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Convivere con il Covid: la storia della tortoliese Cristina Comida e della sua lotta con il virus

Continua la nostra raccolta di testimonianze da parte di ogliastrini che hanno affrontato il Covid-19, potendo felicitarsi dell’ avvenuta negativizzazione. Quest’oggi andiamo a Tortolì per parlare con Cristina Comida, impiegata 37enne che, insieme all’intera famiglia, ha combattuto di recente con il virus.

 

Come e quando si è resa conto di aver contratto il virus?

Il 27 dicembre scorso mio marito si è svegliato con la febbre, però con una temperatura poco più alta della media. Ci siamo preoccupati sin da subito perché, nei giorni precedenti, anche io non ero stata bene. Infatti avevo avuto qualche linea di febbre e stanchezza generale quindi sintomi che potevano essere correlati al Covid-19. In attesa del mio rientro al lavoro il giorno seguente, mio marito ha deciso di fare subito il tampone rapido, risultando positivo. Data la sua positività, ho fatto il tampone anche io, ricevendo purtroppo lo stesso risultato. Mia figlia di 7 anni, invece, non è stata sottoposta al primo tampone ma ovviamente ha affrontato l’isolamento domiciliare insieme a noi. 

Quale è stata la sua prima reazione?

La prima reazione è stata un mix di paura e preoccupazione. Abbiamo avuto paura per noi, per nostra figlia, ma anche per tutte le persone che avevamo incontrato precedentemente. Infatti il mio pensiero è andato subito verso i miei familiari, specialmente i miei genitori e mio suocero.

Che sintomi ha avuto?

Fortunatamente sia io che mio marito abbiamo riscontrato sintomi abbastanza lievi, mentre nostra figlia non ne ha avuto. Abbiamo riscontrato malessere generale, stanchezza, febbre. Questi sintomi sono durati poche ore inizialmente, per poi tornare nei giorni seguenti ma con la febbre sempre molto bassa.  Se non fossimo stati nella situazione in cui ci troviamo, ovvero in piena pandemia, avremo pensato ad una semplice influenza, tornando alla normalità i giorni seguenti.

Come si è comportata nei confronti dei suoi cari, amici e conoscenti? Come hanno reagito alla notizia della vostra positività? 

Abbiamo avvisato, sin da subito, tutte le persone con cui eravamo entrati in contatto: familiari, amici stretti e le aziende dove lavoriamo. La reazione è stata preoccupazione nei nostri confronti, vicinanza morale, ma ovviamente anche la paura per un possibile contagio.  

Dal punto di vista psicologico, come ha vissuto questa esperienza?

Personalmente posso affermare che, dal punto di vista psicologico, sia stata molto dura. A parte l’isolamento, che ti fa cadere nello sconforto più assoluto, è stata una situazione difficile soprattutto per la preoccupazione verso i nostri cari. Infatti poche ore dopo ho scoperto della positività di mia madre. Sono stati tantissimi i pensieri in quel momento: tristezza, preoccupazione ma anche sensi di colpa. I miei genitori sono anziani e hanno altre patologie quindi ho avuto paura che la situazione, per loro, potesse degenerare. Ho scoperto nel frattempo la positività di tutta la mia famiglia, non solo dei miei genitori, ma anche di mio suocero e di fratelli e nipoti che abitano nello stesso stabile. Ho reagito per la serenità di mia figlia ma è stato molto difficile stare lontano dai tuoi familiari, non essere d’aiuto in alcun modo, vivere in isolamento soprattutto con una bambina così piccola. Come sappiamo la pandemia ha cancellato la realtà sociale, i rapporti umani, il contatto fisico e per questo penso che sia difficile veramente per tutti. Ovviamente questo è necessario per ritornare alla normalità, quindi mai abbassare la guardia. 

Quale è stato il momento più difficile che ha dovuto affrontare?

Quando ho saputo della positività dei miei genitori e di mio suocero. Abbiamo avuto molta paura perché loro hanno presentato dei sintomi meno lievi, vista anche l’età avanzata e le altre patologie. Fortunatamente gli organi competenti sono stati rapidi nella somministrazione delle cure per i sintomi da Covid-19: dopo tanti giorni di paura, i miei cari sono stati meglio. 

Cosa avete provato quando è arrivata la diagnosi di negatività? Qual è la prima cosa che avete voluto fare?

Io e mio marito abbiamo ricevuto il tampone negativo circa 10 giorni dopo, ma purtroppo mia figlia era ancora positiva. Il nostro isolamento si è protratto quindi per altri 15 giorni. Quando l’intera famiglia è risultata negativa, abbiamo provato una gioia immensa e avvisato tutte le persone a noi vicine della fine di quello che per me è stato un vero e proprio incubo. La prima cosa che abbiamo fatto è stata rientrare alla normalità ovvero il rientro al lavoro, rimandare nostra figlia a scuola e andare a salutare i nostri genitori, dopo quasi un mese di distanza. 

Tantissime persone si sono sentite giudicate o vittime di pregiudizi, da parte dei propri concittadini. Vi siete trovati in una situazione simile?

In realtà non abbiamo avuto questa sensazione, abbiamo ricevuto solo tante domande sul virus e su come lo avevamo contratto. Nonostante non mi sia trovata personalmente in questa situazione, capisco che nelle nostre piccole realtà ci siano pregiudizi relativi al Covid-19. Infatti sembra che contrarre il virus sia sinonimo di poca attenzione e prudenza, quando invece è solo questione di un attimo. 

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