Cristian Cocco, come regalo di compleanno il debutto da regista: al cinema l’anteprima di “Io e mio Fratello”
Anteprima prevista per sabato 18 settembre, a Oristano, ma solo per 150 persone, esclusivamente fra istituzioni e vari addetti ai lavori, per via delle misure restrittive di contingentamento.
Un compleanno così, Cristian Cocco proprio non se lo aspettava. 50 anni e 30 di carriera, fra tv e teatro. Sabato 18 settembre, alle 18, proiettato in anteprima nazionale, al cinema Ariston di Oristano, il cortometraggio del film “Io e Mio Fratello”, diretto e interpretato proprio da lui, dallo storico inviato sardo di Striscia La Notizia.
“Ho sempre avuto l’ansia, ma questa volta di più. Sono emozionato”, il commento del simpaticissmo Cocco, che nel suo dna ha sempre avuto la recitazione. Pioniere delle gag a Striscia, l’improvvisazione è sempre stata il suo forte e per Cristian provare cose nuove è certamente uno stimolo sempre vivo. La sua infatti è una creatura figlia di anni di lavoro a tutto tondo. “Avevo diversi soggetti nel cassetto, alcuni di questi sono ancora lì. Poi, tre stagioni all’Isola di Pietro e mi sono convinto a provare anche io. Sul set, mi piaceva osservare i registi, provando a ‘carpirne’ le capacità”.
Un soggetto, quello di “Io e mio Fratello”, che risale al 2012, anche se solo con la trama. Poi la volontà di mandarlo in scena – grazie al contributo sinergico di Sardegna Film Commission, Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna, comune di Oristano, comune di San Vero Milis, Fondazione di Sardegna e Fondazione Oristano – con le riprese girate nell’aprile scorso, in piena zona rossa, nelle belle location oristanesi. Una storia pensata e scritta dallo stesso attore, il quale per la sceneggiatura si è avvalso della collaborazione dei suoi fedelissimi autori Giovanni Trevisan e Marco Domenicale.
Franco Neri, Ana Cruz, Silvano Vargiu, Martina Palladini, senza dimenticare Andrea Mameli, Andrea Vinci e Aldo Marongiu. “Tutto è stato facilitato dalla bravura degli attori, tutti quelli che mi hanno seguito. Sono stati capaci di fare loro i personaggi che hanno interpretato, recitando nella completa naturalezza”. Ma da Cocco meriti e lodi anche per tutta la squadra, dal primo all’ultimo, fatta di eccellenze e quasi tutte sarde.
Un soggetto quasi autobiografico, con storie, vicende e personaggi che ricalcano la vita reale. E tutti, in un modo o nell’altro, possono immedesimarsi. Due fratelli, cresciuti da un papà vedovo. Primo (Daniel Dwerryhouse), uomo posato e professore di un Liceo a Milano, e Secondo (Cristian Cocco), un 50enne dal passato ribelle che, nonostante l’età matura, continua a comportarsi da eterno ragazzo e sempre alla ricerca di avventure con turiste che frequentano le splendide spiagge della costa oristanese.
Fra loro, ovviamente, infinite discussioni e dissapori che portano Secondo – Cristian Cocco – a soffrire l’eterna competizione con l’affermato fratello. “Un film che fa divertire, ma non solo. C’è da riflettere sul tema del riscatto, quello possibile a tutti a qualunque età. Nel ribelle infatti c’è un’anima pura e gli si presenta la possibilità di riscattare la sua vita”. Immancabile nel cortometraggio la tematica dell’amore, ma vista in un percorso di crescita e maturità. “Secondo, dopo un passato di cacciatore di turiste, trova l’amore vero”.
Anteprima prevista per sabato 18 settembre, a Oristano, ma solo per 150 persone, esclusivamente fra istituzioni e vari addetti ai lavori, per via delle misure restrittive di contingentamento. “Ho scelto Oristano per la proiezione perché in questa realtà, a differenza di quelle più grandi, anche le piccole cose sono sempre molto preziose. Anteprima solo per poche persone? Spero che prossimamente anche gli altri, in tutta Italia, possano vedere il film. Questo è il riscatto dei miei 50 anni”.
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Tonino Puddu, vecchia gloria della boxe sarda: sempre vivo nel cuore il ricordo dei guantoni
"Volevo il titolo mondiale dei pesi leggeri", racconta l'ex pugile. Nell'ottobre 1973, Puddu combatte a Los Angeles. Ma l'incontro non va bene e alla decima ripresa viene sconfitto da Rodolfo Gonzalez, detto El Gato. Successivamente, a Cagliari, la sconfitta per ko dallo scozzese Buchanan e la perdita del titolo europeo.
