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Accadde oggi: 27 giugno 1980, la strage di Ustica

Il volo DC-9 dell’Itavia decollato da Bologna alle 20:02 del 27 giugno 1980, diretto a Palermo, si inabissò nelle acque del Mar Tirreno durante il viaggio. L’ultimo contatto radio avvenne con la torre di controllo dell’aeroporto di Ciampino 35 minuti dopo la partenza. A bordo 81 persone, tra cui 11 bambini. Furono recuperate appena 38 salme.

Come riporta Adnkronos si tratta di una tragedia dai contorni mai chiariti, rimasta senza colpevoli condannati in via definitiva, che ha prodotto in tre decenni diverse inchieste della magistratura, interrogativi e polemiche e che rappresenta ancora oggi un mistero insoluto.

Il volo IH870 decolla alle 20.08, con due ore di ritardo, da Bologna alla volta di Palermo. L’ultimo contatto radio tra il velivolo e il controllore è delle 20.58. Poi alle 21.04, chiamato per l’autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo non risponde. Alle altre chiamate replica solo un silenzio inquietante. L’aereo è disperso. Cominciano le ricerche e per tutta la notte elicotteri, aerei e navi perlustrano la zona. Solo alle prime luci dell’alba, ad alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa e i primi relitti fanno capire cosa è avvenuto: il velivolo è precipitato al largo dell’isola del palermitano, in un tratto del mar Tirreno in cui la profondità supera i tremila metri.

 

Sui resti recuperati del velivolo vengono ritrovate tracce di esplosivi TNT e T4 in proporzioni compatibili con ordigni militari. Per mesi si rincorrono le tesi più svariate, dal cedimento strutturale all’esplosione di una bomba a bordo, fino all’impatto con un missile. Alla fine verrà riportato in superficie circa il 96% del relitto. Prende ben presto corpo la tesi dei depistaggi ed inquinamenti delle prove che avrebbero impedito agli inquirenti di far luce sulle cause della strage.

 

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