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Il Tg 1 tedesco (Zdf) sulla Rwm di Domusnovas: “Sardegna e Africa usate per esportare bombe in Medio Oriente”

Rwm di Domusnovas nel servizio di Zdf 1

Rwm di Domusnovas

I giornali esteri tornano a parlare della Rwm, la fabbrica di bombe di Domusnovas. A poche settimane dal reportage del New York Times è il telegiornale del primo canale tedesco (Zdf) a parlare degli affari intorno all’azienda tedesca.

Il deputato Mauro Pili, da tempo attivo contro la fabbrica di Domusnovas, riporta attraverso i suoi canali il testo, tradotto in italiano, del servizio curato dai giornalisti Philipp Grüll e Karl Hoffmann. Secondo quanto riporta il testo l’azienda tedesca aggirerebbe le rigidissime leggi tedesche sull’esportazione di ordigni attraverso le fabbriche dislocate in tutto il mondo, in primis quelle in Sudafrica, gestite in regime di Joint venture insieme alla società statale locale Rheinmetall Denel Munition (Rdm), ma anche una recentemente scoperta in Egitto e infine quella di Domusnovas.

«Le sedi in paesi con regole di esportazione permissive – racconta il servizio – fanno parte dell’obiettivo strategico di Rheinmetall, CEO Armin Papperger, di garantire l’indipendenza dalle normative tedesche sull’esportazione, come dichiarato in una presentazione del Gruppo. Rheinmetall è stata in grado di vendere fabbriche di munizioni in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti».

Nello specifico sulla fabbrica sarda il servizio dice questo: «Già due anni fa, la rivista ARD Report di Monaco riportava che le bombe utilizzate nella guerra dello Yemen erano state prodotte da RWM Italia, una sussidiaria interamente posseduta da Rheinmetall. L’impianto dell’isola turistica della Sardegna ha ricevuto recentemente un importante ordine per 411 milioni di euro. Le indicazioni puntano all’Arabia Saudita come consumatore. Tuttavia, l’ufficio stampa di Rheinmetall non vuole confermarlo. In Yemen, i sauditi e i loro alleati stanno combattendo i ribelli Houthi – una guerra con massicce violazioni del diritto internazionale da entrambe le parti e migliaia di morti tra la popolazione civile».

 

 

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