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Saipem Arbatax, interrogazioni parlamentari M5S a Di Maio: “Il Governo scongiuri la chiusura”

Continua a preoccupare la situazione della Saipem di Arbatax, la società controllata dal gruppo Eni che realizza piattaforme petrolifere e che da anni registra un allarmante declino, con il rischio che la produzione venga spostata all’estero.

Con una doppia interrogazione al Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, presentata alla Camera da Pino Cabras e Alberto Manca e al Senato da Emiliano Fenu, i parlamentari del Movimento 5 Stelle chiedono quali iniziative intenda assumere il Governo “affinché Saipem incrementi gli investimenti, in particolare lo stabilimento di Arbatax”, e questo “al fine di scongiurare la chiusura di tale importantissima realtà industriale e di salvaguardare i livelli occupazionali e le professionalità dei lavoratori impiegati”. Non solo: per Cabras Manca e Fenu, la condotta di Saipem potrebbe violare il Decreto Dignità che introduce misure per il contrasto alla delocalizzazione all’estero delle imprese.

Nonostante la recente acquisizione di una nuova commessa per realizzare un progetto in Guyana, che da luglio 2019 e per circa sette mesi dovrebbe interessare lo stabilimento ogliastrino, le preoccupazioni per il futuro permangono anche perché “l’organico, ormai ridotto a sole 95 unità, subirà un’ulteriore flessione a seguito dell’accordo siglato nel corso del recentissimo incontro tra la Saipem e la Rappresentanza sindacale unitaria” si legge nelle due interrogazioni, “nell’ambito di un piano di prepensionamento che tuttavia non specifica come verranno reintegrate le professionalità perse” si legge nelle interrogazioni.

Le rassicurazioni di voler proseguire gli investimenti nello stabilimento, manifestate da parte dei vertici della società, non appaiono dunque coerenti con la situazione attuale, anche perché una importante commessa destinata al mercato africano verrà realizzata dalla Saipem in Indonesia quando invece, si legge nell’interrogazione, “lo stabilimento di Arbatax avrebbe potuto realizzare almeno una parte del progetto”.

“Il timore che sia in atto una progressiva smobilitazione del sito è rafforzato dal precedente dello stabilimento di Cortemaggiore, dismesso nel 2016 e delocalizzato in Romania, nonostante le precedenti rassicurazioni” spiegano i parlamentari 5 Stelle. “L’Ogliastra è già provata dal gap infrastrutturale e dai forti tassi di disoccupazione e non potrebbe permettersi un ulteriore duro colpo”. Per questi motivi, visto il protrarsi della situazione di incertezza, i sindacati dallo scorso mese di febbraio hanno proclamato lo stato di agitazione.

La Saipem S.p.A è una società strategica controllata dal gruppo Eni, considerata tra i leader mondiali nel settore dei servizi per l’industria petrolifera. in Italia, Saipem opera con operai altamente specializzati a San Donato Milanese, Fano, Arbatax e Porto Marghera. Lo stabilimento della società “Intermare Fabrication Yard Arbatax”, grazie alle sue maestranze, ha rappresentato per oltre un trentennio una delle principali realtà industriali dell’Ogliastra ed una eccellenza per la competitività della Sardegna e di tutto il Paese, consentendo la fabbricazione di interi impianti.

“Saipem S.p.A. è una multinazionale a partecipazione pubblica” concludono Cabras, Manca e Fenu, e per questo “l’adottata prassi della delocalizzazione delle attività produttive all’estero e la conseguente riduzione del proprio organico in Italia, oltre a costituire una condotta sgradevole nei confronti del nostro Paese, peraltro non conforme agli obiettivi programmatici del Governo in materia di investimenti pubblici e rilancio dei livelli occupazionali” potrebbe anche configurare una violazione del Decreto Dignità, approvato lo scorso mese di luglio dal parlamento e che introduce appunto misure per il contrasto alla delocalizzazione e la salvaguardia dei livelli occupazionali.

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