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Accadde oggi. 26 gennaio 1953: precipita a Sinnai un aereo diretto a Roma. Muoiono 19 persone

Erano circa le 11.44 quando Giacomo Solaini, comandante di un bimotore della compagnia aerea LAI, comunicava alla torre di controllo l’inversione di rotta e il ritorno all’aeroporto di Cagliari, dal quale era partito soltanto pochi minuti prima. La tragedia che il laconico messaggio annunciava – cui non seguì alcuna ulteriore spiegazione – ebbe riscontro alle 11.47, quando giunse l’ufficialità di quanto accaduto: il velivolo si era schiantato in una zona montuosa di Sinnai, incendiandosi in breve tempo e provocando la morte delle 19 persone a bordo, di cui 15 passeggeri.

A detta dei soccorritori, poi, la forza dell’impatto fu tale che risultò impossibile identificare e ricomporre alcuni dei corpi, e sull’esatta dinamica dell’incidente fu possibile basarsi soltanto sulle testimonianze di alcuni pastori della zona. Secondo quanto riportato su La Stampa il giorno successivo, alcuni di questi avrebbero visto il velivolo tentare un atterraggio di fortuna in una vicina zona pianeggiante, ma il terreno melmoso avrebbe frenato il carrello, causandone la rottura e l’impatto dell’aereo col terreno. Un altissimo rogo divampato in pochi secondi avrebbe quindi impedito agli uomini di soccorrere i passeggeri, costringendoli ad allontanarsi e chiamare i soccorsi.

Il volo era uno dei tre collegamenti quotidiani fra la capitale e l’isola, e si trattava del penultimo previsto, in quanto si era deciso di sopprimere la tratta di metà mattina a causa dei pochi passeggeri che ne usufruivano. Per una fortunata casualità non si trovavano a bordo i giocatori del Fanfulla, di ritorno da una partita giocata contro il Cagliari, la cui società optò all’ultimo per il primo volo del giorno.

Il Ministero della Difesa incaricò nominò una commissione d’inchiesta affinché indagasse sulla tragedia. Già alla fine del mese i risultati delle indagini furono resi pubblici, e si sancì che il fatto era stato causato da una tromba d’aria, la quale pare avesse portato alla rottura dell’ala destra e quindi alla decisione di rientrare all’aeroporto. A luglio, la vedova di una delle vittime accusò però la compagnia, sostenendo che il bimotore era in realtà un residuato bellico, acquistato quale rottame e invece utilizzato per i voli di linea.

A pochi chilometri di distanza, nel 2004, un’analoga tragedia costerà la vita a un’équipe medica del Brotzu.

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