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Leggende sarde. Su pundacciu, il folletto cattivo che si diverte a tormentare il sonno

Scultura di Massimiliano Vacca raffigurante Su Pundacciu. Fonte: www.premioceleste.it

Scultura di Massimiliano Vacca raffigurante Su Pundacciu. Fonte: www.premioceleste.it

Lo chiamano Su Pundacciu o Folletto dalle sette berrette (in alcune zone della Sardegna è chiamato in altri modi) ed è piccolo, goffo, dispettoso e grassoccio. Fisicamente, quindi, un folletto basso, robusto e cattivo. Corre così veloce che sembra quasi sfiorare il terreno, non ama particolarmente il giorno – durante il quale si nasconde nelle viscere della terra, nell’oscurità più totale e in compagnia dei tesori che custodisce – e si posa dovunque riesca, anche su strapiombi, scogli o rocce appuntite.

Appare e scompare a suo piacimento, giocando con gli altri senza rispetto né comprensione.

Spesso si introduce nelle case, a notte fonda, e si posa sul petto degli ignari dormienti disturbando il loro sonno pacifico e per questa sua peculiarità viene confuso con S’Ammutadori. Si narra sia in parte demone. Promette ai malcapitati ricchezze in cambio di prove d’astuzia e di coraggio. È arguto, si prende gioco dell’individuo con cui sta giocando e riesce sempre a fargli perdere l’occasione di arricchirsi (un’occasione in realtà inesistente).

I tesori che tiene stretti a sé non sono certo i suoi, no. Li trova spesso sotto la terra stessa, in profondità, e li ruba, tenendoli solo per sé e tormentando le persone cui erano destinati. Si burla di chiunque, è maligno e furbo.

Uno dei modi, narra la leggenda, per rubargli i tesori è quello di svegliarsi mentre giace sul proprio petto e prendere una delle sette berrette. Una qualsiasi per qualcuno, la settima in cima alle altre sei per altri (si dice che fosse l’unica fonte della sua magia). La difficoltà è poi non farsi prendere dalla compassione: piange e implora, pur di riavere il suo copricapo, promette ogni bene e ogni ricchezza, tenta di far breccia nel cuore, di creare un contatto. Mai – mai! – impietosirsi: servono cuore di pietra, espressione fredda e rigidezza. Se riuscisse a riavere il suo cappuccio, scapperebbe più veloce della luce. Senza mantenere nessuna delle promesse, ovviamente. Meglio fare come il famoso pastore di cui narra la leggenda: rubargli il copricapo, farsi dare il tesoro, buttare il copricapo – seguito a ruota dal folletto – nel fuoco.

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