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Che fine ha fatto il Buddha Beach? (VIDEO e FOTOGALLERY) Un’odissea burocratica di 15 anni finita in tribunale

Buddha Beach

A vederlo ora sembra impossibile che ciò che oggi è un terreno in mano a vandali e teppisti, fino a qualche anno fa è stata una delle discoteche più frequentate del litorale quartese degli ultimi 15 anni. Incendi, una recinzione divelta e un terreno diventato negli ultimi tempi troppo facilmente accessibile a sbandati e senzatetto, ovviamente diventata pericolosa. Ma la triste sorte del Buddha Beach, non è legata al fallimento di una gestione scellerata, ma, come racconta il titolare Paolo Piccioni, ad un accanimento burocratico durato anni, al termine dei quali Piccioni ha portato all’attenzione della Procura della Repubblica, denunciando i soprusi subiti negli anni dalle istituzioni quartesi.

La storia del Buddha inizia sulla carta nel 1994, con un progetto che mirava, attraverso i contributi della Legge 28, alla realizzazione di un parco acquatico. Ma quando nel 2001 ottiene il via libera, le autorizzazioni e la concessione del terreno comunale per 30 anni, la legge non è più in vigore, e la fonte di finanziamento del progetto viene meno. Con autorizzazioni e licenze in regola, Piccioni e i suoi soci aprono la discoteca, uno spazio che può regolarmente ospitare serate danzanti e accogliere fino a 1237 persone. Parallelamente, il progetto iniziale viene modificato, da parco giochi acquatico la struttura viene destinata ad ospitare un centro benessere.

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 Buddha Beach 9  

Dal 2003 però iniziano i problemi. La società di Piccioni presenta le richieste di rinnovo delle autorizzazioni nei tempi indicati dalla legge, ma dal Comune di Quartu non riceve mai risposta per il rinnovo: «Da allora è iniziata una vera e propria guerra fredda nei nostri confronti – racconta – Fortunatamente ho conservato tutte le carte e ora posso documentare quanto dico». Se le risposte dal Comune latitano, non altrettanto accade per le raccomandazioni e le richieste: «Sono addirittura arrivati a chiedere le certificazioni per i bulloni, che per fortuna avevo. Ma l’atteggiamento vessatorio era chiaro».

Intanto i rapporti fra i gestori della discoteca e il vicinato, iniziati con la normale diffidenza dei residenti, migliorano nel tempo: «Abbiamo sempre passato tutte le prove fonometriche, rispettando i decibel, e contribuendo a riqualificare la zona. – precisa Piccioni – Dal momento che le istituzioni ci negavano la recinzione richiesta per poter completare il nostro progetto, davamo ai residenti la possibilità di utilizzare parte delle nostre strutture, lavorando con associazioni no-profit. Ci impegnavamo a tenere pulita la strada che portava alla discoteca, utilizzando il nostro personale».
Ma una volta finiti nelle intricate maglie della burocrazia, le insidie sono dietro l’angolo, e i cavilli tengono lontani i finanziatori del progetto che, negli anni, si sono avvicendati, prima avvicinandosi, poi scappando spaventati dalla ragnatela burocratica il Buddha era intrappolato. Controlli continui, chiusure discutibili, fino al triste epilogo nel 2014. Il Buddha Beach, che nel frattempo era stato affittato e aveva cambiato nome, viene dichiarato inagibile: «È stato il colpo dal quale non è più stato possibile risollevarsi, e ci ha costretto a gettare la spugna. Ma anche in quel caso, i motivi che portarono alla dichiarazione di inagibilità erano legati a lavori richiesti e realizzati».

Piccioni, stanco del “mobbing” amministrativo a cui era sottoposto, ha raccolto tutto il materiale per denunciare l’accaduto alla Procura, con tanto di nomi di funzionari del Comune finiti poi in manette per altri scandali. «Il sospetto – continua l’imprenditore – e che quel terreno fosse “promesso” a qualcun altro. Non si spiega altrimenti il perché, nel 2013, una delibera comunale auspicava il cambio di destinazione d’uso dell’area da servizi a destinazione d’uso commerciale. Evidentemente dava noia la presenza di un concessionario in quel terreno, dal momento che qualcuno aveva deciso che l’area, a massima tutela ambientale per alcuni, avrebbe dovuto diventare commerciale e quindi essere oggetto di speculazione per i soliti noti. Ora siamo curiosi di vedere quanta cubatura verrà assegnata a quell’area e quali strutture verranno approvate»

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