Salvaguardia e tutela dei ricci di mare e dei pescatori sardi autorizzati. Questa la richiesta che arriva da tempo dai rappresentanti dei pescatori professionisti, dei consumatori, dei ristoratori, dalle associazioni impegnate nel sensibilizzare l’opinione pubblica verso un impegno comune per il raggiungimento di un equilibrio ambientale, sociale ed economico.

Urgente la presa d’atto della Regione Sardegna e dei suoi Comuni per la costituzione di un osservatorio permanente per la salvaguardia e tutela dei ricci di mare che comprenda tutti gli enti e i portatori di interesse coinvolti nella pesca degli echinodermi. Indispensabile il rinnovo del finanziamento dell’ Assessorato all’Agricoltura, riforma agropastorale e pesca della Regione Sardegna per il monitoraggio dello stato dell’arte già in atto.

I gruppi Progetto Comune, PD e Sinistra per Cagliari (Marzia Cilloccu, Guido Portoghese, Valter Pischedda) al Comune di Cagliari, Città metropolitana e Regione hanno trasferito la richiesta in un documento che verrà proposto nelle rispettive sedi consiliari per poterlo condividere con la maggioranza in modo da concordare e programmare le azioni da intraprendere per la stagione 2020/21/22.

Smantellato dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia costiera di Alghero, dopo lunga indagine, un traffico illegale di ricci e polpa di ricci. L’organizzazione aveva base ad Alghero ma ramificazioni in tutta la penisola. 25 persone sono state iscritte nel registro degli indagati dal sostituto procuratore di Sassari.

Come riporta Ansa, il mercato ha prodotto un gido d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro, causando anche un notevole danno alla risorsa ittica e ambientale. Nel maggio dello scorso anno il sodalizio ha lavorato illegalmente 600 chili di polpa estratti da 200mila ricci, con ingenti guadagni e danni incalcolabili all’ecosistema marino. Nella rete delle Fiamme gialle e dei guardiacoste sono finiti 12 pescatori di Alghero, sei professionali e sei abusivi, i titolari di sei ristoranti cittadini e molti acquirenti provenienti da oltre Tirreno.

Gli investigatori hanno accertato che il sistema coinvolgeva anche diversi ristoranti locali che usavano la polpa di riccio lavorata da soggetti non autorizzati e certificata fittiziamente. Le indagini hanno accertato che due centri di certificazione e spedizione, autorizzati dal dipartimento di prevenzione dell’Asl e dal Servizio di prevenzione dell’assessorato regionale della Sanità, rilasciavano l’etichettatura comunitaria, che certifica la tracciabilità e l’idoneità al consumodi ricci di mare e polpa, senza ricevere i prodotti per i controlli previsti.