Un lavavetri del Bangladesh è stato derubato del suo zaino in via dei Giudicati, nel punto in cui solitamente lavora l’uomo.

Lo zaino di Mobarok Mollah – questo il nome dell’uomo derubato – era posato vicino all’ingresso del civico 1 di via dei Giudicati. Insieme a un suo amico cagliaritano, Massimo Loi, il signor  Mollah ha pubblicato un video per chiedere aiuto a tutti per ritrovare il suo zaino che conteneva al suo interno tutti i suoi documenti.

«Chi ha trovato il mio zaino mi aiuti – racconta disperato Mobarak Mollah –  c’erano dentro tutti i miei documenti».

Chiunque avesse notizie del suo zaino può contattare il bar Diamante di via dei Giudicati che si è offerto gentilmente di aiutarlo. Si tratta di uno zainetto della Juventus, bianco e nero.

La figura di Salvatore Canalis, noto come Rino tra gli amici, rappresenta un esempio di coraggio e integrità durante uno dei periodi più bui della storia italiana. Nato a Tula nel 1908, Canalis era un insegnante di Lettere al Collegio militare di Roma quando fu richiesto di aderire al governo repubblichino fascista per poter continuare a insegnare. La sua risposta decisa, preferendo la morte piuttosto che associarsi a quel regime, dimostra la sua forte adesione ai valori della libertà e della giustizia.

“Meglio la morte che aderire a questo governo” disse il 13 marzo del 1944 a coloro che gli avevano chiesto di aderire alla Repubblica di Salò per continuare a svolgere il suo lavoro. Canalis già da tempo frequentava persone e ambienti legati al Partito d’Azione.

Arrestato dagli agenti fascisti e portato alla “Pensione Oltremare”, Canalis fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta, dimostrando un coraggio e una lealtà straordinari. Anche il questore fascista Caruso, pur sapendo del destino imminente di Canalis, non rivelò nulla alla moglie del professore, Regine.

Infine, Salvatore Canalis fu trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. La sua memoria e quella degli altri tredici sardi caduti in quel tragico evento sono state onorate con un convegno a Tula nel giugno 2004, a sessant’anni dall’eccidio. Questo evento testimonia il rispetto e la riconoscenza verso coloro che, come Canalis, hanno sacrificato la propria vita per difendere i valori della libertà e della dignità umana.