastrellamento dal Ghetto di Roma: oltre mille ebrei consegnati alla morte nazifascista

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1023 persone avviate al campo di concentramento di Auschwitz. La loro “colpa”, quella di essere ebrei e vivere nell’Italia fascista “fieramente proclamata razzista”, ora sotto il tallone nazista. 16 ottobre 1943, Roma e il Paese conoscono una delle pagine più buie della loro storia. All’alba infatti le truppe tedesche della Gestapo, coaudiuvate dalle forze fasciste, rastrellano famiglie ebree dal Ghetto di Roma. Tra questi, anche 207 bambini.

1938, l’Italia fascista di Mussolini si proclama “fieramente” razzista ed emana le leggi razziali. Gli ebrei presenti nel territorio subiscono così pesanti discriminazioni, venendo limitati nella vita lavorativa, sociale ed economica. A pagare un prezzo molto alto di quella aberrante stretta totalitaria sono i bambini, da un giorno all’altro depennati dai registri scolastici e costretti a frequentare scuole israelite. Strappati in questo modo alle loro amicizie e ai loro compagni di giochi.

Fino alla loro deportazione, culminata con il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943. Soltanto 16 persone, tra cui una donna, riusciranno a tornare a casa.

In mezzo all’orrore, però, ci sono anche tante storie di coraggio che Vistanet l’anno scorso ha avuto il piacere e l’onore di raccontare. Come quella di Franca Marcelli, trasteverina ma quartese di adozione, che nella Roma tra gli anni ’30 e ’40 stringe amicizia con le sue coetanee Graziella Di Porto e Tinuccia Mieli. Un legame solido, mai spezzato nemmeno dalle leggi razziali.

Poi, dopo l’8 settembre 1943, l’orrore dell’occupazione nazifascista e il rastrellamento del 16 ottobre. Mesi di terrore, delazioni e spiate fanno sì che tedeschi e polizia arrestino famiglie ebree e deportino tanti giovani nei campi di lavoro. Dove spesso è facile trovare la morte. Ma in questo clima di paura i Marcelli compiono un gesto di coraggio e umanità straordinari. «Un giorno un poliziotto venne a casa nostra – racconta la signora Franca – e ci chiese di ospitare per una notte proprio Tinuccia, la madre e il fratello più piccolo. Noi accettammo».

Il giorno dopo la famigliola riesce a scappare da Roma e da allora Tinuccia e Franca vivono la loro vita di ragazze, prima, e di donne poi. Ancora oggi Franca, prossima ai 90 anni, trasferitasi in Sardegna, ricorda quei momenti con grande lucidità e chissà se un giorno potrà realizzare il suo desiderio: quello di riabbracciare la sua amica Tinuccia.

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