Un piccolo lumicino di speranza, una buona notizia in una storia talmente tragica che si fatica ad essere contenti. È il dramma delle vittime dell’amianto del polo chimico di Ottana.
Qualche settimana fa, l’ennesima vittima aveva tristemente ricordato la tragedia dei lavoratori colpiti dall’esposizione all’amianto. Centoventuno morti (secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana Esposti Amianto, ma il dato potrebbe essere in difetto), l’ultimo dei quali era stato sepolto lo scorso 20 maggio a Tresnuraghes, il suo paese natale dov’era rientrato dopo aver lavorato oltre vent’anni nell’ormai famigerato reparto AT5 di Ottana. Si chiamava Giovanni Maria Cinellu e aveva 69 anni.
In questi giorni le vedove dell’amianto di Ottana stanno iniziando a ricevere i primi riconoscimenti dall’Inail. Dal suo profilo Facebook, il deputato SEL Michele Piras non ha nascosto la sua emozione, dopo una battaglia combattuta a fianco alla presidente della AIEA Sardegna Sabina Contu:«Non torneranno purtroppo in vita i lavoratori uccisi dalla fibra killer, ma finalmente c’è un principio di verità e di giustizia anche nella complessa e contraddittoria vicenda dell’industria nella Sardegna centrale».