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Gianni Cuperlo sulla gogna mediatica contro la Sardegna: “Per scoprirla serve sana curiosità per la grandezza di una storia, una lingua, un popolo”

Una riflessione pacata e puntuale del politico Gianni Cuperlo,  sulla Sardegna e sulla gogna mediatica nella quale è stata fatta finire in questi ultimi giorni.

Pubblichiamo integralmente il post FB di Cuperlo:

«Ho conosciuto la Sardegna solo da adulto. Andarci da Trieste non era la trasferta più comoda e da ragazzi le vacanze si facevano con pochi soldi. Poi però l’isola l’ho percorsa, come a volte capita per gli incontri e gli accidenti della vita. Così, un po’ alla volta, anno dopo anno, quella terra meravigliosa ho imparato a scoprirla, spesso d’estate, a volte fuori dalla stagione del turismo di mare, quando tolti pendolari e camionisti la traversata notturna è quasi deserta. Perché ci puoi arrivare nel modo più comodo, volando, oppure imbarcando la macchina e sbarcando con le luci del giorno mentre la nave lasciata Arbatax piega a sinistra e scende verso il Campidano. Ah, per inciso, sono cinquant’anni esatti dallo scudetto di Riva, Scopigno, Albertosi, Nenè, Greatti, Cera, Domenghini…ma voialtri che volete saperne…

Per tutto il tratto del lockdown i bollettini dell’angoscia l’hanno preservata, l’isola intendo. Non ha quasi mai oltrepassato la soglia convenzionale R1 e di fatto la si poteva considerare regione Covid free. Da qualche giorno, invece, è divenuta terra di minaccia, “La Sardegna spaventa” ha titolato un giornale tra i più importanti. E così i Tigì hanno spedito le troupe a Civitavecchia per testare il polso di chi sbarca di rientro da lì e, se può e vuole, si sottopone al tampone.

Perché l’estate avrebbe ribaltato il quadro e un posto preservato o quasi dall’epidemia sarebbe divenuto epicentro, con altri, della nuova onda del contagio. Allora cerchi di capire pensando al danno che può derivarne, per la salute prima di tutto, ma non solo. Perché se annunci che l’isola “spaventa” è probabile attendersi una buona dose di disdette tra chi magari pensava di poterla raggiungere.

Dunque, i residenti sono più o meno un milione e mezzo. Ad Alghero, luogo d’incanto che d’estate quintuplica le presenze (rubo il dato a Luca Telese) si è registrato un solo positivo asintomatico da subito trattato secondo il protocollo. In tutta l’isola i ricoverati registrati sono stati 14, la maggior parte turisti.

Perché il problema di punta si è vissuto in quel lembo di chilometri e di costa dove si danno appuntamento quelli che amano i locali di tendenza (si dice ancora la mondanità?), e lì – che discorsi – l’estate esplode, vive di luce propria, con piste piene, ore piccole, mascherine al diavolo, cocktail e divertimento alle stelle.

Ha detto bene in questi mesi il ministro Speranza: questa battaglia non la vinceremo con la repressione, ma se ciascuno capirà che deve fare la sua parte. Io non ce l’ho col sedicenne che sente di dover sfruttare il suo tempo più bello vivendolo sino al secondo. Io ce l’ho con la logica di quegli adulti che in nome del profitto non si son fatti carico di comprendere che con questo avversario non è possibile scherzare. Ce l’ho con quel signore che apostrofa il sindaco di Arzachena, colpevole d’aver ordinato una restrizione della movida, accusandolo di non aver “lavorato un giorno in tutta la sua vita”, e non contento aggiunge “Arzachena nessuno sa dove cazzo sia, la conoscono lui (il sindaco) e due pecore”.

Invece, vedete un po’, Arzachena si sa dove sta, e pure Villagrande Strisaili e Villaputzu e San Vito e Bosa e Villacidro e Sinnai e Stintino e Ghilarza e Orgosolo e Su Gorropu…solo che per scoprirli questi posti devi avere un po’ di sana curiosità per le bellezze e la grandezza di una storia, una lingua, un popolo. Se manca questo, beh, se manca questo che ve lo dico a fare…il mondo diventa triste».

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