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Porto Canale. Il Mibac risponde: “La crisi non è colpa dei nostri vincoli. Pronti a rinnovare l’autorizzazione”

Porto Canale

La partita sul Porto Canale di Cagliari non è ancora chiusa e si arricchisce di nuove precisazioni da parte del Mibact, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che – chiamato in causa i giorni scorsi dal Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas – ha ritenuto di dover specificare alcuni dettagli della vicenda.

Nei giorni scorsi Solinas, a seguito della riunione convocata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla questione della rimozione dei vincoli paesaggistici che darebbe il via libera ai programmi di espansione dello scalo portuale cagliaritano, aveva indicato il Mibac come responsabile dello stallo nella risoluzione della questione. «È paradossale – aveva detto Solinas – che il porto di un’area industriale strategica per la crescita della Sardegna sia sottoposto a vincoli paesaggistici che ne pregiudicano l’operatività e lo sviluppo. Ed è altrettanto incomprensibile, se non proprio intollerabile, l’atteggiamento dilatorio del Mibact più volte da noi sollecitato per risolvere il problema».

Oggi il Mibac chiarisce in una nota alcuni punti della questione. Secondo il ministero, infatti, i rallentamenti riguardano la procedura di riedizione dell’autorizzazione paesaggistica alla realizzazione del Porto Canale, emessa nel 1981 e annullata definitivamente dal Consiglio di Stato con sentenza n. 22 del 2000, giunta ad opere già compiute e della quale nessuno ha, fino a tempi recenti, richiesto il necessario rinnovo.

Ciò che invece non è in discussione è la rimozione del vincolo, determinato dal Decreto Ministeriale del 01/03/1967 denominato “Dichiarazione di notevole interesse pubblico della spiaggia della Plaja in Cagliari“, la cui revisione è già stata discussa a partire dal 2016 ed oggi non è interessata dai procedimenti in corso.

Attualmente, i vincoli di cui si parla e vigenti sull’area sono riconducibili non solo al vincolo paesaggistico degli anni ’60 relativo dell’area de “La Plaja” – lungo ben 6 km a fronte dei circa 3 modificati dal Porto canale – ma anche al vincolo sulla fascia dei 300 m dalla battigia marina, vigente dal 1985 e derivato dalla cosiddetta legge “Galasso” che protegge la morfologia del territorio (mari , fiumi, cime montuose ecc…), e dai vincoli derivanti dal PPR, risalenti al 2006 e di competenza regionale.

Più vincoli, quindi, sostiene il Mibac e non solo dettati dal ministero. Sarebbe riduttivo, secondo la direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, parlare di un solo vincolo: “Assecondando un’interpretazione distorsiva dell’operato degli organi del MiBAC, il cui compito istituzionale e costituzionale è la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione, nel pieno rispetto dell’art. 9 della Costituzione Italiana”.

La crisi del Porto Canale che da qualche anno a questa parte è al centro del dibattito sul futuro dello scalo merci e dell’intera area, scrive il Mibac, “non ha relazione diretta con la procedura in corso, che è stata avviata solo in data 20/11/2018, e non può aver quindi influito su dinamiche socio-economiche di lungo termine che investono l’intero Mediterraneo e che sarebbe strumentale addebitare al Ministero ed al rinnovo della autorizzazione paesaggistica”.

C’è l’interesse da parte della Soprintendenza e del Mibac a risolvere la questione rinnovando – leggi permettendo- l’autorizzazione paesaggistica: “La Soprintendenza e gli organi centrali del MIBAC hanno sempre collaborato lealmente con i soggetti coinvolti nella complessa vicenda amministrativa, partecipando con i propri rappresentanti ad incontri e riunioni operative volte alla ricerca di una pronta e definita risoluzione della vicenda”.

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