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L’Ospedale di Lanusei non si tocca! I sindaci ogliastrini oggi a Cagliari per il bis della protesta

Nel febbraio 2016 una mobilitazione senza precedenti percorse l’Ogliastra in difesa dei suoi servizi essenziali, ospedale e tribunale.

La protesta prese forma dai centri più periferici fino ad arrivare all’epicentro di Lanusei, il capoluogo della defunta Provincia Ogliastra scomparsa sotto i colpi del referendum. in 1500 hanno protestato dinnanzi al nosocomio ogliastrino, con una manifestazione spontanea nata non nelle segreterie dei partiti ma dall’incessante tam -tam sviluppatosi sui social.

Una manciata d’anni dopo l’Ogliastra si trova al medesimo punto. L’ospedale versa in condizioni di assoluta criticità, specialmente dopo la chiusura del reparto di ortopedia, nel quale ancora si portano avanti proteste e occupazione pacifica delle aree ospedaliere.

Alla protesta in reparto è stata affiancata come nel 2016 una fiaccolata mercoledì 22 maggio.  Migliaia di persone, affiancate da amministratori, sindacati e operatori del settore si sono dati appuntamento in Piazza Marcia a Lanusei e sono arrivati, in corteo, all’ospedale.

Oggi la protesta sta facendo il bis a Cagliari, dove gli ogliastrini ( e non solo) stanno dando voce alle loro preoccupazioni dinnanzi al palazzo del consiglio regionale. Con loro, gli amministratori del nostro territorio, che hanno poco fa incontrato l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu.  A Cagliari sono stati convocati tutti i Consigli comunali dei paesi dell’Ogliastra.

Il sindaco di Lanusei e presidente della conferenza socio sanitaria, Davide Burchi, ha scritto alla Prefetta di Nuoro Anna Aida Bruzzese per segnalare i problemi in cui versa il nostro territorio: «Abbiamo urgenza di conoscere il futuro del nostro ospedale: a Lanusei Ortopedia ha sospeso le attività, in tutti i reparti c’è una carenza cronica di personale, il centro trasfusionale è a rischio. C’è stata una manifestazione pochi giorni fa in paese che ha messo insieme 5mila persone. Sono cittadini ogliastrini che chiedono una sanità all’altezza di quella che hanno altri territori della Sardegna più popolosi. Oggi siamo in tanti, in mancanza di risposte siamo disposti a dare battaglia a oltranza, dobbiamo difendere a tutti i costi un diritto fondamentale, quello della salute».

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