Una vita sul ring, quando la leggenda corre sui guantoni di Sardegna. Innumerevoli match, i ko inflitti agli avversari, l’orgoglio di rappresentare un popolo e un’Isola nella “nobile arte”. Oggi l’ex pugile Tonino Puddu, sempre innamorato della sua Villanova, ricorda questo e anche di più tra una passeggiata e l’altra nello storico rione cagliaritano: le emozioni e i trionfi nei pesi leggeri, le sconfitte e i riscatti. E soprattutto l’affetto infinito del suo pubblico, ancora oggi, a quasi cinquant’anni dalla fine della sua carriera, ha in sempre in mente le gesta, sue e di un’intera Sardegna.
Una data indimenticabile per Puddu rimarrà viva nel suo cuore e in quello degli amanti della boxe. A distanza di oltre mezzo secolo, anche per Tonino è sempre verde il ricordo di quel 5 settembre 1970, quando a Cagliari manda in ko tecnico, alla settima ripresa, il grande Enrico Barlatti, conquistando il titolo italiano dei pesi leggeri. Per il sardo la “manifesta superiorità” decretata dall’arbitro: i guantoni isolani vanno in trionfo. “Incassavo colpi, soprattutto quando attaccavo: volevo vincere”.
Dietro, però, c’è una giovinezza fatta di match quotidiani, in una Cagliari che, fra i ring della Passeggiata Coperta sotto il Bastione, l’Amsicora e viale La Playa, seguiva con passione il pugilato. E ancora prima, l’infanzia nella via San Giacomo, fatta di lavoro e di partite di calcio. Già, anche il pallone, non solo “scazzottate” per il giovanissimo Puddu. Tutto in una città, fra gli anni ’40 e ’50, che con coraggio prova a spalare le macerie della guerra, regalandosi nuove emozioni con lo sport. Poi Tonino, negli anni ’60, passa al professionismo e sono subito vittorie su vittorie.
“Coscia? L’ho cercato, io, tramite il mio procuratore, perché volevo la rivincita”. Come Apollo Creed contro Rocky Balboa, nel secondo film della saga. È il 31 luglio 1968, a San Benedetto del Tronto, Puddu viene sconfitto per la prima volta da Carmelo Coscia. Certo, le vittorie nei match successivi, in Italia, anche con avversari stranieri, sono storia, ma per un cagliaritano fiero e orgoglioso quella sconfitta è da riscattare. “Ce l’ho fatta anni dopo: ko alla seconda ripresa”. Era il ’72 e Puddu era già campione d’Europa.
Già, quel titolo europeo dei pesi leggeri, altra grande soddisfazione ricordata da Tonino. “Era il 1971, a Barcellona, contro Miguel Velasquez. Alla prima è finita in parità, ma ovviamente si doveva ripetere. Nella rivincita, a Cagliari, sono riuscito a batterlo”. Era il 31 luglio, 25mila spettatori ruggiscono il trionfo all’Amsicora. Da allora il grande Tonino riesce a inanellare vittorie dopo vittorie alla difesa del titolo. Nel frattempo, ciliegina sulla torta, per lui anche l’amore, suggellato dal matrimonio con Rita.
“Volevo il titolo mondiale dei pesi leggeri”, racconta l’ex pugile. Nell’ottobre 1973, Puddu combatte a Los Angeles. Ma l’incontro non va bene e alla decima ripresa viene sconfitto da Rodolfo Gonzalez, detto El Gato. Successivamente, a Cagliari, la sconfitta per ko dallo scozzese Buchanan e la perdita del titolo europeo. “Avevo capito che ormai avevo chiuso un ciclo, era finita. Prendevo anche meno colpi, dato che attaccavo poco per vincere”.
Oggi, prossimo agli ottant’anni, Puddu quasi rimpiange quei tempi. “Se potessi tornare giovane, risalirei sul ring”. Ma sorridente non nega le sue soddisfazioni. “Ho vinto la medaglia d’oro ai Mondiali militari, nel ’65. E unico sardo campione europeo dei pesi leggeri. Poi l’Oscar come miglior professionista e l’onorificenza di cavaliere della Repubblica”. Insomma, un grande orgoglio per l’Isola. Da metà anni Settanta i guantoni, almeno da professionista, sono appesi al chiodo, e oggi Tonino si gode la sua vita da pensionato. Ma i ricordi sono immortali nel suo cuore, pronti per essere raccontati.
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