La birra sarda 50 Nodi del birrificio P3 Brewing Company è una delle migliori artigianali d’Italia
La birra sarda 50 Nodi del birrificio P3 Brewing Company è una delle migliori artigianali d’Italia
La birra sarda 50 Nodi del birrificio P3 Brewing Company è una delle migliori artigianali d’Italia
La birra sarda 50 Nodi è una delle migliori artigianali d’Italia. L’importante riconoscimento è arrivato in occasione della tredicesima edizione di Birra dell’Anno 2018, il più importante concorso nazionale organizzato all’interno della Fiera internazionale Beer Attraction di Rimini. Ben 279
La birra sarda 50 Nodi è una delle migliori artigianali d’Italia.
L’importante riconoscimento è arrivato in occasione della tredicesima edizione di Birra dell’Anno 2018, il più importante concorso nazionale organizzato all’interno della Fiera internazionale Beer Attraction di Rimini. Ben 279 produttori, 1.650 birre rappresentate: sugli scudi per la Sardegna il birrificio artigianale sassarese P3 Brewing Company, creatore della “50 nodi”, migliore birra d’Italia in stile “English Ipa”.
La birra è un piacere, se non è buona, che piacere è? E dietro una buona bionda artigianale, c’è studio, tanto studio, dedizione, e ovviamente, una passione smisurata. Isidoro Mascia e Nicola Perra, cognati e soci fondatori di Barley, possiedono tutte queste qualità, e sembra di sentirne il sapore già dal primo sorso di una qualsiasi birra prodotta dal birrificio artigianale più longevo e premiato in Sardegna.
Ma più che per la parete dei premi e dei riconoscimenti, gli occhi blu del mastro birraio Nicola Perra si accendono quando parla delle sue creature, le birre. Figlie di ricette che risalgono a fine anni ’90, quando Perra era ancora un appassionato frequentatore della birreria Il Merlo di Cagliari, e incuriosito bevitore di quelle bevande di nicchia che, prima che esplodesse la moda delle craft beer, potevi trovare solo in pochi locali:«La ricetta della Friska (la prima birra Barley e la più venduta) risale a quegli anni – ricorda Nicola – Allora non si chiamava ancora così, ma è sempre la birra bianca di quei tempi».
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La chiacchierata con il mastro birraio, autore di ricette innovative che gli sono valse riconoscimenti internazionali, si svolge in un ambiente che non ti aspetti. Una pulizia da lasciare a bocca aperta, un vero e proprio laboratorio, più vicino ad una sala operatoria che a uno stabilimento.
«La pulizia è una cosa a cui tengo particolarmente – spiega il mastro birraio – solo così si può lavorare». Perra racconta, fra ammostatori, fermentatori e imbottigliatrici, i diversi passaggi per la creazione di una delle loro sedici birre (l’ultima nata solo qualche giorno fa). Una procedura complessa, che può richiedere fino a 40 giorni per la sola fermentazione, e che inizia con la cotta negli ammostatori e termina dopo settimane in una cella fredda, dove le birre, imbottigliate al ritmo di tremila l’ora da un’imbottigliatrice ultra-moderna, attendono di essere trasportate ai clienti.
Una visita che spiega molto dell’eccellenza di questo birrificio craft. Si capisce perché grazie all’attenzione e alla creatività del suo mastro birraio di Maracalagonis, Barley ha richieste da tutto il mondo, e perché è possibile trovare “La Sella del Diavolo” a Las Vegas, o la “Friska” a Washington:«Un giorno abbiamo ricevuto una mail da Las Vegas. Ci scriveva un cagliaritano che lavora da anni negli Stati Uniti, che ci ringraziava per la sorpresa di aver visto la nostra birra Sella del Diavolo lì in Nevada, facendolo sentire un po’ meno lontano da casa». Il file rouge che unisce Maracalagonis agli Stati Uniti è sottile ma resistente:«Una coppia di Washington – ricorda Nicola – ha incluso la visita al nostro birrificio fra le tappe del loro viaggio di nozze in Italia».
E fra i tanti obiettivi raggiunti di cui Perra e il suo birrificio si può fregiare, c’è una categoria nei concorsi di birra creata proprio in seguito ad un’intuizione del mastro birrario di Barley. Si deve a Perra infatti la nascita delle birre cosiddette IGA (Italian Grape Ale), le prime birre al mondo preparate con mosto cotto, e le prime italiane fatte con il mosto d’uva. Così, dalla primogenita del genere BB10 (nata nel 2006 grazie all’utilizzo del vitigno Nasco), Perra ha continuato in una scuola di cui è indiscusso fondatore, creando diversi mix con mosto di moscato, o sapa di Cannonau, e consacrandolo come un assoluto maestro del genere IGA.
E ora, non resta che stapparsi una bella e dissetante birra. Salute!
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