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Accedde oggi. 4 dicembre 1999: muore Nilde Iotti, la prima donna Presidente della Camera

Leonilde Iotti, questo il suo nome di battesimo nacque a Reggio nell’Emilia, 10 aprile 1920. Figlia di un ferroviere e sindacalista socialista, Egidio, rimase orfana del padre nel 1934, e poté proseguire gli studi grazie a borse di studio che le permisero di laurearsi in lettere nel 1942. In quello stesso anno si iscrisse al Partito Nazionale Fascista e insegnò fino al 1946.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si dedicò alla politica, avvicinandosi al PCI e partecipando alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di staffetta porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventandone un personaggio di primo piano. Nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano, aderendo poco dopo ad esso. Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente.
Parallelamente nel 1946 iniziò a Roma la sua relazione con il Segretario Nazionale del PCI, Palmiro Togliatti, di 27 anni più anziano, sposato che terminerà soltanto con la morte del leader comunista, nel 1964. Il loro legame divenne pubblico qualche anno dopo. La Iotti sfidò le convenzioni e fu criticatissima per questa sua relazione.

Nell’Assemblea Costituente, Nilde Iotti fece parte della Commissione dei 75 della camera dei deputati incaricata della stesura della Costituzione. Nel 1948 fu rieletta alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo tempo ne presiedette l’Assemblea: venne infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992. Nessuno nella storia d’Italia ha ancora raggiunto il suo primato.

Fu membro della Commissione Affari Costituzionali, incentrando la sua attività sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Negli anni successivi si impegnò strenuamente per ottenere la riforma delle norme civili, quali l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico e nel successivo mantenimento attuato col referendum abrogativo del 1974. Tutta la sua vita dedicò grande attenzione, anche senza grandi clamori alla condizione della donna, con le leggi e con l’esempio.

Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre 1999 a causa di gravi problemi di salute. Il 4 dicembre 1999, si spense per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, a Roma. I funerali di Stato, che si tennero con rito civile secondo sue disposizioni, poiché era atea, furono vissuti con viva partecipazione dal popolo italiano. Giorgio Napolitano la ricorda qualche anno dopo con queste parole: «E ancora, abbiamo da contare – mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti – sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l’enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili».

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