Severo, ma non imponente era una tipologia di marcatore abbastanza in voga nel calcio degli anni ’60 e ’70, sempre pronto a addentare le caviglie dell’avversario. Mario Martiradonna, barese difensore classe 1938 può essere considerato un Berti Vogts in salsa cagliaritana, per uno spiacevole scherzo del destino, in quella domenica di 50 anni fa, partecipò con i suoi compagni a salutare il congedo della sua squadra d’origine dalla serie A.
«Lui era il nostro punto di riferimento, buono e amorevole e, forse, negli anni questa sua bontà l’ha pagata. – lo ricorda così Gigi Riva –. C’era una grande stima reciproca e tanto affetto. Ricordo che quando segnavo lui era il primo che veniva ad abbracciarmi».
Arriva a Cagliari nel 1962, dove gioca con la maglia rossoblù per ben 11 anni, conquistando prima la promozione in serie A nel 1964 e poi lo storico scudetto nella stagione 1969/70 e con la squadra sarda chiuse la sua carriera agonistica.
«È stato uno dei protagonisti più silenziosi dello scudetto, ma era il miglior marcatore che il Cagliari potesse avere», evidenzia Rombo di tuono.
Martiradonna si innamora della Sardegna, qui avvia alcune attività commerciali e si dedica all’allenamento di squadre giovanili del club rossoblù e qui, resta fino alla sua morte, avvenuta il 20 novembre 2011.