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Vigilantes Secur senza stipendio da 7 mesi, la Uil: “Non possiamo abbandonare i lavoratori”

Prestano regolarmente il loro servizio, ma le guardie giurate della Secur spa ex Vigilanza Sardegna da 7 mesi sono senza stipendio. Nel frattempo sono state anche sfrattate dalla storica sede di via Grecale, a causa dei diversi mesi d’affitto in arretrato e hanno trovato una centrale operativa di fortuna in viale Monastir nei pressi del centro commerciale “Le Fornaci”.

Una situazione da troppo tempo in pendenza e che si sta sbriciolando del tutto, nonostante le numerose iniziative portate avanti dal sindacato di categoria per tentare di salvaguardare i posti di lavoro.

Nel 2015 l’ex Vigilanza Sardegna, azienda leader nel settore fallisce. Gli accordi prevedevano che tutti i lavoratori passassero dipendenti dei curatori del fallimento.  Non avendo loro il titolo per gestire un istituto di vigilanza, gli è stato dato l’incarico provvisorio dal Tribunale in attesa del bando di gara e della cessione dell’azienda.

L’unica azienda che si è presentata all’acquisto è stata la Secur di Roma. Il sindacato, che ha verificato tutte le condizioni del nuovo acquirente, ha posto subito il problema: come può un’azienda che ha 5 milioni di fatturato acquistarne un’altra che ha 8 milioni di spesa del personale?

Quindi da una parte c’era un sindacato che spingeva per avere un piano industriale concreto, dall’altra i curatori fallimentari avevano fretta di chiudere l’affare. Cosa succede? I curatori hanno concesso un affitto d’azienda finalizzata all’acquisto al gruppo Secur, che, però, non ha mai rispettato gli impegni presi e ha rescisso il contratto, per cui il giudice ha revocato sia l’acquisto che l’azienda.

Nel frattempo, però, il gruppo Secur ha mantenuto tutta l’operatività del personale e non solo, ha acquisito con le medesime modalità un’altra società: la S.G.S di Sassari. Non stanca di continuare ad investire ha acquistato anche il gruppo Sipro, che lavora sul territorio romano on oltre 500 guardie giurate.

In tutti e tre i casi la situazione è la stessa: credito verso i lavoratori, decreti ingiuntivi, blocco dei conti e delle fatture. Allarmati i sindacati sono intervenuti per cercare di tamponare una situazione che fa acqua da tutte le parti a discapito dei lavoratori, ma né la Prefettura di competenza né lo stesso Ministero dello sviluppo economico sono intervenuti.

C’è, forse, una nota positiva in tutta la vicenda. Quando nel 2015 è fallita Vigilanza Sardegna, se non fosse subentrato il gruppo Secur, i circa 523 lavoratori attivi 4 anni fa sarebbero andati tutti a casa. Ad oggi ci sono ancora circa 100 lavoratori operativi, che bene o male sono riusciti ad arrancare in questi anni. Fino a circa 2 mesi fa c’erano ancora appalti in corso con aziende private e una parte di lavoratori riusciva a portare regolarmente lo stipendio a cosa, ora anche lì sono apparse le prime crepe.

C’è un misto di speranza e rabbia tra i lavoratori che nonostante le difficoltà continuano a prestare il loro servizio con l’auspicio la situazione si risolva e prenda una piega positiva. «Noi abbiamo il dovere di salvaguardare i posti di lavoro e a tutt’oggi questi lavoratori sono appesi ad un filo – spiega il segretario regionale della Uil Andrea Lai -. Non possiamo abbandonare le persone che sono rimaste: se da una parte l’appalto Eni che è in gara sta andando in proroga, dall’altra molti lavoratori rischiano di andare a spasso. Noi siamo cauti nelle manovre ed equilibrati, stiamo trascinando una situazione che abbiamo cercato di salvare in tutti i modi possibili».

«Come parte sindacale siamo trai creditori, perché la Secur non ha mai versato l’Inps, addirittura trattengono anche le quote sindacali nelle buste paga. Lungi da noi fare un’istanza anche se si parla di decine di migliaia di euro, ma non esiste far fallire un’azienda per i soldi che deve al sindacato. Indubbiamente non è un’impronta positiva quella di un imprenditore che trattiene anche la cessione del quinto o gli assegni familiari dei propri dipendenti», conclude Lai.

 

 

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