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15 anni di Seleçao, la nazionale della solidarietà di don Walter Onano: «Vinciamo sempre le gare della speranza»

Nei giorni scorsi, la lettera di papa Francesco recapitata al capitano è stata l’ennesimo orgoglioso tassello del mosaico. Già, perché per don Walter Onano, parroco della chiesa monserratina di San Giovanni Battista de La Salle, il calcio è ben più di una passione, portata avanti sin dalla giovinezza. Il pallone, infatti, è il mezzo per arrivare al prossimo e portare il messaggio di solidarietà cristiana agli ultimi. In tutto il mondo. La Seleçao Internazionale Sacerdoti ha spento questo mese ben 15 candeline nella sede di Follonica, con un palmares di 847 e tutte vittorie importanti: quella della generosità e della carità. “Ora et labora” dicevano i benedettini; adesso, nel terzo millennio, “prega e fai goal” è lo slogan del prete-calciatore che con piacere racconta qualche particolare in più sulla sua selezione verdeoro.

Seleçao, quando il calcio diventa speranza per gli ultimi

Colori sociali tutti brasiliani, vero, ma la Seleçao è di sicuro qualcosa più. «Il verde dei nostri colori richiama la speranza che cerchiamo di portare alle persone e l’oro alla santità» spiega capitan don Walter, centrocampista e regista della squadra. Un calcio che arriva nel cuore dei bisognosi di aiuto, un gesto d’amore fatto grazie al pallone, per i campi di ogni dove. «Ogni volta che noi abbiamo giocato, abbiamo vinto. Non tanto al livello sportivo, ma al livello di sostegno del prossimo, raccogliendo i soldi necessari per aiutare chiunque».

15 anni e tanti match, il messaggio cristiano incontra il pallone

Nel novembre 2005 il primo match della Seleçao, ad Arluno, in una gara giocata insieme a una associazione benefica. Da lì, più di ottocento partite giocate in aiuto del prossimo. Ma chi pensa che sotto gli abiti talari non pulsi del sano agonismo si sbaglia. Don Walter infatti non dimentica i match più combattuti e le vittorie più soddisfacenti, questa volta in termini di goal. «Una di quelle più altisonanti è stato un 4 a 2, a Coverciano. Una vera battaglia, nel freddo invernale». In queste occasioni sono diverse le associazioni benefiche invitate, come i Carabinieri, i genitori delle vittime della strada, i Papa Boys, la nazionale cantanti: tutti avversari, sì, ma compagni di altruismo. «In Sardegna abbiamo giocato solamente due volte. Negli ultimi anni abbiamo abbracciato il progetto della Nida, società italiana dell’Amicizia. Insieme a loro abbiamo iniziato  la Champions della Solidarietà, fra nazionali sparse in tutta Italia».

Sacerdoti e bomber, tra italiani e campioni sudamericani

Giornalisti Sky, Jazzisti, artisti dello spettacolo, nazionale Amputati. In tanti costruiscono progetti insieme alla Seleçao, sempre alla ricerca di talenti del pallone, sotto la guida del ct. Moreno Buccianti, tra le fila sacerdotali di tutta Italia, senza guardare la nazionalità chi vuole giocare. E non mancano i bomber. «Spesso con noi hanno giocato persone con trascorsi da professionisti. Come il compianto don Paolo De Grandi, brindisino funambolico. E ora abbiamo un peruviano, don Walter Asto Gomez, piccoletto ma talentuoso». Tutti religiosi, di vari ordini, operanti nel territorio italiano, senza nessun limite di età. «Don Carlo Ronconi, ad esempio, a settant’anni gioca come fosse un ragazzino». E, come già detto, non manca l’animosità: «Durante le gare capita che “ce le diamo” e ci arrabbiamo – con i dovuti modi – per un fischio arbitrale giudicato sbagliato. Ma sempre nella totale correttezza».

Seleçao, quel match giocato e combattuto nella casa di Gesù. Per il futuro il sogno del Brasile

Sono tante le soddisfazioni per la Seleçao, raggiunte in questi 15 anni. Ma per la Seleçao c’è ancora tanta voglia, per il futuro, di vincere altre partite e allargare la sua rete di amicizie e contatti, tessuta in tanto tempo. Ma nel cuore di don Walter e dei suoi alberga un immortale ricordo. Quello di avere giocato con dei veri professionisti del pallone. «Grazie a un contatto con il parroco di Betlemme, la città della Natività, siamo riusciti a essere invitati a un match contro la nazionale palestinese. I primi cattolici a calcare il campo di quello stadio. Un primo tempo combattuto, finito a reti bianche, contro dei professionisti. Poi, nel secondo tempo sono riusciti a dilagare per 9 a 1». Ora il sogno: «Dopo la pandemia vogliamo toccare quota 1000 gare e vincere altri progetti, sempre divertendoci e aiutando il prossimo. E magari, perché no, giocare in Brasile».

 

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