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Oggi è Sant’Agostino, a Cagliari il miracolo della trave di ginepro e le vesti custodite nel tesoro della Cattedrale

Chiesa di Sant'Agostino

Chiesa di Sant'Agostino

Il suo nome trova grande diffusione nell’onomastica popolare nell’area cagliaritana e nel Campidano. Oggi si ricorda Sant’Agostino, vescovo, filosofo e teologo, padre della Chiesa cattolica. Massimo pensatore cristiano del primo millennio, le sue origini sono da ricollegare all’africana Ippona, ma le sue spoglie sono state custodite in Sardegna per oltre duecento anni.

Secondo una leggenda popolare, sant’Agostino approdò a Cagliari e qui operò il miracolo dell’allungamento di una trave di ginepro insufficiente a far da sostegno alla capriata di un edificio. Secondo lo Spano, la tradizione spiega come la trave fosse quella della chiesetta di Sant’Agostino, che sorgeva un tempo dove ora c’è il noto Palazzo Accardo. Sempre secondo lo Spano, era tradizione di appendere a questa trave rami infiorati e lampade per la festa del Gremio dei conciatori, che si celebrava a settembre.

La tradizione, però, ci conserva un’altra leggenda assai gustosa. Alla sua morte, originariamente il corpo di Sant’Agostino riposava a Ippona. Tuttavia, sotto la pressione della minaccia di invasione vandalica e su volontà del re ariano Genserico, il mondo cristiano e i vescovi africani iniziarono una diaspora, intorno al 507-508, scegliendo la Sardegna come luogo dove custodire le spoglie del vescovo. Si costruì così un luogo di culto, composto di un santuario e una cripta, sotto Palazzo Accardo nel Largo Carlo Felice, nella quale furono custodite le reliquie fino all’ottavo secolo.

Si dice però che quando le spoglie di Agostino furono portate a Pavia, nel monastero di San Pietro in Ciel d’oro, in epoca longobarda, restarono nella cripta le sue vesti: una casula, una dalmatica e una tunicella, che con ogni probabilità ricoprivano il corpo o un simulacro-reliquiario. Quelle stesse reliquie custodite nel tesoro della Cattedrale, oggi museo diocesano.

Del sacro deposito è sempre restata la memoria. Una lapide del 1638 ricorda l’antica presenza del sacro corpo, con annessa un’altra succulenta leggenda. Pare infatti che un’acqua miracolosa sarebbe scaturita dopo il trasporto del corpo a Pavia, come affermava la tradizione popolare e come scritto nell’architrave della chiesa, distrutta, e riportata da diversi storici. “Per annos circiter CCXXI Hoc sacro in loco mag.patris augustini exuviae conditae fuere/defecit corpus saracenorum tirannide mansit tamen mirifica aqua ad infirmorum levamen. Siste et tanti patris loculum venerare viator.

 

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