Circonciso in casa a cinque mesi: bimbo muore in ospedale a Reggio Emilia
#Italia Il piccolo, cinque mesi, era stato portato in condizioni disperate al policlinico di Bologna dopo essere stato circonciso in casa. Indagati i genitori per omicidio colposo.
Tragedia in Emilia: un bimbo di cinque mesi è morto nella notte tra venerdì e sabato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove è arrivato venerdì pomeriggio in condizioni disperate a causa di un intervento di circoncisione fatto in casa dai genitori, di origine ghanese. Sul caso la Procura reggiana ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico del padre 40enne e della madre, trentenne.
La salma del piccolo è ora a disposizione della Procura per l’esame autoptico che la pm deve ancora fissare. Il bimbo è stato portato venerdì pomeriggio all’ospedale di Scandiano in arresto cardiaco. Secondo quanto ricostruito, il neonato era in condizioni disperate dopo aver subito un intervento domestico di circoncisione, che sarebbe stato fatto dagli stessi genitori. Si è reso quindi necessario il trasporto d’urgenza con l’elisoccorso al Sant’Orsola di Bologna dove il piccolo poi è deceduto.
La famiglia, di origine ghanese, ha altri tre figli, tutti più grandi del fratellino morto, ma comunque minori. I genitori saranno ascoltati nei prossimi giorni e si attende che sia disposta l’autopsia sul corpo del piccolo.
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“Meglio la morte che aderire a questo governo”: il no al fascismo che al professore sardo Salvatore Canalis costò la vita
Arrestato dagli agenti fascisti e portato alla "Pensione Oltremare", Canalis fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta.
La figura di Salvatore Canalis, noto come Rino tra gli amici, rappresenta un esempio di coraggio e integrità durante uno dei periodi più bui della storia italiana. Nato a Tula nel 1908, Canalis era un insegnante di Lettere al Collegio militare di Roma quando fu richiesto di aderire al governo repubblichino fascista per poter continuare a insegnare. La sua risposta decisa, preferendo la morte piuttosto che associarsi a quel regime, dimostra la sua forte adesione ai valori della libertà e della giustizia.
“Meglio la morte che aderire a questo governo” disse il 13 marzo del 1944 a coloro che gli avevano chiesto di aderire alla Repubblica di Salò per continuare a svolgere il suo lavoro. Canalis già da tempo frequentava persone e ambienti legati al Partito d’Azione.
Arrestato dagli agenti fascisti e portato alla “Pensione Oltremare”, Canalis fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta, dimostrando un coraggio e una lealtà straordinari. Anche il questore fascista Caruso, pur sapendo del destino imminente di Canalis, non rivelò nulla alla moglie del professore, Regine.
Infine, Salvatore Canalis fu trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. La sua memoria e quella degli altri tredici sardi caduti in quel tragico evento sono state onorate con un convegno a Tula nel giugno 2004, a sessant’anni dall’eccidio. Questo evento testimonia il rispetto e la riconoscenza verso coloro che, come Canalis, hanno sacrificato la propria vita per difendere i valori della libertà e della dignità umana.
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