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Si fingevano restauratori per estorcere soldi ai preti: smantellata banda criminale (VIDEO)

operazione res ecclesiae

Perpetravano truffe ed estorsioni (per ora se ne contano circa un centinaio) ai danni di sacerdoti e responsabili di istituti religiosi in Sardegna e nel resto d’Italia. Era un vero e proprio sodalizio criminale quello che i Carabinieri del Commando Tutela Patrimonio Culturale stanno smantellando dalle prime luci dell’alba a Fontanella (Bergamo), Samarate (Varese), Bologna e Labico (Roma). I militari stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Oristano, nei confronti di 8 persone, e perquisizioni nei confronti di tre indagati, tutti cittadini italiani di etnia rom (romanì). L’operazione, denominata “Res Ecclesia” , è condotta in sinergia con il Comandi provinciali di Pordenone, Bergamo, Varese, Brescia e Roma, e con il supporto del 2° Nucleo Elicotteri di Orio al Serio.

La banda si spacciava per restauratori di beni culturali ecclesiastici, soprattutto argenti. Una volta “restaurati” i beni,  per essere restituiti ai sacerdoti veniva chiesto come compenso una cifra molto più alta rispetto a quella pattuita. Di fronte alla resistenza delle vittime, scattavano le minacce, che consistevano nel non restituire i beni e informare la Curia o la Soprintendenza del fatto che, senza le previste autorizzazioni, avevano consegnato per il restauro beni culturali tutelati. Ufficialmente risultavano nullatenenti, in realtà però, quattro di loro percepivano il reddito di cittadinanza. I tentativi di truffa sono stati perpetrati anche nei confronti della cattedrale di Cagliari e del duomo di Oristano. Non si esclude che i colpi possano essere stati messi a segno anche nei giorni scorsi. Le accuse nei loro confronti sono di associazione per delinquere, estorsione tentata e consumata e truffa aggravata. Il sodalizio, che si avvaleva anche di un minorenne, era radicato a Oristano, operava principalmente in Sardegna e, in seguito, in tutta Italia. Dopo le azioni commesse nell’isola, infatti, era fuggito nella penisola. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Oristano, riguardano le attività della banda criminale composta da 13 persone.

Tre persone, il vertice del gruppo criminale, sono in custodia cautelare in carcere: Armando Braidich, Dario Hudorovich e Bobi Hudorovich. Partecipavano sia attivamente che dando direttive a seconda dei reati da commettere. Due sono finite agli arresti domiciliari. Si tratta di Armando Hudorovich e  Geson Hudorovich. Per altre due, Sharol Daiana Hudorovich e Pamela Braidich, è scattato all’obbligo di dimora nei comuni di residenza o domicilio. I proventi dell’attività illecita finivano in un unico conto corrente.

La maxi operazione di oggi segue le indagini iniziate a fine 2017, che hanno permesso di tutelare il patrimonio culturale ecclesiastico che avrebbe potuto subire ingenti danni. Durante le perquisizioni, tutt’ora in corso, sono stati rinvenuti e sequestrati false ricevute e preventivi relativi alla consegna dei beni “restaurati”. Sono stati sequestrati anche conti correnti e una villetta di proprietà di alcuni indagati. Il danno patrimoniale è ingente e si aggirerebbe intorno alle centinaia di migliaia di euro. Grazie a questi proventi illeciti conducevano una vita agiata, comprando  case, terreni e macchine di grossa cilindrata, e organizzando vacanze di lusso e festini a base di champagne. Alla conferenza stampa di oggi ha preso parte anche il Procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso.

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