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Cala Sinzias, quando l’incoscienza dei bagnanti è più pericolosa delle onde

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Mare agitato e onde alte, in un weekend d’agosto di Castiadas. Le bandierine rosse di salvamento sventolano alte, segnalando il pericolo, eppure molti bagnanti, con spirito più incosciente che audace, ignorano ogni avvertenza lanciata dai bagnini e si tuffano nel mare spumoso. Ma spesso, giocando stupidamente con i cavalloni, si incappa in rischi mortali. Ecco allora che dalla Sardegna orientale arriva la testimonianza di Massimo Ferrara, titolare e bagnino dello stabilimento Maklas di Cala Sinzias, che denuncia, quasi disperatamente, l’atteggiamento menefreghista di tanti bagnanti, incuranti troppo spesso dell’arduo lavoro di controllo e salvataggio prestato dai lavoratori delle spiagge.

Castiadas, quando il pericolo si nasconde nel fondale marino

«Rimango basito dalle risposte date dalle persone alle quali si cerca di salvare la vita». Sono le parole a caldo di Massimo Ferrara, da vent’anni al timone dello stabilimento Maklas di Cala Sinzias, e sempre più esterrefatto dalle risposte fuori luogo, del tipo “Che vuole? Il mare è di tutti”, date da chi si sente giustamente ammonito dal personale di controllo e salvataggio, di fronte a situazioni di evidente pericolo. Perché se è vero che per qualcuno i cavalloni possono essere divertenti, gli esperti evidenziano la possibilità che alcune zone sott’acqua si creino dei mulinelli. E andare giù è un attimo. «L’utente della spiaggia libera è difficile da controllare, ma la responsabilità è nostra».

 

Cala Sinzias, salvataggio nelle spiagge. La maleducazione di tanti bagnanti

Per scongiurare ogni possibile pericolo del mare rimane fondamentale l’opera di prevenzione. E chi fa il bagnino questo non può che confermarlo. Ma di fronte all’incoscienza degli utenti delle spiagge, condita da una buona dose di ignoranza, il lavoro diventa estremamente difficile. «La gente fa di testa sua. – racconta Ferrara –  C’è stato, ad esempio, una persona che, dopo l’ammonimento da parte del bagnino, è entrata comunque in acqua, allontanandosi di oltre 200 metri. “Tanto io so nuotare”». Atteggiamenti sciocchi e puerili, dunque, troppo frequenti nelle spiagge, che di certo non aiutano chi a volte rischia la propria vita per salvare quella degli altri.

Il lavoro del bagnino, le rispostacce infantili di chi si cerca di proteggere

Un lavoro di attenzione e concentrazione costante quello del bagnino, che permette a tutti di godere del mare di Sardegna in totale sicurezza. Ma troppo spesso, come rimarca Ferrara, le risposte della gente denunciano un’arretratezza culturale e una mancanza di buonsenso sconcertanti. Specie, se si pensa che quei rimproveri e ammonimenti fatti dal personale di salvataggio sono dati in nome della sicurezza di ciascuno. «Eppure qualcuno ci dà delle risposte tremendamente infantili: “Eh, ma anche quello lì è entrato in acqua, perché io no?”. C’è chi, addirittura, dopo gli si è fatto notare un atteggiamento scorretto in spiaggia, è arrivato a dare a noi degli stupidi».

Rimproveri ignorati: «Il mare un pericolo soprattutto per chi crede di saper nuotare»

Anche di fronte a una situazione di concreto pericolo, con il mare inquieto e increspato, sembra essere un’ inutile paternale alle orecchie di qualcuno. Forse l’esigenza di divertirsi in acqua è considerata prioritaria a quella dell’incolumità della persona. Ma il mare, si sa, troppo spesso è traditore: «Sono proprio quelli che si considerano esperti a correre i pericoli maggiori», il commento di Ferrara. E a volte l’incoscienza di certe persone, sarde o turisti che siano, porta a trascurare le norme di sicurezza in nome del gioco. Ma dal divertimento alla morte purtroppo il passo può essere tremendamente breve.

 

 

 

 

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