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Finanziaria 2018, manovra da oltre 7,7 miliardi: lavoro, salute, cultura, istruzione, turismo, ambiente e sociale le priorità

Pigliaru e Paci finanziaria

La Manovra Finanziaria per il 2018 con 7 miliardi e 792 milioni di euro rafforza le spese su lavoro, tutela della salute, cultura, istruzione e università, turismo, ambiente, politiche sociali. Supporta gli investimenti privati in tutti i settori produttivi e nei comparti pubblici (infrastrutture, bonifiche, protezione del territorio), mantiene il Fondo unico da 600 milioni per gli Enti locali, i 30 milioni del Reis e i 70 per i cantieri comunali e la salvaguardia dell’occupazione in situazioni di crisi. E, soprattutto, sostiene fortemente le famiglie, lasciando nelle loro tasche 130 milioni, e le imprese lasciandone 100: la Giunta ha infatti deciso di non aumentare le tasse, che restano le più basse d’Italia, e di non introdurre – unica regione – il ticket farmaceutico. Rispetto ai 7,6 miliardi dell’anno scorso (erano 7,2 nel 2016), si registra dunque un incremento delle entrate del 2%, dovuto sia al ciclo economico in ripresa sia alla chiusura della Vertenza Entrate con lo Stato, che ha assicurato alla Sardegna 900 milioni di arretrati e la certezza di 150 milioni all’anno. L’uscita dal patto di stabilità nel 2014 garantisce che tutte le risorse possano essere spese, permettendo così di incrementare le spese correnti e pagare debiti risalenti a molti anni fa. Quest’anno, poi, l’impegno della Giunta ad approvare la manovra nei tempi previsti è stato perentorio, per evitare l’esercizio provvisorio e garantire certezza della spesa sin dal primo giorno dell’anno prossimo: approvata il 17 ottobre dalla Giunta, si conta che il Consiglio regionale riesca a licenziarla entro dicembre.

«L’economia è in ripresa – ha commentato Pigliaru – come dimostrano alcuni segnali importanti che, via via, si vanno consolidando: basti citare la crescita del pil e il calo del tasso di disoccupazione, tornato a livello del 2012 dopo anni drammatici. Se, come è, le finanziarie servono ad aiutare questi segnali di ripresa, a renderli più forti, più robusti, più veloci in senso positivo, questa è, di fatto, la finanziaria della ripresa».

156 milioni per l’istruzione, con il potenziamento di Iscol@, la lotta alla dispersione scolastica e la formazione degli insegnanti. Cultura e Sport: 73 milioni per la valorizzazione dei Giganti di Mont’e Prama ma anche per le industrie creative, le residenze artistiche e un piano straordinario di scavi archeologici. 55 milioni vanno al Turismo per l’allungamento della stagione, l’attivazione di sistemi di iperconnessione con i visitatori e la valorizzazione in chiave turistica dei tratti identitari dell’isola. Con 50 milioni per l’edilizia si lavorerà a un piano di manutenzione degli alloggi Area, all’efficientamento energetico degli edifici pubblici e a nuovi progetti di housing sociale. 627 milioni vanno alle politiche per l’Ambiente: con un piano di investimento da 17 milioni saranno acquistati moderni mezzi multiuso per il potenziamento del sistema regionale della Protezione civile nelle attività di prevenzione e gestione dei rischi (incendi, alluvioni, smottamenti). E poi bonifiche dei siti inquinati, gestione dei rifiuti, contrasto all’erosione costiera. La politica per i trasporti può contare su 554 milioni: fra le priorità, oltre alla continuità territoriale aerea e marittima, la mobilità urbana, le reti ciclabili, l’interconnessione fra hub portuali e aeroportuali, il potenziamento e l’integrazione dei trasporti su ferro e gomma. 346 milioni sono destinati a Politiche sociali e Famiglia: servizi per la prima infanzia, strutture per i servizi sociali e reddito di inclusione sociale le priorità. Alla Sanità sono destinati 3 miliardi e 488 milioni: oltre a garantire i Lea, saranno riorganizzate le cure territoriali, attuate la riforma della rete ospedaliera e il piano di riqualificazione e riorganizzazione del sistema sanitario regionale mediante il monitoraggio delle spese e la valutazione globale dei livelli essenziali di assistenza. Sviluppo economico ed energia, 134 milioni: innovazione, sviluppo tecnologico, internazionalizzazione per rendere sempre più competitivo il “Sistema Sardegna” e poi metanizzazione e mobilità elettrica. Per lavoro e formazione ci sono 124 milioni: lavoratori socialmente utili, Parco Geominerario, lista speciale tutelata dalla legge 42 i principali destinatari. Agricoltura (186 milioni) e Pesca (158) puntano su politiche di sostegno al settore agricolo e alimentare, sostegno all’ovicaprino, bandi per la pesca e lotta durissima alla peste suina africana che si vuole completamente eradicare in tempi brevi.

«Stiamo facendo la nostra parte per portare la Sardegna fuori dalla crisi, con numerose politiche attive. Il mutuo infrastrutture da 700 milioni, la spesa totale dei fondi della programmazione comunitaria 2007-13 con 300 cantieri aperti, le politiche attive per il lavoro, Iscol@ con 250 milioni, mille cantieri e 3000 posti di lavoro in tutta l’Isola, la banda ultralarga e i 54 milioni per portarla in tutti i paesi, la spesa dei primi fondi del Patto per la Sardegna, la programmazione territoriale e i bandi per le imprese”, sottolinea l’assessore del Bilancio Raffaele Paci»

In Sardegna l’aliquota unica Irpef resta al valore minimo di 1,23%. Una scelta condivisa solo da Bolzano, Valle D’Aosta e Veneto, dove però la situazione economica e la ricchezza della popolazione sono decisamente più floride. Per le altre regioni la situazione cambia nettamente: si va dall’1,73 fisso di Abruzzo, Calabria, Sicilia al 2,03 della Campania per arrivare al ventaglio fra l’1,23 e il 3,33% delle altre regioni che hanno adottato il metodo della tassazione differenziata con vari scaglioni in base al reddito. 

Anche nel 2018 saranno trattenute entrate erariali, spettanti alla Regione Sarda in base allo Statuto, per complessivi 684 milioni di euro, pari a circa il 10% del totale. A questi si dovrebbero aggiungere altri 165 milioni di accantonamenti sui quali però la Regione ha negato l’intesa allo Stato. Continuando a imporre cifre così corpose, senza scadenza e senza intesa (condizioni decretate invece dalla Corte Costituzionale) lo Stato di fatto sta unilateramente modificando il nostro Statuto, che ha rango costituzionale, stabilendo che nelle nostre casse debbano arrivare 5 decimi dell’Irpef e non più i 7 decimi previsti, ovvero 2 decimi in meno di quello che ci spetta. La richiesta della Sardegna, che è oggetto di una trattativa in corso col governo, è di una forte riduzione degli accantonamenti per il prossimo triennio.

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